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Bollette: la transizione energetica è soluzione non causa dei rincari

L’intervento del Vicepresidente UE Timmermans al Parlamento europeo ha sottolineato il rischio che i previsti rincari delle bollette energetiche possano essere percepiti dall’opinione pubblica quale conseguenza della transizione energetica e dei costi delle rinnovabili, quando viceversa solo la soluzione del problema.

L’unica cosa che non possiamo permetterci è che la parte sociale si opponga a quella climatica. Vedo molto chiaramente questa minaccia ora che abbiamo una discussione sull’aumento dei prezzi nel settore energeticoSolo circa 1/5 dell’aumento dei prezzi può essere attribuito all’aumento dei prezzi della CO2.Gli altri sono semplicemente una conseguenza della carenza nel mercato. L’ironia è che se avessimo avuto il Green Deal 5 anni prima, non saremmo in questa posizione, perché allora avremmo meno dipendenza dai combustibili fossili e dal gas naturale. Abbiamo constatato lungo questa crisi dei prezzi dell’energia, lungo la strada, che i prezzi per le rinnovabili sono rimasti bassi e stabili”.

Così si è espresso il Vicepresidente della Commissione UE e responsabile del Green Deal europeo Frans Timermans nel suo intervento  al Parlamento europeo il 14 settembre 2021, durante il dibattito sul Pacchetto “Fit for 55” che contiene le proposte legislative della Commissione UE per ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55 % entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

Di fatto Timmermans ha puntualizzato che i rincari previsti delle bollette energetiche che stanno suscitando vivaci polemiche, specie in Italia dopo gli allarmi lanciati sui rincari dell’elettricità per famiglie e imprese nel 4° trimestre 2021, non sono attribuibili alle rinnovabili e, più in generale, ai costi della transizione energetica e il correlato aumento del prezzo per la CO2 emessa.

C’è una grande responsabilità sulle nostre spalle – ha affermato Timmermans -. Perché se non agiamo ora, e dico subito, i nostri figli non ci perdoneranno mai perché le cose ci sfuggiranno di mano. Questa è l’essenza del Rapporto dell’IPCC secondo cui se non agiamo ora i punti di non ritorno saranno raggiunti molto presto. E potrebbe avvenire anche prima di quanto non abbia previsto l’IPCC. Quindi non abbiamo scelta: dobbiamo agire!

Il riferimento è al Rapporto “Climate Change 2021: the Physical Science Basis” del WGI, il Gruppo di lavoro dell’Organismo Intergovernativo dell’ONU (IPCC), preposto appunto all’analisi delle basi fisico-scientifiche dei cambiamenti climatici, rilasciato lo scorso agosto,  da cui emerge che i cambiamenti nel clima della Terra sono presenti in ogni regione e coinvolgono l’intero sistema climatico. Molti di questi cambiamenti non trovano precedenti nelle migliaia, se non nelle centinaia di migliaia di anni, e alcuni tra quelli che sono già in atto, come il continuo innalzamento del livello del mare, sono irreversibili nel corso di centinaia o migliaia di anni. Tuttavia, secondo gli scienziati, forti e costanti riduzioni di emissioni di anidride carbonica (CO2) e di altri gas serra limiterebbero i cambiamenti climatici. Se, da una parte, grazie a queste riduzioni, benefici per la qualità dell’aria sarebbero rapidamente acquisiti, dall’altra, potrebbero essere necessari 20-30 anni per vedere le temperature globali stabilizzarsi.

Il Rapporto Interagenziale dell’ONU “United in Science 2021” ha ribadito la scorsa settimana che il tempo per riuscire a limitare il riscaldamento globale, secondo l’obiettivo sottoscritto con l’Accordo di Parigi (2015) per evitare che gli impatti dei cambiamenti climatici siano irreversibili, sta terminando, nonostante le dichiarazioni dei leader politici sulla necessità che dopo la pandemia sia necessario “ricostruire meglio”.

Anche il Presidente del Consiglio Mario Draghi, intervenendo il 17 settembre 2021 al “Major Economies Forum on Energy and Climate”, promosso dal Presidente degli USA per sollecitare i colleghi leader delle principali economie a impegnarsi in un’azione per il clima più rapida in questo decennio critico, ha ammesso che “Con l’accordo di Parigi ci siamo impegnati a contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali. La maggior parte dei nostri paesi ha rinnovato questo impegno nelle recenti riunioni del G20.Tuttavia, dobbiamo essere onesti nei confronti di noi stessi e dei nostri cittadini: stiamo venendo meno a questa promessa”.

Secondo Timmermans, “invece di rimanere paralizzati o rallentare le cose a causa dell’attuale aumento dei prezzi nel settore energetico, dovremmo accelerare nella transizione alle energie rinnovabili in modo che l’energia rinnovabile a prezzi accessibili diventi disponibile per tutti. Questa è, credo, la lezione che dovremmo trarre dalla situazione attuale. E ovviamente se si segue il ragionamento che abbiamo inserito in Fit for 55, ad esempio sull’introduzione dell’ETS nei trasporti e negli edifici, in combinazione con il Fondo sociale per il clima, si offre agli Stati membri l’opportunità di fare le proprie scelte. Ridurre l’Iva, per esempio, ridurre i dazi sull’energia per esempio, dare un sostegno diretto alle famiglie, è la scelta che gli Stati membri possono fare. Crediamo nell’analisi del fatto che le emissioni nei trasporti sono ancora in aumento e devono diminuire, che l’efficienza energetica degli edifici non sta aumentando al ritmo necessario per arrivare alla riduzione delle emissioni di meno 55% nel 2030”.

Anche gli interventi per l’efficienza energetica non stanno procedendo come dovrebbero e l’obiettivo fissato entro il 2030 di riduzione delle emissioni del 55% rimane ancora lontano, ha sottolineato il  Vicepresidente della Commissione UE, secondo il quale tutte queste considerazioni dovrebbero costituire il motivo per cui l’aumento dei prezzi dell’energia non debba rallentare ulteriormente la transizione energetica  che deve essere spinta a livello globale tramite politiche di supporto alle energie rinnovabili.

Inoltre, Timmermans ha ricordato gli sforzi diplomatici che l’UE sta producendo per far sì che alla COP26 di novembre possa costituire l’auspicato momento di svolta: “Credo che possiamo ancora fare di Glasgow un successo. Ma soprattutto, credo che possiamo impedire che la crisi climatica sfugga di mano e sfugga al controllo. Credo che possiamo offrire alle prossime generazioni un’umanità che sappia vivere entro i confini planetari. Credo che si possa fare, ma solo se agiamo ora”.


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