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Cambiamenti climatici: in Italia maggior preoccupazione ambientale

Il Rapporto Istat sulle preoccupazioni ambientali degli italiani al 2022 rileva che i cambiamenti climatici si confermano al primo posto con oltre la metà della popolazione di 14 anni e più (56,7%). Seguono i problemi legati all’inquinamento dell’aria, avvertiti dal 50,2%.

Sale la preoccupazione per i cambiamenti climatici (56,7% rispetto al 52,2 nel 2021); pressoché stabile da anni quella per l’inquinamento dell’aria (50,2%); si incrementa la preoccupazione per l’effetto serra (37,6); oscilla tra il 10% e il 12% la percentuale di persone che considerano l’inquinamento acustico, quello elettromagnetico e il deterioramento del paesaggio tra le prime 5 preoccupazioni per l’ambiente; cresce al 69,8% la quota di coloro che fanno attenzione a non sprecare energia e al 67,6& di coloro che sono attenti a non sprecare acqua; si è più propensi nel Mezzogiorno a non usare prodotti usa e getta (25,2%) e ad acquistare prodotti a chilometro zero (26,9%): al Nord si evita soprattutto la guida rumorosa per mitigare l’inquinamento acustico (52,3%) e si usano di più i mezzi di trasporto alternativi (19,8%).

Sono gli highlight del Rapporto Preoccupazioni ambientali e comportamenti ecocompatibili” che l’Istat ha pubblicato il 29 maggio 2023, nel contesto dell’indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana”. Le informazioni statistiche raccolte, integrate con quelle desumibili da fonte amministrativa e dalle imprese, contribuiscono a determinare la base informativa del quadro sociale del Paese. L’indagine è eseguita su un campione di circa 25mila famiglie distribuite in circa 800 comuni italiani di diversa ampiezza demografica. Le famiglie vengono estratte casualmente dall’elenco dei nominativi coinvolti nelle rilevazioni censuarie, secondo una strategia di campionamento volta a costruire un campione statisticamente rappresentativo della popolazione residente in Italia. In questa edizione di indagine hanno risposto 19.829 famiglie e oltre 45.000 individui. Le informazioni vengono raccolte attraverso una tecnica mista, che si avvale di un questionario online che viene autocompilato dai rispondenti (tecnica CAWI, Computer-Assisted Web Interviewing) oppure di una intervista diretta con questionario elettronico (somministrato da un intervistatore (tecnica CAPI, Computer-Assisted Personal Interviewing) e di un questionario cartaceo autosomministrato.

L’analisi dei dati in serie storica mostra in che misura le preoccupazioni legate al clima siano, nel tempo, al centro dell’interesse delle persone di 14 anni e più. La preoccupazione per l’effetto serra, che nel 1998 coinvolgeva quasi sei persone su 10, è scesa di circa 20 punti percentuali e interessa nel 2022 soltanto il 37,6% degli intervistati, registrando tuttavia un aumento tra il 2021 e il 2022 di 2,7 punti percentuali. In senso inverso, il timore per i cambiamenti climatici, indicato nel 1998 dal 36,0% delle persone, sale al 56,7% nell’ultimo anno (+20,7 punti percentuali).

Valutando insieme i due problemi – effetto serra e cambiamenti climatici1 – emerge che l’attenzione della popolazione per la crisi ambientale aumenta in misura decisa dal 2019 (70% di cittadini preoccupati), l’anno caratterizzato dal diffondersi in tutto il mondo dei movimenti di protesta studenteschi ispirati ai “Fridays For Future” di Greta Thunberg.

L’inquinamento dell’aria rappresenta invece una preoccupazione costante per un cittadino su due da oltre venti anni. L’attenzione al dissesto idrogeologico è scesa molto: dal 34,3% nel 1998 al 22,4% della popolazione di 14 anni e più nel 2022. Rispetto all’inquinamento del suolo, dell’acqua e alla distruzione delle foreste, il problema più sentito è, negli anni in esame, l’inquinamento delle acque (interessa in maniera costante circa il 40% delle persone. La distruzione delle foreste, che preoccupava nel 1998 il 25,2% della popolazione, scende al 21,9% nel 2022. Si mantiene costante la percentuale di coloro che ritengono l’inquinamento del suolo tra le cinque preoccupazioni prioritarie in tema ambiente (da 20,3% a 21,5%). Tra le altre preoccupazioni emerge quella legata alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti che presenta un andamento altalenante nell’arco di venti anni; dopo una crescita registrata nel 2021 che aveva riportato l’indicatore al livello del 1998 (da 46,7% a 44,1%), nel 2022 si registra un nuovo calo di circa 4 punti percentuali.

Per quanto riguarda la distribuzione geografica delle preoccupazioni per le tematiche ambientali, i cambiamenti climatici preoccupano il 59,8% degli abitanti del Nord rispetto al 51,8% di quelli del Mezzogiorno. Anche l’inquinamento delle acque è particolarmente sentito dagli abitanti delle regioni settentrionali (39,9%) e molto meno nel Mezzogiorno (35,2%). All’opposto, richiamano l’attenzione soprattutto dei residenti del Centro e del Mezzogiorno le tematiche legate alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti (42,4% nel Mezzogiorno, 41,9% nel Centro e 37,4% nel Nord) e all’inquinamento del suolo (23,4% al Sud e 19,9% al Nord).

Nel corso degli ultimi anni i cittadini della Campania e del Lazio hanno manifestato maggiore preoccupazione rispetto alle altre aree del Paese per la produzione e lo smaltimento di rifiuti. Anche nel 2022 queste due Regioni presentano le percentuali più elevate con valori, rispettivamente, di 46,6% e 45,6%, contro una media nazionale del 40,0%.

Vivere in centri dell’area metropolitana rafforza la preoccupazione per l’inquinamento dell’aria (53,8%, scende al 49,1% nei comuni con abitanti dai 10.000 e i 50.000 ed è del 44,4% nei comuni piccoli al di sotto dei 2.000 abitanti); sempre in questi comuni è elevata la percentuale di quanti si preoccupano dello smaltimento dei rifiuti (44,6% rispetto al 40,8% dei comuni medio grandi e del 36,6% dei piccoli comuni) e infine è più alta la percentuale di quanti lamentano problemi legati all’inquinamento acustico (15,0% rispetto all’11,6% dei comuni medio grandi e all’8,1% dei comuni dei piccoli). Risiedere nei piccoli comuni, aumenta, invece, la sensibilità rispetto all’inquinamento del suolo (24,7% rispetto al 22,1% dei comuni tra 10.000 e 50.000 abitanti e al 19,4% dei comuni centro dell’area metropolitana) e quella relativa al dissesto idrogeologico (25,5%, mentre nei comuni dell’area metropolitana e in quelli medio grandi questa percentuale è del 21,1%).

L’età rappresenta un’importante determinante della variabilità delle preoccupazioni ambientali. I giovani fino a 24 anni sono più sensibili delle persone più adulte per quanto riguarda la perdita della biodiversità (il 31,1% tra i 14 e i 24 anni contro il 19,4% degli over55), la distruzione delle foreste (26,2% contro 20,1%) e l’esaurimento delle risorse naturali (30,3% contro 22,6%). Gli ultracinquantacinquenni si dichiarano invece più preoccupati dei giovani per il dissesto idrogeologico (25,8% contro 16,6% degli under25) e l’inquinamento del suolo (22,4% contro 18,7%). La quota di cittadini che esprime preoccupazione per lo stato dell’ambiente cresce all’aumentare del titolo di studio, con differenziali relativi particolarmente elevati rispetto ai cambiamenti climatici (63,9% tra chi ha la laurea rispetto al 52,2% tra chi ha al massimo la licenza media), alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti (48,8% rispetto al 35,2%) e all’inquinamento delle acque (41,7% contro 35,1%).

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