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Acque potabili: inquinate da PFAS nel 79% dei campioni prelevati

Greenpeace Italia ha pubblicato il report dell’indagine indipendente svolta nell’ambito della Campagna “Acque senza veleni”, da cui emerge che negli acquedotti di tutte le regioni italiane sono presenti le “sostanze chimiche eterne” (PFAS), alcune molecole delle quali sono considerate cancerogene, con limiti superiori a quelli che dal 1° gennaio 2026 non dovranno essere superati.

Le PFAS (sostanze poli- e per-fluoroalchiliche), le cosiddette “sostanze chimiche eterne“ per la loro persistenza nell’ambiente, che sono da tempo associate a gravi rischi per la salute, sono presenti nel 79% dei 260 campioni delle acque potabili raccolte in 235 città di tutte le Regioni e le Province autonome italiane.

È quanto scaturisce da un’indagine indipendente, condotta tra settembre e ottobre 2024 da Greenpeace Italia nell’ambito della Campagna “Acque senza veleni”, i cui risultati sono raccolti nel report presentato il 22 gennaio 2024.  

Livelli elevati si registrano in Lombardia (ad esempio in quasi tutti i campioni prelevati a Milano) e in numerosi comuni del Piemonte (Torino, Novara, alcuni comuni dell’alessandrino, ma anche Bussoleno in Valle di Susa), del Veneto (anche in comuni fuori dall’area rossa già nota per essere tra le più contaminate d’Europa, come Arzignano, Vicenza, Padova e Rovigo), dell’Emilia-Romagna (Ferrara, Comacchio, Reggio Emilia), della Liguria (Genova, Rapallo, Imperia), della Toscana (Arezzo, Lucca, Prato), della Sardegna (Olbia, Sassari e Cagliari) e Perugia in Umbria.

Le analisi, condotte da un laboratorio indipendente e certificato, hanno determinato la presenza di 58 molecole PFAS, ovvero più del doppio di quelle inserite nelle Linee guida per il monitoraggio delle PFAS, emanate dalla Commissione UE ai sensi della nuova Direttiva concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano, che entrerà in vigore all’inizio del 2026.

Peraltro, l’Agenzia europea per l’ambiente (EEA) che ha recentemente pubblicato un briefing sulla presenza delle PFAS nei fiumi, nei laghi, nelle acque di transizione e costiere d’Europa, rilevando come la maggior parte delle acque monitorate sia inquinata da almeno uno dei tanti composti chimici delle PFAS, ha osservato che i limiti in via di adozione rischiano di essere inadeguati a proteggere la salute umana.

Nonostante l’Italia ospiti alcuni dei più gravi casi di contaminazione dell’intero continente europeo, ad oggi i controlli sulle PFAS nelle acque potabili sono per lo più assenti o limitati a poche aree geografiche. Le molecole più diffuse sono risultate dall’indagine di Greenpeace Italia, nell’ordine, il cancerogeno PFOA (nel 47% dei campioni), seguito dal composto a catena ultracorta TFA (acido trifluoroacetico) in 104 campioni, il 40% del totale, la molecola del gruppo delle PFAS più diffusa sul pianeta, per il quale nel nostro Paese non esistono dati pubblici scientifici che, per le sue stesse caratteristiche, non può essere rimossa mediante i più comuni trattamenti di potabilizzazione. e dal possibile cancerogeno PFOS (in 58 campioni, il 22% del totale). 

Considerando il parametro di legge “Somma di PFAS”, ovvero la somma di 24 molecole il cui valore, a partire dal gennaio 2026, non dovrà superare 100 nanogrammi per litro, le città con le concentrazioni più elevate sono risultate ArezzoMilano (Via Padova) e Perugia, seguite a Arzignano (VI), Comacchio (FE), Olbia (SS), Reggio EmiliaFerraraVicenzaTortona (AL), Bussoleno (TO), PadovaMonzaSan Bonifacio (VR), Ceccano (FR) e Rapallo (GE). 

È inaccettabile che, nonostante prove schiaccianti sui gravi danni alla salute causati dalle PFAS, alcuni dei quali riconosciuti come cancerogeni, e la contaminazione diffusa delle acque potabili italiane, il nostro governo continui a ignorare questa emergenza, fallendo nel proteggere adeguatamente la salute pubblica e l’ambiente – ha dichiarato Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace Italia – Ancora oggi non esiste nel nostro Paese una legge che vieti l’uso e la produzione delle PFAS. Azzerare questa contaminazione è un imperativo non più rinviabile. Il governo Meloni deve rompere il silenzio su questa crisi: la popolazione ha diritto a bere acqua pulita, libera da veleni e contaminanti”.

Greenpeace Italia ha realizzato una mappa interattiva della contaminazione da PFAS in Italia che consente di visualizzare i risultati dei campionamenti in relazione al parametro “Somma delle PFAS” che dal gennaio 2026 non dovrà superare 100 nanogrammi per litro e le Schede grafiche con i dati di ciascuna regione.

Considerando il parametro di legge “Somma di PFAS”, ovvero la somma di 24 molecole il cui valore, a partire dal gennaio 2026, non dovrà superare 100 nanogrammi per litro, le città con le concentrazioni più elevate sono risultate ArezzoMilano (Via Padova) e Perugia, seguite da Arzignano (VI), Comacchio (FE), Olbia (SS), Reggio EmiliaFerraraVicenzaTortona (AL), Bussoleno (TO), PadovaMonzaSan Bonifacio (VR), Ceccano (FR) e Rapallo (GE). 

Greenpeace Italia ricorda di aver lanciato da tempo una petizione che chiede al nostro governo di mettere al bando l’uso e la produzione di tutti le PFAS, sostituendole con alternative più sicure e già disponibili nella quasi totalità dei settori industriali. La petizione, sottoscritta da oltre 136 mila persone, non ha trovato ancora alcun riscontro nell’azione legislativa.

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