Purtroppo le anomalie meteorologiche stanno diventando la normalità non solo nel nostro Paese e Continente, ma a livello globale, come anticipato dalla WMO nel suo Rapporto previsionale diffuso a Lima, dove è in corso la Conferenza Mondiale sul Clima che ci auguriamo possa concludersi con un pre-Accordo da ratificare a Parigi l’anno prossimo, anche se gli effetti delle attuali emissioni climalteranti produrranno il massimo effetto tra 10 anni, come rivela un recente Studio.
Dopo ottobre, anche il mese di novembre 2014 è stato il più caldo dal 1800 ad oggi, con temperature di 3,3 °C sopra la media rispetto a quelle registrate nel periodo compreso fra il 1971 e il 2000, che viene preso convenzionalmente come riferimento.
Lo attestano ancora i dati elaborati dall’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISAC-CNR) di Bologna, la cui Banca dati climatologici omologa la serie storica degli ultimi 200 anni.
Influenzato da una stagione autunnale, eccezionalmente “calda”, anzi la più calda di sempre, con temperature del periodo di +2,1 °C al di sopra della media, ma anche da un inverno di quasi 2 °C superiore alla media (secondo solo all’inverno 2006-2007), l’anno meteorologico 2014 (1° dicembre 2013-30 novembre 2014) che si è appena concluso è risultato, quindi, il più caldo di sempre.
Precedentemente, il primato era stato detenuto dal 2003, anno passato alla storia per la sua estate particolarmente calda, con una ondata di calore che proseguì per settimane, raggiungendo il suo apice nella prima metà di agosto, durante il quale periodo in molte città italiane si registrarono temperature attorno i 40 °C, con conseguente aumento del numero di decessi, specialmente tra le persone anziane, che il Ministero della Salute indico in 4.000 da attribuirsi al caldo.
Viceversa, l’estate 2014 è stata piuttosto fresca ed eccezionalmente piovosa.
Per la verità, tutto l’anno meteorologico 2014 è stato particolarmente piovoso con precipitazioni, che al Nord della penisola sono risultate doppie della media in inverno e del 30% in estate e autunno.
Se non è anomalo che ci siano anni o mesi eccezionalmente caldi, non sfugge tuttavia che i 10 anni più caldi di sempre si siano registrati tutti dopo il 1998, a riprova che il clima in questo millennio si sta riscaldando.
“Se guardiamo i 10 anni più caldi dal 1800 ad oggi, ben nove sono successivi al 2000 – ha sottolineato Michele Brunetti, Ricercatore dell’ISAC-CNR – Dopo il 2014 con un’anomalia di +1.39°C, abbiamo il 2003 (+1.37°C), 2007 (1.33), 2012 (1.31), 2001 (1.29), poi il 1994 che con un’anomalia di +1.11°C è l’unico anno della classifica record relativamente vecchio, dopo di che si torna agli anni 2000: 2009 (+1.01°C), 2011 (0.98), 2000 (0.92), 2008 (0.89)“.
La situazione italiana corrisponde a quella del Continente europeo e a quella Mondiale e la causa di tali fenomeni, secondo il Gruppo di esperti sui Cambiamenti Climatici (IPCC) deve attribuirsi per il 95% delle probabilità alle emissioni di gas climalteranti, come indicato nel Rapporto di Sintesi A5R.
Nei giorni scorsi a Lima, dove si sta svolgendo la Conferenza dell’ONU sui Cambiamenti Climatici, la World Meteorological Organization (WMO) ha presentato il suo rapporto preliminare sulla situazione climatica globale (WMO’s provisional statement on the Status of Global Climate in 2014) che conferma quanto già anticipato nelle scorse settimana dal Goddard Institute for Space Studies (GISS), Divisione di Scienze della Terra della NASA che fornendo i dati delle temperature globali di Ottobre 2014 che con +1,4 °C rispetto alla media del periodo 1951-1980 preso come riferimento, è risultato il terzo mese consecutivo con temperature assai elevate e prossimo al record storico registrato nel 2005, aveva avanzato la possibilità che il 2014 diventi l’anno più caldo mai registrato.
“Quel che è particolarmente insolito e allarmante di quest’anno sono le alte temperature di vaste aree della superficie dell’oceano, comprese nell’emisfero settentrionale – ha dichiarato nell’occasione il Segretario generale WMO, Michel Jarraud – Le emissioni di gas a effetto serra e il loro accumulo in atmosfera stanno rendendo il futuro del Pianeta incerto e inospitale”.
Il 2 dicembre 2014 su Environment Research Letters è stato pubblicato uno Studio che valuta per la prima volta quanto tempo occorre alle emissioni di biossido di carbonio per produrre il suo massimo effetto.
“Le emissioni di CO2 fanno aumentare le temperature globali per circa un decennio, ma poi le temperature rimangono alte per un lungo periodo – ha affermato Ken Caldeira, Scienziato dell’Atmosfera della Carnegie Institution for Science della Stanford University e co-autore della ricerca – Questo significa che se si evita un’emissione, evitiamo un riscaldamento che altrimenti si verificherebbe nel corso di questo decennio, con benefici per noi e, soprattutto, per i nostri nipoti. Questa conclusione potrebbe contribuire a rompere l’impasse sulle politiche volte a ridurre le emissioni di gas serra”.
Speriamo che a Lima i policy maker si rendano conto che ogni anno perduto per la decarbonizzazione dell’economia globale, rischia di avviare il Pianeta verso punti di non ritorno.