Cibo e alimentazione Sostenibilità

Carne bovina coltivata: in Israele il primo via alla vendita

Entro la fine dell’anno in Israele potranno essere vendute bistecche di Black Angus coltivate in laboratorio con un costo simile alla carne bovina confezionata categoria premium, dopo che il Ministero della Salute israeliano (IMOH) ha rilasciato l’approvazione normativa alla Aleph Farms. Si tratta del primo caso per la carne bovina prodotta in laboratorio, dal momento che in precedenza anche Singapore e Stati Uniti avevano dato l’autorizzazione alla vendita di carne coltivata, ma a quella di pollo.

La israeliana Aleph Farms, l’azienda co-fondata nel 2017 da Didier Toubia, ingegnere alimentare e biologo, The Kitchen Hub di Strauss Group, incubatore di progetti FoodTech, e dal professor Shulamit Levenberg del Technion – Israel Institute of Technology, che ha tra i suoi investitori personalità come Leonardo DiCaprio e multinazionali della carne tradizionale come Cargill, e che per il suo contributo alla sostenibilità, ha ricevuto i massimi riconoscimenti da FAO, World Economic Forum (WEF), UNESCO, EIT Food (l’Istituto europeo di innovazione e tecnologia per la trasformazione dell’ecosistema alimentare), ha annunciato di aver ricevuto  dal Ministero della Salute di Israele (IMOH) l’approvazione per vendere le bistecche coltivate.

L’IMOH ha dichiarato che l’approvazione è arrivata come parte di un programma pilota sulla ricerca di proteine alternative per soddisfare la domanda crescente di prodotti di origine non-vivente. La carne è stata giudicata sicura dopo averne esaminato tossicologia, allergeni, composizione nutrizionale, sicurezza microbiologica e chimica, nonché il processo di produzione fino al confezionamento.

L’intero team di Aleph si è unito nella forza e nella determinazione di ottenere risultati nonostante siano per Israele tempi molto difficili ha dichiarato Toubia – Siamo entusiasti di portare avanti questa resilienza sotto forma di innovazione nell’agricoltura e nella sicurezza alimentare. L’innovazione è stata al centro della visione di Israele fin dall’inizio del Paese, dalle prime pratiche dei kibbutz alla moderna irrigazione a goccia. Con la sua leadership mondiale nell’agricoltura cellulare, Israele continua a spingere per una maggiore integrazione regionale e collaborazione economica, che sarà fondamentale per stabilizzare la regione. Crediamo che affrontare sfide comuni come la sicurezza alimentare sia il modo migliore per garantire la prosperità del Medio Oriente e di altre parti del mondo che dipendono fortemente dalle massicce importazioni di cibo, soprattutto in Asia. A nome di tutto il nostro team, vorrei ringraziare il Ministero della Salute, l’Autorità per l’Innovazione di Israele e tutti gli altri enti governativi coinvolti per il loro impegno a far progredire il primo prodotto di carne bovina coltivata al mondo. Ora più che mai, Aleph Farms rimane impegnata a rendere il mondo un posto migliore”.

La prima Aleph Cut ad essere presentata ai commensali in Israele è la Petit Steak coltivata, composta da cellule non modificate di una mucca Black Angus di prima qualità chiamata Lucy, nonché da una matrice proteica vegetale composta da soia e grano. A parte le cellule iniziali che provengono da uno degli ovuli fecondati di Lucy, non ci sono componenti di derivazione animale (cioè nessun siero bovino fetale) nel processo di coltivazione e nel prodotto finale, tanto che la carne della Aleph Farms è dichiarata Kosher ovvero prodotta nel rispetto delle regole religiose ebraiche. Nella produzione non vengono utilizzati antibiotici né sono presenti nel prodotto finale. Il processo, controllato e tracciabile, compreso un ambiente di produzione asettico, aumenta la trasparenza e riduce notevolmente qualsiasi rischio di contaminazione. 

Nonostante il processo sia molto costoso, soprattutto per arrivare a produrre un intero taglio di carne, le sue implicazioni etiche e ambientali sono immense. L’allevamento del bestiame ha un impatto significativo sull’ambiente e sulle emissioni di gas. Secondo la FAO, il 26% della terra priva dai ghiacci viene utilizzata per il pascolo del bestiame e il 33% di tutte le terre sono occupate da colture per mangimi di animali. L’intera catena di approvvigionamento del bestiame è responsabile di 7,1Gton. di CO2 equivalente all’anno, pari al 14,5% di tutte le emissioni antropogeniche. I bovini allevati, sia da carne che da latte, sono responsabili di circa il 65% di queste emissioni e circa il 44% di queste emissioni sono sotto forma di metano, gas serra molto più potente della CO2 nel determinare il riscaldamento globale.

Alla COP28 di Dubai i Governi sono stati sollecitati ad inserire nel processo di revisione dei contributi nazionali di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici (NDC) offerti dalla riduzione delle emissioni di gas serra dei sistemi alimentari, migliorando al contempo la biodiversità, la sicurezza alimentare e la salute pubblica. 

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