Sostenibilità

8 settembre 2011, cerimonia di inaugurazione dello Juventus Stadium

8 settembre 2011 cerimonia di inagurazione dello Juventus stadium

Iniziata l’era degli impianti eco-friendly.

L’8 settembre 2011, in concomitanza con i festeggiamenti per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, si è svolta a Torino la cerimonia di inaugurazione dello Juventus Stadium (non ha ancora il nome che sarà legato ad uno sponsor così come avviene per molti altri stadi calcistici europei), uno dei pochi esempi di stadio calcistico di un Club proprietario dell’impianto in cui effettua le partite interne. In precedenza, in Italia c’è stato solo l’esempio dello Stadio “Giglio” di Reggio Emilia, inaugurato nel 1995, in occasione dell’incontro interno con la Juventus, allorché l’A.C. Reggiana militava in serie A. 

L’interesse per tale evento non è motivato, ovviamente, da partigianeria calcistica, bensì dall’attenzione alla sostenibilità ambientale che alcune caratteristiche dell’impianto presentano.

Già in passato, in occasione dei Campionati Mondiali di Calcio in Germania nel 2006 ed in Sudafrica nel 2010, avevamo analizzato, nell’ambito degli impatti ambientali che tali eventi determinano, anche le soluzioni impiantistiche di economicità, efficienza energetica, consumo di materiali e di acqua, integrazione architettonica al paesaggio, ecc. (cfr.: Regioni&Ambiente, n. 7/8 luglio-agosto 2006, pp. 48-49, e n.6 giugno 2010, pp.44-45)
Si deve osservare che lo sport più seguito del mondo si sta adeguando a costruire i cosiddetti eco-friendly urban stadium che si conformano agli standard di sostenibilità e di sfruttamento delle energie rinnovabili, peraltro richiesti dal manuale FIFA “Football Stadiums: Technical Recomandations and Requirements”.

Nel caso dello Juventus Stadium c’è qualcos’altro, tale da renderlo il più ecocompatibile del mondo. Vediamo perché. L’impianto sorge sulle ceneri del precedente Stadio delle Alpi che era stato realizzato per lo svolgimento delle partite del Campionato Mondiale di Calcio in Italia nel 1990.
Nel 2003 il Comune di Torino vende per 25 milioni di euro allo Juventus Football Club S.p.A. il diritto di superficie per la durata di 99 anni sull’area dello Stadio delle Alpi che viene chiuso nel 2006 alle attività sportive.
Nel 2008 il Consiglio di Amministrazione della società bianconera approvava il progetto architettonico del nuovo stadio, a firma degli architetti Gino Zavanella dello Studio Gau e da Hector Suarez dello Studio Shesa, entrambi con una ampia esperienza nella costruzione di impianti sportivi, che sorgerà sul sito del vecchio, perciò senza ulteriore consumo di suolo.
I lavori di demolizione, iniziati nel novembre del 2008, si sono conclusi a fine marzo 2009, recuperando quanto più possibile il materiale del Delle Alpi. Il calcestruzzo (40.000 mc) derivato dalla demolizione del vecchio impianto è stato opportunamente triturato, trasformato in un materiale simile alla ghiaia, e riutilizzato come sottofondo per rilevato strutturale. Anche la parte interrata del vecchio stadio, compresa la zona del campo di gioco, è stata completamente recuperata. L’acciaio (5.000 tonnellate), l’alluminio (300 tonn.), il rame (100 tonn.) e il vetro (2.000 m2) sono stati inviati negli impianti di rifusione per il riciclaggio e riutilizzati per la nuova costruzione. Grazie alla raccolta differenziata e al principio del “Km 0”, si è avuto un basso consumo di risorse ed un risparmio economico di circa 2,3 milioni di euro.

I lavori di costruzione sono iniziati nel luglio 2009 e sono proseguiti fino ad agosto 2011, ma l’impatto ambientale sulla città, conseguente ai lavori del cantiere, è stato ridotto, anche grazie all’utilizzo di tecniche avanzate. Nella gestione di routine dell’impianto, poi, si utilizzano le fonti alternative di energia e tecnologie innovative per ridurre il consumo di acqua.
Così: – per produrre acqua calda, riscaldare gli ambienti e il terreno di gioco, c’è l’allacciamento alla rete di teleriscaldamento, riducendo le emissioni di gas;
– per scaldare l’acqua sanitaria per gli spogliatoi dei ristoranti ci si avvale di impianti solari termici, riducendo gli sprechi energetici;
– per l’illuminazione di tutto lo stadi, si utilizza i pannelli fotovoltaici con dispositivi di “inseguimento solare”, producendo energia pulita:
– per irrigare il terreno di gioco viene usato un impianto per il recupero delle acque piovane, e risparmiando di almeno il 50% il consumo di acqua necessaria per mantenere in perfette condizioni il manto erboso.

Il nuovo stadio, è stato concepito con i massimi standard di sicurezza con l’accesso, privo di barriere architettoniche, che avviene da quattro ingressi posti sugli angoli, con ampie rampe che seguono il profilo delle collinette verdi sulle quali sorge l’impianto e portano ad un anello che lo circoscrive. In caso di emergenza l’impianto può essere evacuato in meno di 4 minuti.
La copertura in cloruro di polivinile (PVC) degli spalti è sorretta da due pennoni che richiamano la vecchia struttura del “Delle Alpi”. Studiata nella “galleria del vento”, è stata realizzata ispirandosi al profilo delle ali degli aerei: una struttura di grande leggerezza, realizzata in una membrana in parte trasparente ed in parte bianca, per permettere una visione ottimale del campo, sia diurna sia notturna, ed in grado di garantire il passaggio della luce tramite i lucernari, in maniera tale che sia sufficiente per la crescita dell’erba del campo.

La struttura esterna, dal profilo a semicerchio e senza elementi che si distacchino dalla linea di continuità, ricorda quella di un’astronave è composta da 7.000 pannelli in Alucobond® (composito in alluminio e anima in polietilene a bassa densità), colorati in varie sfumature di grigio e bianco, oscillanti e riflettenti, i quali, secondo il designer Fabrizio Giugiaro che ha curato il design degli esterni, danno l’effetto di una “bandiera in movimento”.
Infine, un altro elemento di sostenibilità è offerto dalla capienza di 41 000 spettatori, mentre il “Delle Alpi” ne poteva contare 69.000. Il dato di per sé è già indicativo dei maggiori comfort di cui possono godere gli spettatori, rimanendo comunque al di sopra del limite minimo di 40.000 posti a sedere dei 12 stadi che i Paesi candidati ad ospitare i Campionati Mondiali 2018 e 2022 debbono mettere a disposizione.

Non ci sembra che possa essere considerata “pratica sostenibile” la costruzione di stadi per l’evento, che successivamente siano sotto utilizzati e con una gestione in perdita, come ben sa il Portogallo che, dopo aver costruito nuovi impianti o ristrutturato ampliandoli quelle esistenti per l’occasione del Campionato Europeo di Calcio nel 2004, rispondenti alle richieste FIFA, si ritrova ora con impianti che accolgono mediamente 4.000-5.000 paganti!

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.