Malattie e cure Salute

Colesterolo cattivo (LDL): dimezzato il valore auspicabile

Il valore di colesterolo “cattivo” (LDL), anche per coloro che non sono ad alto rischio, non dovrebbe superare i 100Le statine restano farmaci efficaci per il trattamento di elevati livelli di colesterolo LDL, ma l’alimentazione e gli stili di vita sono il primo intervento per abbassare il colesterolo “cattivo” e, nel caso dell’attività fisica, alzare quello “buono” (HDL) che è protettivo.

A raccomandarlo è la Società Europea di Cardiologia (ESC) che ha presentato al Congresso di Roma ( 27-31 agosto 2016) le nuove Linee Guida per la gestione delle patologie caratterizzate da elevati livelli di colesterolo, elaborate da una Task-force di membri della ESC e di una dell’European Atherosclerosis Society(EAS), e pubblicate sull’European Heart Journal.

Nel documento si dice che più basso si va meglio è, e si chiede di dimezzare il livello del colesterolo se è eccessivo, anche andando sotto i limiti – ha osservato il Prof. Alberico Catapano dell’Università degli Studi di Milano e Presidente della Task-force EAS – Noi diciamo, ad esempio, che se hai un limite di 70, perchè sei a rischio molto alto, e le tue LDL sono 100, non ti devi accontentare di 70 ma devi diminuire almeno del 50%, quindi arrivare a 50”.

Le malattie cardiovascolari (CVD) uccidono più di 4 milioni di persone in Europa ogni anno, ma almeno l’80% di queste potrebbero essere evitate, eliminando i comportamenti a rischio.

L’ipercolesterolemia, inoltre, pesa sui costi sanitari, raggiungendo in Italia per oltre un 1 miliardo di euro, di cui soltanto le ospedalizzazioni rappresentano il 96%, il restante 4% per farmaci e assistenza specialistica. Ne soffrono 2,5 milioni di italiani dai 35 ai 79 anni. Fino ad ora le indicazioni variavano a seconda del rischio personale legato alla familiarità alle malattie cardiache e al proprio stato di salute, comunque il colesterolo “cattivo” non doveva mai superare i 190.

Il rapporto tra lipidi, soprattutto lipoproteine a bassa densità (LDL) e malattie cardiovascolari è forte e inequivocabilmente causale – ha dichiarato il Prof. Ian Graham, Presidente della Task-force ESC – Gli attacchi cardiaci si verificano raramente nelle popolazioni con bassissimi livelli di lipidi, anche se la gente fuma”.

Le nuove Linee Guida sottolineano la necessità di abbassare i livelli di lipidi nelle popolazioni e nei soggetti ad alto rischio.
Il trattamento individuale di questi pazienti ad alto rischio dovrebbe costituire la priorità assoluta per i medici – ha proseguito Graham – La maggior parte dei decessi avviene in pazienti con colesterolo solo leggermente elevato. Ciò significa che c’è la necessità di un approccio della popolazione per l’abbassamento dei lipidi, quale il cambiamento dello stile di vita”.

Quando si tratta di raccomandazioni per i pazienti, le Linee Guida indicano un obiettivo individuale di colesterolo LDL in base al rischio (10 anni comorbilità e di eventi cardiovascolari). Per esempio, in pazienti ad alto rischio, il livello di colesterolo LDL deve essere inferiore a 2,6 mmol / L (100 mg / dL). Comunque, indipendentemente dal rischio, tutti i pazienti dovrebbero ottenere una riduzione di almeno il 50% del colesterolo LDL.

L’alimentazione e l’esercizio fisico sono il primo intervento per abbassare il colesterolo “cattivo” e, nel caso dell’attività fisica, alzare quello “buono” (HDL), che è protettivo.
Le Linee Guida enfatizzano la dieta, specificando gli obiettivi per indice di massa corporea e peso, raccomandando alimenti come cereali, ortaggi, frutta pesce, oltre ad elencare quelli da consumare con moderazione o in occasioni speciali. In pratica, si conferma che la dieta mediterranea è la migliore scelta alimentare per ridurre notevolmente i rischi.

Questo approccio basato sulla persona è diverso dalle Linee guida degli Stati Uniti, che consigliano di somministrare statine a tutti i pazienti ad alto rischio, anche se hanno il colesterolo basso, ignorando poi gli altri fattori di rischio.
Le statine restano una soluzione efficace per il trattamento di elevati livelli di colesterolo, nonostante un corretto stile di vita e per i casi più difficili, a cominciare da chi ha una ipercolesterolemia familiare, un difetto genetico cioè che alza i valori fin dalla nascita, associate all’ezetimibe capace di inibire selettivamente l’assorbimento intestinale del colesterolo assunto con la dieta.

Se i livelli di colesterolo LDL permangono elevati, nonostante l’assunzione di statine ed ezetimibe, sono in arrivo gli anticorpi anti PCSK9, farmaci efficaci dove le altre terapie falliscono, che interagiscono con il recettore LDL favorendone la precoce degradazione e impedendone il riciclo.

Gli inibitori PCSK9 hanno un effetto sostanziale e costituiscono un vero progresso per i pazienti con ipercolesterolemia familiare grave – ha concluso il Prof. Catapano- Tuttavia, essi sono estremamente costosi e quindi il loro uso può essere limitato in alcuni Paesi. Speriamo che i medici facciano ogni sforzo per abbassare quanto più possibile il colesterolo LDL dei loro pazienti. A tal fine abbiamo definito una sequenza per i farmaci da utilizzare. Le statine dovrebbero essere il cardine, poi la terapia di combinazione con ezetimibe e come terza linea i nuovi inibitori PCSK9“.

 

 

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.