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Recovery Plan: le 10 sfide green che possono cambiare il futuro

Forum Disuguaglianze Diversità e Legambiente hanno presentato le proposte strategiche per il Recovery Plan che dovrà contenere oltre alle riforme e alla collocazione delle risorse europee messe a disposizione dal Programma NextGeneration EU, soprattutto una visione del cambiamento che si vuole proporre al Paese.

Nel corso di un webinar, il 29 settembre 2020 Forum Disuguaglianze Diversità (ForumDD) e Legambiente hanno presentato quelle che sono le 10 sfide green per cambiare il futuro, individuando le missioni strategiche su cui impegnare le risorse messe a disposizione dall’UE.

Il programma NextGenerationEU. l’iniziativa proposta dalla Commissione UE e approvata lo scorso luglio dal Consiglio europeo dopo la più lunga sessione della storia dell’UE, e in particolare il Recovery Plan (il Piano nazionale di ripresa e resilienza) che spetta ai Governi di elaborare, rappresentano un’opportunità straordinaria per rilanciare l’economia italiana, attraverso obiettivi e risorse che sono mancati dopo la crisi del 2008, e per disegnare una traiettoria di sviluppo giusto e sostenibile, secondo le linee tracciate dal Green Deal europeo, “abbandonando le ricette del passato – sottolineano le Associazioni – con l’obiettivo di ‘build back better’ ricostruire meglio e in modo diverso, con innovazione, sostenibilità, attenzione al disagio sociale e alle disuguaglianze cresciute in questi anni”.

La Commissione UE europea ha specificato che i contenuti ed i principi ispiratori dei Recovery Plan dei Paesi membri dovranno basarsi su alcune direttrici comunicontribuire alla transizione ambientale; alla resilienza e sostenibilità sociale; a transizione digitale, innovazione e competitività.

A tal fine Forum DD e Legambiente intendono contribuire al lavoro che porterà all’approvazione del Piano italiano attraverso un percorso di approfondimento, confronto, osservazione civicacon l’obiettivo di apportare idee e progetti, “entrando nel merito delle scelte perché queste scelte non riguardano il Governo, ma tutti e ogni territorio.

Il confronto politico sul Recovery Plan, secondo le Associazioni, è però partito con il piede sbagliato, con una corsa a inviare progetti da parte di ministeri e grandi aziende controllate dallo Stato, come se il problema fosse di fare in fretta e impegnare quanto prima le risorse, pena il rischio di perderle. Non è così e, al contrario, il percorso deciso da Bruxelles prevede un orizzonte di 6 mesi per l’elaborazione del Piano, e le risorse previste dai diversi canali di cui è costituito il programma verranno stanziate progressivamente nei prossimi quattro anni, anche se con una forte concentrazione nei primi due, che per l’Italia ammontano a circa 209 miliardi di euro, tra sovvenzioni e prestiti.

Nelle ultime settimane il messaggio del Governo è in parte cambiato – hanno sottolineato  ForumDD e Legambiente – e sono state presentate le Linee Guida con gli obiettivi/ambiti di intervento che dovranno guidare l’accesso ai fondi europei, ma manca un’analisi dei problemi e delle priorità su cui si vuole intervenire per non sprecare le ingenti risorse messe a disposizione”.

Il 15 settembre 2020, infatti, sono state pubblicate le Linee guida per la definizione del Piano, approvate dal Comitato interministeriale per gli affari europei, in coordinamento con tutti i Ministeri e le rappresentanze delle Regioni e degli Enti locali, e trasmesse alle Camere.

Abbiamo un’occasione storica per rilanciare il Paese che non dobbiamo sprecare – ha dichiarato Edoardo Zanchini, vicePresidente di Legambiente -.Al Governo chiediamo di fermare la corsa ai progetti e di aprire un confronto sulle priorità che si vogliono portare avanti per costruire un progetto a 10 anni che permetta di muovere idee e passioni, speranze per le persone e le comunità. Un paese dove tra dieci anni si sarà tornati nella media europea per il numero di bambini che accedono alle scuole d’infanzia, per l’abbandono scolastico, per l’accesso all’università e per gli investimenti in ricerca, per la diffusione della banda larga. Dove si è finalmente messo mano agli oltre 200mila ettari di terreni inquinati ancora in attesa di bonifica e alle perdite degli acquedotti, alle migliaia di scuole in attesa di riqualificazione e messa in sicurezzaLe scelte green possono contribuire a definire il percorso di rilancio del Paese, non solo per le risorse che potranno mobilitare, circa 90 miliardi di euro complessivamente, ma soprattutto perché possono diventare una leva di innovazione dell’economia e di rigenerazione e rilancio dei territori, da coordinare con le altre politiche di finanziamento previste per rilanciare il sistema sanitario, per la digitalizzazione”.

Il Recovery Plan italiano, secondo le Associazioni, dovrà dare risposta alle tre grandi questioni poste dalla crisi e dalla transizione energetica: le persone, le imprese e il lavoro, i territori. Dovrà disegnare interventi che favoriscano in primo luogo le fasce sociali più deboli, per ridurre la divaricazione sociale cresciuta in questi anni tra chi si può permettere di cambiare – con una casa certificata, il solare, l’auto elettrica, prodotti biologici e di qualità, materiali riciclati ecc. – e chi rischia di pagare di più per i servizi, la casa in cui vive e per muoversi, senza vedere alcun miglioramento e con anche il rischio di perdere il lavoro.

Le scelte che dovranno essere prese nel Piano dovranno aiutare investimenti in sostenibilità, ricerca, innovazione, qualità che sono la migliore medicina per il rilancio dell’economia. Sul fronte dei territori, i rapidi cambiamenti nelle produzioni industriali legate alla maggiore attenzione ai temi ambientali obbligherà molte imprese a ripensare e in alcuni casi a chiudere le proprie produzioni, con conseguenze sul lavoro e le comunità di alcune aree del Paese; il Recovery Plan deve accelerare i progetti di riconversione industriale e riqualificazione e individuare le politiche capaci di rilanciare territori.

La discussione sui progetti andrà ripresa quando i principi e i criteri europei e nazionali, la loro declinazione territoriale, saranno stati presentati, discussi e condivisi, spiegando e motivando perché si vuole premiare quella scelta o soluzione piuttosto che un’altra. Dovrà essere chiaro quali sono gli obiettivi e i percorsi che si vogliono accelerare in modo da fermare la corsa di progetti sbagliati, incoerenti con la prospettiva di decarbonizzazione.

Milioni di italiani stanno reagendo allo shock e alla caduta di domanda ridisegnando i loro piani di vita – ha affermato Fabrizio Barca, Coordinatore del Forum DD, un’Alleanza tra Associazioni, Ong e studiosi e ricercatori con l’obiettivo di avviare processi virtuosi per ridurre le disuguaglianze di ricchezza, di reddito e di lavoro, nell’accesso e nella qualità dei servizi essenziali e nella partecipazione alle decisioni -.Avviene prima di tutto dal lato della domanda, con cambiamenti nei modi di vita, di consumo e di lavoro. E a questi cambiamenti provano ad adattarsi lavoratrici e lavoratori, imprenditrici e imprenditori, offrendo beni, servizi, tempo di lavoro. È uno di quei momenti dove le politiche devono e possono favorire l’adattamento, e facendolo possono accrescere a un tempo giustizia sociale e ambientale. Favorendo quelle produzioni verdi dove, ci dicono le analisi internazionali, l’Italia ha un vantaggio comparato. E avendo cura che ogni azione a favore dell’ambiente favorisca in primo luogo i vulnerabili. Questo è il senso delle idee che oggi mettiamo sul tavolo”.

Ecco in sintesi le 10 sfide green che possono cambiare il futuro, rinviando al Documento per gli approfondimenti.

1. Un salto di scala industriale, territoriale e comunitario per le fonti rinnovabili
2. Dimezzare i consumi energetici del patrimonio edilizio pubblico e privato
3. Innovazione e giusta transizione nei territori della rivoluzione industriale
4. Accelerare l’economia circolare rafforzando le filiere territoriali
5. Accelerare la transizione industriale green
6. Ridurre il gap nell’accesso alla mobilità sostenibile tra i territori e nelle periferie
7. Rigenerazione delle aree urbane
8. Ridurre i ritardi e i divari digitali
9. Sicurezza e adattamento al clima dei territori
10. Rafforzare il modello agroecologico

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