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Carta nazionale del paesaggio: elementi per una Strategia

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In occasione della seconda edizione della Giornata nazionale del Paesaggio, è stata presentata la Carta nazionale del paesaggio italiano elaborata dall’Osservatorio nazionale per la qualità del paesaggio e dedicata alla memoria di Giuseppe Galasso.

Come avevamo anticipato nell’articolo sulla Giornata nazionale del Paesaggio (14 marzo 2018), istituita con l’obiettivo di richiamare il paesaggio quale valore identitario del Paese e trasmettere alle giovani generazioni il messaggio che la tutela del paesaggio e lo studio della sua memoria storica costituiscono valori culturali ineludibili e premessa per un uso consapevole del territorio e uno sviluppo sostenibile, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT) ha presentato il progetto della Carta nazionale del paesaggio.

La Carta, elaborata dall’Osservatorio nazionale per la qualità del paesaggio, e dedicata alla memoria di Giuseppe Galasso, il Professore universitario recentemente scomparso (12 febbraio 2018), sottosegretario ai Beni Culturali che nel 1985 fu il promotore della Legge per la protezione del paesaggio (ribattezzata “Legge Galasso”), è il risultato dei lavori degli Stati Generali del paesaggio, tenutisi a Roma il 25 e 26 ottobre 2017.

La Carta nazionale del paesaggio nasce come conclusione di un lungo percorso di lavoro e di riflessione racchiuso negli Stati Generali del Paesaggio raccogliendo e trasformando le numerose e qualificate riflessioni compiute nelle due giornate di lavoro in un programma per il paesaggio – ha dichiarato la Sottosegretaria Ilaria Borletti Buitoni La Carta nazionale si rivolge a quanti avranno future responsabilità di governo ai diversi livelli istituzionali indicando una strategia nazionale per il paesaggio. Ciò con l’obiettivo o quanto meno la speranza che il paesaggio italiano venga finalmente messo al centro di tutte le politiche pubbliche, e non solo di quelle di tutela come fino ad ora è stato. Si tratta di un obiettivo ambizioso ma doveroso se si vuole salvare il paesaggio, quale contesto in cui le comunità vivono, e farne al contempo strumento di sviluppo, coesione, legalità, educazione e formazione”.

Tali aspetti aderiscono in pieno anche con le finalità dell’Anno Europeo del patrimonio culturale che si celebra proprio quest’anno, “di incoraggiare la condivisione e la valorizzazione del patrimonio culturale dell’Europa quale risorsa condivisa, sensibilizzare alla storia e ai valori comuni e rafforzare il senso di appartenenza a uno spazio comune europeo” richiamate nella Decisione UE 864/2017.

L’obiettivo della Carta nazionale del paesaggio è quello di fornire una strategia che, dando piena attuazione ai valori fondamentali espressi nell’art. 9 della Costituzione (“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”), coniughi tutela e valorizzazione del paesaggio con forme compatibili di sviluppo durevole, equo e diffuso.

La Carta nazionale del paesaggio si compone di sole 14 pagine, un documento volutamente snello e “denso” di concetti, dove vengono delineate delineate tre linee guida.

1) Promuovere nuove strategie per governare la complessità del paesaggio. Il Codice dei Beni culturali e del paesaggio affianca a un approccio più strettamente legato alla tutela e ai valori estetici del paesaggio quello che, in coerenza con la Convenzione europea del 2000, concepisce il paesaggio come elemento del contesto di vita delle popolazioni, sia nei paesaggi con caratteristiche eccezionali che in quelli della vita quotidiana. Alla sua definizione contribuiscono l’azione dell’uomo e della natura e la percezione che di esso ha la comunità. In un paese come l’Italia, in cui gli ambiti urbani, naturali e agricoli, nuovi o storici, sono strettamente connessi fra loro, l’azione di tutela paesaggistica si innesta nelle diverse politiche pubbliche, di settore e di governo del territorio, legate all’ambiente, all’agricoltura, alle infrastrutture, alla pianificazione. Per governare i cambiamenti del paesaggio e gestirne la complessità occorrono, quindi, una visione condivisa di lungo periodo e una gamma di strumenti diversi, non solo normativi e procedurali, che attraversino tutte le politiche pubbliche i cui effetti ricadano sul paesaggio. Le azioni proposte per raggiungere questo primo obiettivo mirano al rafforzamento dell’autonomia giuridica del concetto di paesaggio, ma anche all’assunzione di procedure condivise per l’attuazione di politiche di pianificazione e di gestione integrata e coordinata del territorio.

2) Promuovere l’educazione e la formazione alla cultura e alla conoscenza del paesaggio. Il paesaggio rappresenta la parte del patrimonio culturale più estesa e compiuta: il paesaggio è cultura. La cultura del paesaggio stenta ad affermarsi perché non è chiaro cosa sia: la complessità del suo significato lo rende ai più una parola vuota, che contiene tutto e niente, un concetto inafferrabile, lontano. Educare al paesaggio significa rafforzare l’identità e il senso di appartenenza della comunità affinché questa riconosca il valore dello straordinario patrimonio collettivo del nostro Paese e operi attivamente per la sua tutela. Consapevolezza e coinvolgimento sono indispensabili per la salvaguardia dei beni comuni e il riconoscimento di una responsabilità collettiva è fondamentale per prevenire il degrado dei contesti urbani, rurali e naturali, per proteggere il patrimonio storico-artistico e per arginare il rischio idrogeologico di un territorio fragile come quello italiano.

3) Tutelare e valorizzare il paesaggio come strumento di coesione, legalità, sviluppo sostenibile e benessere – anche economico. Un paesaggio degradato, sia esso urbano, naturale o rurale, porta con sé alcune conseguenze non prive di un costo sociale: la perdita di un patrimonio e, in alcuni casi, anche di una reale opportunità di sviluppo economico, soprattutto turistico e produttivo. L’idea che una lungimirante politica per il paesaggio possa essere un elemento portante di quello sviluppo diffuso e sostenibile verso il quale l’Italia deve andare, al pari del resto dei paesi europei più avanzati, non è una chimera ma un fatto: tutelare e valorizzare il paesaggio è la strada maestra per migliorare la vita delle comunità e garantire un futuro alle nuove generazioni.

Tale visione, in linea con il Piano strategico del turismo, considera il paesaggio una straordinaria opportunità di sviluppo economico anche per le attività artigianali e agro-silvo-pastorali, che grazie alla varietà dei paesaggi italiani producono beni materiali esclusivi e distintivi, in cui si ritrovano perfettamente integrati concetti di tutela e valorizzazione.

Ricordando la mancata Legge sul consumo del suolo, ”Tutti i cittadini si facciano paladini, promuovano la Carta nazionale del paesaggio attraverso associazioni e rappresentanti in Parlamento – ha esortato la Sottosegretaria – Il paesaggio è un bene comune, il segno della storia e dell’identità di una comunità, oltre che indicatore della sua salute e benessere. Tutelare e valorizzarlo è anche una strada per contribuire alla sicurezza del territorio e prevenire il rischio di dissesto idrogeologico”.

Il nostro obiettivo – ha concluso la Borletti Buitoni – sollecitare le istituzioni affinché provvedano a tradurre in mirate politiche e norme quanto indicato dalla Carta, nella speranza che il paesaggio venga finalmente messo al centro delle politiche per uno sviluppo sostenibile e per migliorare la qualità di vita dei cittadini”.

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