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Commissione UE: il Parlamento approva la squadra della von der Leyen

La nuova Commissione UE si insedierà il 1° dicembre 2019 e la sua azione sarà volta all’attuazione del Green Deal europeo in cui il contrasto ai cambiamenti climatici e sostenibilità , come ha sottolineato nel suo discorso la Presidente, saranno la priorità della sua agenda politica.

Nel corso della sua Sessione plenaria, il Parlamento europeo ha approvato la nomina della nuova, Commissione UE guidata dalla tedesca Ursula von der Leyen, con 461 voti a favore e 157 contrari e 89 astenuti, che si insedierà dal 1° dicembre 2019.

Il ritardo sui tempi previsti è dovuto sia a aspetti legati alla Brexit che alla bocciatura da parte delle competenti Commissioni parlamentari di 3 dei candidati proposti in settembre dalla neo-Commissaria, tra cui quello per i Trasporti che sarebbe dovuto andare alla romena Rovana Plumb e che è stata sostituita con la connazionale Adina Vălean. Anche un altro candidato proposto per un altro  portafoglio importante per le politiche ambientali dell’UE, quello dell’Agricoltura, assegnato definitivamente al polacco Janusz Wojciechowski, è passato solo dopo degli esami di riparazione, anche perché una sua bocciatura avrebbe comportato problemi all’assetto geografico della Commissione UE e soprattutto perché la Polonia aveva condizionato il suo voto alla von der Leyen, dietro la rassicurazione che il suo candidato avrebbe assunto quel posto che assorbe ben il 40% del bilancio UE.

Da sottolineare, comunque, che la Presidente ha ribadito nel suo discorso che la nuova Commissione UE concentrerà la sua azione su ambiente e innovazioni tecnologiche, di cui l’UE deve riaffermare la sua leadership.

Ecco di seguito i passi del discorso di Ursula von der Leyen dedicati alle future politiche ambientali su cui si concentrerà l’azione della nuova Commissione.

“Onorevoli deputate e deputati,
se c’è un settore in cui il mondo ha bisogno della nostra leadership, è la protezione del clima. È una questione di vita o di morte per l’Europa – e per il mondo intero. Come può non essere una questione di vita o di morte, se l’85 % delle persone che vivono in condizioni di estrema povertà abita nei 20 paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici? Come può non essere una questione di vita o di morte, se vediamo Venezia sommersa dall’acqua, le foreste portoghesi in fiamme e i raccolti della Lituania dimezzati dalla siccità? Sono eventi già accaduti in passato, ma mai con la stessa frequenza e intensità. Non c’è un minuto da perdere. Più in fretta l’Europa interverrà, meglio sarà per i nostri cittadini, la nostra competitività e la nostra prosperità.

Il Green Deal europeo è imprescindibile per la salute del nostro pianeta e della nostra popolazione, ma anche per la nostra economia. Frans Timmermans è la persona giusta per realizzare questo obiettivo. E sono lieta del fatto che sarà aiutato da Kadri Simson, Adina Vălean e molti altri. Il Green Deal europeo è la nostra nuova strategia di crescita. Contribuirà a ridurre le emissioni e al tempo stesso creerà occupazione. Al centro vi sarà una strategia industriale che consentirà alle nostre imprese – grandi e piccole – di innovare e di sviluppare nuove tecnologie, creando al contempo nuovi mercati. Stabiliremo standard a livello globale. Questo sarà il nostro vantaggio competitivo. E il miglior modo per assicurare parità di condizioni.

Tutto questo dev’essere nell’interesse dei cittadini europei, che vogliono e si aspettano che l’Europa intervenga in materia di clima e di ambiente. Ma hanno anche bisogno di energia pulita e sicura a prezzi accessibili. Hanno bisogno delle competenze per svolgere i lavori del futuro. Hanno bisogno di spostarsi per svolgere questi nuovi lavori o di collegarsi da casa. E noi dobbiamo fare in modo che queste esigenze siano soddisfatte in maniera sostenibile. Entro la metà del secolo dovremo compiere una transizione generazionale verso la neutralità climatica.

Ma la transizione dev’essere giusta e inclusiva, altrimenti non avverrà. Avrà bisogno di investimenti massicci nell’innovazione, nella ricerca, nelle infrastrutture, nell’edilizia abitativa e nella formazione. Saranno necessari investimenti pubblici e privati, a livello europeo e nazionale. Anche in questo campo, l’Europa sta già dando l’esempio.

L’Unione europea integrerà la dimensione dei finanziamenti per il clima in tutto il suo bilancio, ma anche nei mercati dei capitali e nell’intera catena d’investimento. Nelle regioni che dovranno introdurre i cambiamenti maggiori, sosterremo persone e imprese con un meccanismo mirato di transizione equa, che attingerà a diversi fondi, utilizzerà diversi strumenti e attirerà gli investimenti privati di cui abbiamo bisogno.

La Banca europea per gli investimenti  (BEI) sarà un partner fidato su cui potremo contare per realizzare questo obiettivo. Sono particolarmente soddisfatta dei progressi che la BEI ha compiuto per rafforzare il suo ruolo di banca climatica dell’UE. Ciò accrescerà gli investimenti nelle tecnologie europee e promuoverà le soluzioni che il mondo sta cercando.

Ma dobbiamo fare di più. Noi produciamo solo il 9 % delle emissioni globali. Dobbiamo portare il resto del mondo dalla nostra parte, come stiamo già facendo. Dalla Cina al Canada, passando per la California, altri lavorano con noi ai loro sistemi di scambio di quote di emissione. Phil Hogan farà in modo che nei nostri futuri accordi commerciali sia incluso un capitolo sullo sviluppo sostenibile. I cambiamenti climatici riguardano tutti noi. Abbiamo il dovere di agire e il potere di assumere la guida.

I cittadini hanno a cuore l’aria che respirano, l’acqua che bevono, il cibo che mangiano e la natura che li circonda. Possiamo tutti rallegrarci del fatto che Virginijus Sinkevičius guiderà l’Europa nella lotta per preservare la biodiversità e gli oceani, assicurando al tempo stesso che le comunità costiere e di pescatori possano prosperare.

E poi abbiamo Janusz Wojciechowski, che garantirà che anche i nostri agricoltori possano prosperare nel processo di adattamento alle nuove realtà. La duplice transizione – climatica e digitale – comporterà cambiamenti per tutti, ma lasciatemi fugare ogni dubbio: l’agricoltura rimarrà un elemento prezioso della nostra cultura e del nostro futuro. Abbiamo bisogno di una strategia sostenibiledai campi alla tavola”. Ne fanno parte l’accesso al capitale da parte dei giovani agricoltori e il fatto che i prodotti alimentari importati da Paesi terzi debbano rispettare le norme ambientali dell’Unione europea.

Se faremo bene il nostro lavoro, l’Europa del 2050 sarà il primo continente ad aver raggiunto la neutralità climatica. Sarà una potenza di primo piano nel digitale. Continuerà a essere l’economia che assicura il miglior equilibrio tra il mercato e il sociale. E sarà leader nel risolvere le grandi sfide a livello mondiale.

Il percorso è arduo, il compito non facile. Ma insieme possiamo farcela”.

 

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