In una nota di presentazione per la pubblicazione della prima parte del Rapporto di Valutazione (AR6) dell’IPCC, dedicata alla comprensione fisica del sistema climatico e di cambiamenti climatici, il Segretario dell’ONU ha sottolineato che esso dovrebbe costituire una campana a morto per carbone e combustibili fossili, prima che distruggano il nostro Pianeta.
L’Intergovernmental Panel Climate Change (IPCC) ha pubblicato il 9 agosto 2021 la Sintesi per i Decisori Politici del Rapporto “Climate Change 2021: the Physical Science Basis” ovvero il primo contributo al 6° Rapporto di Valutazione (AR6) che sarà completato nel 2022, a seguito della 14esima Sessione del WGI, il Gruppo di lavoro preposto appunto all’analisi delle basi fisico-scientifiche dei cambiamenti climatici, a cui è seguita la 54esima Sessione dell’IPCC durante la quale il report è stato formalmente accettato dai 195 Governi membri. Lo scopo di questo processo è di assicurare che la Sintesi sia accurata e ben bilanciata e che presenti le evidenze scientifiche in maniera chiara.
“Questo Rapporto è stato preparato in circostanze eccezionali, e questa è una sessione di approvazione dell’IPCC senza precedenti – ha dichiarato il Presidente dell’IPCC Hoesung Lee che ringraziato i 234 autori del rapporto per il loro impegno e determinazione nel produrre il rapporto nonostante la pandemia di Covid-19 – Questo lavoro ha richiesto un’innumerevole serie di incontri virtuali attraverso i fusi orari, sconvolgendo la vita quotidiana e i ritmi di lavoro, specialmente nella fase più critica degli ultimi 16 mesi, quando è stata data forma alla bozza finale”.
Il Rapporto si occupa della comprensione fisica più aggiornata del sistema climatico e dei cambiamenti climatici, mettendo insieme gli ultimi progressi della scienza del clima e combinando più linee di evidenza dal paleoclima, dalle osservazioni, dalla comprensione dei processi e dalle simulazioni climatiche globali e regionali, in modo da mostrare come e perché il clima è cambiato fino ad oggi, inclusa una migliore comprensione dell’influenza umana su una più ampia gamma di caratteristiche climatiche, compresi gli eventi estremi. Inoltre, è stata data una maggiore attenzione alle informazioni a livello regionale che possono essere utilizzate per le valutazioni del rischio climatico.
Ne emerge che i cambiamenti nel clima della Terra sono presenti in ogni regione e coinvolgono l’intero sistema climatico. Molti di questi cambiamenti non trovano precedenti nelle migliaia, se non nelle centinaia di migliaia di anni, e alcuni tra quelli che sono già in atto, come il continuo innalzamento del livello del mare, sono irreversibili nel corso di centinaia o migliaia di anni.
Tuttavia, secondo gli scienziati, forti e costanti riduzioni di emissioni di anidride carbonica (CO2) e di altri gas serra limiterebbero i cambiamenti climatici. Se, da una parte, grazie a queste riduzioni, benefici per la qualità dell’aria sarebbero rapidamente acquisiti, dall’altra, potrebbero essere necessari 20-30 anni per vedere le temperature globali stabilizzarsi.
Riscaldamento più veloce
Il Rapporto fornisce nuove stime sulle possibilità di superare il livello di riscaldamento globale di 1,5°C nei prossimi decenni. A meno che non ci siano riduzioni immediate, rapide e su larga scala delle emissioni di gas serra, vi si legge, limitare il riscaldamento a circa 1,5°C o addirittura 2°C sarà un obiettivo fuori da ogni portata.
Il Rapporto mostra che le emissioni di gas serra provenienti dalle attività umane sono responsabili di circa 1,1°C di riscaldamento rispetto al periodo 1850-1900. Mediamente nei prossimi 20 anni la temperatura globale dovrebbe raggiungere o superare 1,5°C di riscaldamento. Questa valutazione si basa sulle serie di dati osservati, utilizzate per valutare il riscaldamento avvenuto nel passato. Queste serie di dati sono migliorate rispetto alle analisi precedenti. Allo stesso tempo, il Rapporto si basa sui più recenti progressi scientici nella comprensione delle risposte del sistema climatico alle emissioni di gas serra prodotte dalle attività umane.
“Questo rapporto è un riscontro oggettivo – ha sottolineato la co-Presidente del WGI dell’IPCC, Valérie Masson-Delmotte – Ora abbiamo un quadro molto più chiaro del clima passato, presente e futuro, che è essenziale per capire dove siamo diretti, cosa si può fare e come ci possiamo preparare”.
Ogni regione del Pianeta affronta cambiamenti che stanno crescendo
Molte caratteristiche dei cambiamenti climatici dipendono direttamente dal livello di riscaldamento globale, ma ciò che le persone vivono in prima persona in diverse aree del Pianeta è spesso molto diverso dalla media globale. Per esempio, il riscaldamento sulla superfice terrestre è più elevato rispetto alla media globale, nell’Artico è più del doppio.
“I cambiamenti climatici stanno già influenzando ogni regione della Terra, in molteplici modi – ha aggiunto l’altro co-Presidente del WGI, Panmao Zhai – I cambiamenti che stiamo vivendo aumenteranno con un ulteriore incremento del riscaldamento”.
Dalle analisi del Rapporto emerge che nei prossimi decenni un aumento dei cambiamenti climatici è atteso in tutte le regioni. Con 1,5°C di riscaldamento globale, ci si attende un incremento del numero di ondate di calore, stagioni calde più lunghe e stagioni fredde più brevi. Con un riscaldamento globale di 2°C, gli estremi di calore raggiungerebbero più spesso soglie di tolleranza critiche per l’agricoltura e la salute.
Ma la temperatura non è l’unico elemento in gioco. I cambiamenti climatici stanno portando molti cambiamenti in diverse regioni, e tutti aumenteranno con un ulteriore riscaldamento. Questi includono cambiamenti nei valori dell’umidità, nei venti, nella neve e nel ghiaccio, nelle aree costiere e negli oceani.
Per esempio:
– I cambiamenti climatici stanno intensificando il ciclo dell’acqua. Questo porta, in alcune regioni, piogge più intense e inondazioni ad esse associate, in molte altre regioni porta a siccità più intense.
– I cambiamenti climatici stanno influenzando gli andamenti delle precipitazioni. Alle alte latitudini, è probabile che le precipitazioni aumentino, mentre ci si attende che diminuiscano in gran parte delle regioni subtropicali. Sono attesi cambiamenti nelle precipitazioni monsoniche, con variazioni nelle diverse regioni.
– Per le aree costiere ci si attende un continuo aumento del livello del mare per tutto il XXI secolo che contribuirebbe a inondazioni costiere più frequenti e gravi nelle aree basse rispetto al livello del mare e all’erosione delle coste. Eventi estremi riferiti al livello del mare che prima si verificavano una volta ogni 100 anni, entro la fine di questo secolo potrebbero verificarsi ogni anno.
– Un ulteriore riscaldamento intensificherà lo scioglimento del permafrost, la perdita della copertura nevosa stagionale, lo scioglimento dei ghiacciai e della calotta polare, e la perdita del ghiaccio marino artico estivo.
– I cambiamenti nell’oceano quali il riscaldamento, le più frequenti ondate di calore marino, l’acidificazione degli oceani e la riduzione dei livelli di ossigeno in mare sono stati chiaramente collegati all’influenza umana, si legge nel rapporto. Questi cambiamenti influenzano sia gli ecosistemi marini che le persone che dipendono da essi, e continueranno almeno per il resto di questo secolo.
– Per le città, alcuni aspetti dei cambiamenti climatici possono risultare amplificati. Tra questi, le ondate di calore (le aree urbane sono di solito più calde dei loro dintorni), le inondazioni dovute a forti precipitazioni e l’aumento del livello del mare nelle città costiere.
Per la prima volta, il VI Rapporto di Valutazione fornisce una valutazione dei cambiamenti climatici su scala regionale più dettagliata rispetto al passato. Per la prima volta il rapporto include un focus sulle informazioni utili per valutazione del rischio, l’adattamento e altri processi decisionali che sono di aiuto nel tradurre i cambiamenti fisici del clima – calore, freddo, pioggia, siccità, neve, vento, inondazioni costiere e altro – nei loro significati più diretti per le società e per gli ecosistemi, che possono essere esplorate in dettaglio nel nuovo Atlante interattivo, dove sono disponibili anche schede sulle regioni, il riassunto tecnico e il rapporto stesso.
L’influenza umana sul clima passato e futuro
“È chiaro da decenni come il clima della Terra stia cambiando, e il ruolo dell’influenza umana sul sistema climatico sia indiscutibile– ha affermato Masson-Delmotte – Il nuovo Rapporto riflette anche importanti progressi nella scienza dell’attribuzione ovvero la comprensione del ruolo dei cambiamenti climatici nell’intensificazione di specifici eventi meteorologici e climatici come ondate di calore estreme e precipitazioni intense”.
Il Rapporto mostra anche che le attività umane hanno ancora il potenziale per determinare il corso del clima futuro. È chiara l’evidenza scientifica che mostra che l’anidride carbonica (CO2) è il principale motore dei cambiamenti climatici, anche se altri gas serra e inquinanti atmosferici contribuiscono a influenzare il clima.
“Stabilizzare il clima richiederà riduzioni forti, rapide e costanti delle emissioni di gas a effetto serra, e raggiungere emissioni nette di CO2 pari a zero – ha concluso Zhai – Limitare altri gas serra e inquinanti atmosferici, specialmente il metano, potrebbe avere dei benefici sia per la salute che per il clima”.
In una nota di presentazione del Rapporto, il Segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha affermato che esso è “un codice rosso per l’umanità“.
“I campanelli d’allarme sono assordanti e le prove sono inconfutabili: le emissioni di gas serra dovute alla combustione di combustibili fossili e alla deforestazione stanno soffocando il nostro pianeta e mettendo a rischio immediato miliardi di persone – ha affermato il Segretario generale – Questo rapporto deve suonare una campana a morto per carbone e combustibili fossili, prima che distruggano il nostro Pianeta […] I paesi dovrebbero anche porre fine a tutte le nuove esplorazioni e produzioni di combustibili fossili e spostare i sussidi sulle energie rinnovabili. Entro il 2030, la capacità solare ed eolica dovrebbe quadruplicare e gli investimenti nelle energie rinnovabili dovrebbero triplicare per mantenere una traiettoria netta zero entro la metà del secolo”.