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Rischi climatici: le imprese italiane prevedono danni per 44 miliardi di euro

Un Rapporto di CDP, presentato con il Ministro dell’Ambiente in un evento collaterale alla COP25 di Madrid, sulla consapevolezza dei rischi climatici tra imprese, città e regioni italiane, dimostra che aziende e città devono mettere in atto piani più ambiziosi per far fronte ai loro considerevoli rischi. Casi studio di buone pratiche: Enel, Danieli & C. Officine Meccaniche, Torino e Abruzzo.

Nel corso di un evento collaterale della COP25 di Madrid, svoltosi l’11 dicembre 2019 presso il padiglione italiano, è stato presentato il Rapporto Climate insights among Italian businesses and local governments” di Carbon Disclosue Project (CDP) Europe, Ong internazionale che fornisce a imprese, autorità locali, governi e investitori un sistema globale di misurazione e rendicontazione ambientale, con cui il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ha siglato un “Memorandum of understanding” per favorire un reciproco supporto e scambio di informazioni sulla gestione delle emissioni da parte di aziende e municipalità, secondo quanto previsto dalla “Global climate action agenda”, per il raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

Il Rapporto esamina, infatti, come 45 aziende, tra le più grandi e con il maggiore impatto ambientale, e 34 città e regioni (25 città e 9 regioni) che rappresentano oltre un terzo della popolazione in Italia, stanno affrontando il cambiamento climatico.

Dai dati pubblicati emerge la consapevolezza e la necessità di agire per contrastare il cambiamento climatico – ha affermato il Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa che ha partecipato all’evento – Un numero sempre maggiore di aziende, governi e amministrazioni locali e regionali sta infatti mettendo in campo soluzioni innovative e coraggiose per affrontare le sfide globali, che coinvolgono il clima, le risorse idriche e la deforestazione. La nostra collaborazione con CDP rappresenta un esempio di leadership italiana in Europa e conferma il nostro impegno a guidare le aziende del nostro Paese e le amministrazioni locali verso una maggiore consapevolezza dell’impatto che hanno sull’ambiente in cui operano”.

Dal Rapporto emerge che le aziende italiane stimano che i rischi dei cambiamenti climatici per le loro attività costino 44 miliardi di euro, di cui circa 37 sono collegati ai rischi di trasformazione del business, come cambiamenti normativi di mercato, altri 7 miliardi di euro di potenziale impatto finanziario sono stati identificati come il risultato di rischi di natura fisica, tra cui eventi meteorologici estremi come siccità e inondazioni che incidono sulle attività commerciali.

Di contro, le stesse aziende stimano in 67 miliardi di euro le potenziali opportunità finanziarie correlate per lo più allo sviluppo di nuovi prodotti e servizi con livelli più bassi di carbonio. Tuttavia meno di un’impresa su 5 sta facendo investimenti sufficienti per affrontare tali rischi e solo 2 imprese (4%) hanno approvato gli obiettivi di riduzione delle emissioni basati sulle evidenze scientifiche (Enel e Danieli & C. Officine Meccaniche).

Circa il 76% delle città italiane vede rischi legati ai cambiamenti climatici, afferma il Rapporto, per lo più individuati negli impatti di forti precipitazioni, ondate di caldo e freddo e inondazioni, con Venezia, Roma e Parma con il più alto indicatore di rischio.

Tuttavia solo una città su quattro ha già completato una valutazione del rischio e un’analisi delle vulnerabilità, e neppure il 12% ha già approvato un piano di adattamento, mentre il 36% ne sta sviluppando uno e l’8% prevede di farlo in breve tempo.

Dal Rapporto sui rischi climatici globali di Germanwatch, presentato sempre alla COP25 di Madrid, l’Italia risulta essere stata duramente colpita nel 2018 dagli eventi estremi che hanno causato nel nostro Paese 51 decessi e 4,18 miliardi di dollari di perdite, inserendosi al 6° posto per numero di vittime e al 18° per le perdite economiche pro capite. Nel ventennio 1999-2018 l’Italia risulta il 26° Paese più colpito dagli eventi estremi, avendo registrando 19.947 morti e perdite economiche quantificate in 32,92 miliardi di dollari. Guardando solo al  2018, invece, si piazza al 21° posto.

Come caso-studio di efficace collaborazione tra città, imprese e investitori per fronteggiare i rischi climatici il Rapporto cita Torino, primo comune italiano ad aderire al Progetto europeo DERRIS (DisastEr Risk Reduction InSurance) finalizzato alla prevenzione e riduzione del rischio nelle piccole e medie imprese derivante dai cambiamenti climatici, che vede il Gruppo Unipol capofila insieme agli altri partner (Cineas, Anci e Coordinamento Agende 21) che prevede la realizzazione di una serie di azioni per trasferire competenze di valutazione e gestione del rischio catastrofi, la costruzione e diffusione di strumenti per ridurre al minimo i danni sia a livello di singola azienda (come il piano di adattamento aziendale) sia di distretto di imprese (come il piano integrato di adattamento di distretto).

Delle 9 Regioni italiane incluse nel Rapporto, 5 (Abruzzo, Emilia-Romagna, Piemonte, Sardegna e Veneto) collaborano attivamente con le città del territorio per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni e di efficienza energetica.

In particolare, la regione Abruzzo, presente all’evento con una delegazione guidata dall’Assessore Nicola Campitelli e dalla Dirigente del Servizio Energia, Iris Flacco, è stata la prima a lavorare attivamente per supportare le città del territorio nelle attività di monitoraggio del sistema unificato CDP e ICLEI – Local Governments for Sustainability per semplificare il reporting dei loro dati climatici, degli sforzi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e di costruzione della resilienza ai cambiamenti climatici.

Le aziende, le città e le regioni italiane hanno compiuto buoni progressi per essere più trasparenti sui rischi e sulle opportunità offerte dalla transizione verso modelli a basse emissioni di carbonio – ha affermato Steve Tebbe, Managing Director di CDP Europe – Tuttavia, il nostro Rapporto sull’Italia chiarisce che c’è ancora molta strada da fare prima che tutti gli attori italiani del settore privato abbiano piani complessivamente in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Nonostante siano stati identificati i principali rischi finanziari ed ambientali, gli obiettivi di riduzione delle emissioni delle imprese non sono abbastanza ambiziosi: troppo pochi hanno obiettivi basati sulle evidenze scientifiche. Anche le città e le regioni devono aumentare la propria azione, implementando più rapidamente i propri piani climatici per rendere i territori un luogo sicuro e sostenibile in cui possano vivere i cittadini italiani”.

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