Energia Fonti fossili

Carbone: il business che sta andando in fumo

Un nuovo Rapporto indica che sono sempre più numerosi i Paesi che stanno abbandonando i progetti per la realizzazione di nuove centrali a carbone, anche se permane uno zoccolo duro costituito da 6 Paesi asiatici, Cina e India in testa, che rappresentano l’82% dei progetti, ma che alla COP26 potrebbero annunciare il loro ritiro.

Dal 2015, anno dell’Accordo di Parigi, il 76% dei progetti per la costruzione delle centrali a carbone è stato accantonato. L’inizio della fine dell’industria globale dell’energia a carbone potrebbe essere vicina e la prossima COP26 di Glasgow potrebbe “consegnare il carbone alla storia”.

Il RapportoNo New Coal By 2021. The Collapse of the Global  Coal Pipeline”, di E3G, think tank sul cambiamento climatico che opera per accelerare una transizione globale verso un futuro a basse emissioni di carbonio, e da Global Energy Monitor, Ong che cataloga i progetti sui combustibili fossili in tutto il mondo e condivide le informazioni a sostegno dell’energia pulita, è stato pubblicato in coincidenza con l’apertura della 76ma  Assemblea Generale delle Nazioni Unite (14-30 settembre 2021) che dovrà approntare l’Agenda per il 2022, definito dal Segretario generale dell’ONU António Guterres un anno cruciale per le persone e il pianeta a cominciare dalla COP26 di Glasgow dove le Parti, secondo quanto previsto dall’Accordo di Parigi, dovranno presentare Piani  nazionali per il clima (NDC) più ambiziosi per il 2030 per allinearli alla traiettoria dell’obiettivo prefissato di fare tutto il possibile per mantenere l’aumento della temperatura globale a 1,5 °C  alla fine del secolo.

Secondo il Rapporto di E3G e Global Energy Monitor, poco più di cinque anni fa molti Paesi stavano progettando di costruire centinaia di nuove centrali a carbone, ma le crescenti preoccupazioni sul clima, gli sforzi normativi e i costi in calo delle energie rinnovabili hanno determinato la cancellazione ufficiale di molti di questi progetti, atri sono stati sospesi ed è improbabile che possano essere portati a termine.

Attualmente, ai 44 Paesi che si erano già impegnati dal 2015 a smettere di costruire nuove scentrali a carbone, se ne sono aggiunti altri 40. Inoltre, 16 Paesi hanno solo una nuova centrale elettrica a carbone in fase di sviluppo, mettendosi nella condizione di progettare a breve un futuro senza carbone.

Il crollo dell’oleodotto globale del carbone e l’aumento degli impegni per nessun nuovo impianto a carbone stanno procedendo di pari passo – ha affermato Chris Littlecott, Direttore associato di E3G  e co- autore del Rapporto – L’economia del carbone è diventata sempre meno competitiva rispetto alle energie rinnovabili, mentre è aumentato il rischio di investimenti immobilizzati. I governi possono ora agire con fiducia impegnandosi di non costruire nuovi impianti”.

La stragrande maggioranza della nuova pipeline mondiale di progetti a carbone è guidata da soli 6 Paesi che assommano l’82% dei nuovi progetti, con la sola Cina che rappresenta il 55% dei nuovi impianti proposti, seguita da India, Vietnam, Turchia e Bangladesh, mentre la restante parte è suddivisa tra altri 31 paesi restante gasdotto della centrale a carbone è distribuito in modo sottile in altri 31 paesi.

Essendo una delle fonti energetiche a più alta intensità di carbonio al mondo, porre fine all’energia da carbone il prima possibile è ampiamente considerato fondamentale per mantenere a portata di mano gli obiettivi climatici globali. L’ONU stima che l’uso del carbone, che è il principale contributore al riscaldamento globale, deve diminuire del 79% in tutto il mondo entro il 2030 rispetto ai livelli del 2019 affinché gli obiettivi dell’Accordo di Parigi possano essere raggiunti.

Se il mondo vuole avere la possibilità di limitare l’aumento della temperatura media a 1,5 °C. evitando gli impatti climatici più catastrofici, ha ammonito l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) nel Rapporto richiesto dalla Presidenza britannica della COP26 quale contributo ai negoziati, nessun nuovo progetto di estrazione dei combustibili fossili – carbone, gas o petrolio – dovrebbe essere costruito dopo il 2021.

Tuttavia, nazioni in rapido sviluppo come la Cina e l’India sono ancora fortemente dipendenti dal carbone per alimentare le loro economie e hanno ancora un numero significativo di nuovi impianti progettati, insieme ad ambiziosi Piani di energia rinnovabile.

Il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha ripetutamente invitato i paesi a impegnarsi per eliminare gradualmente l’energia dal carbone, avvertendo in un tweet che “il business del carbone sta andando in fumo“, poiché gli investitori abbandonano sempre più tale fonte energetica a favore di alternative più economiche e più pulite, come energia eolica e solare.

La COP26  è il momento opportuno per i leader mondiali di riunirsi e impegnarsi per un mondo senza nuove centrali a carbone, in linea con ciò che la scienza richiede – ha dichiarato Christine Shearer, Direttrice del programma presso Global Energy Monitor  e co-autrice del Rapporto – Le nuove centrali a carbone sono incompatibili con l’accordo internazionale sul clima di Parigi. I principali organismi scientifici del mondo sono chiari: l’energia a carbone deve essere sostanzialmente eliminata nei prossimi due decenni per prevenire pericolosi cambiamenti climatici“.

Durante l’Assemblea dell’ONU è presumibile che la diplomazia internazionale cercherà di tessere dei dialoghi ad alto livello per concordare impegni in vista della COP 26, da parte di Cina ed India per un accordo ambizioso sull’energia per porre fine al finanziamento del carbone, con il Presidente di turno della COP26 il britannico Alok Sharma che, intervenendo il 22 agosto 2021 alla demolizione della centrale a carbone di Ferrybridge (Yorkshire) ha esplicitamente affermato che è giunto il tempo “che i paesi stabiliscano piani chiari per consegnare l’energia a carbone ai libri di storia e salvaguardare il nostro pianeta per le generazioni future”.

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