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World Economic Forum a Davos: quando la Montagna non “incanta” più

World Economic Forum a Davos quando la Montagna non incanta piu

Dal WEF il monito dei tanti rischi globali, ma qualcuno li va in cerca.

Nel 1912, lo scrittore tedesco Thomas MannPremio Nobel per la letteratura (1929), trascorse tre settimane a Davos (Svizzera), dove la moglie era ricoverata in sanatorio per curarsi di un’affezione polmonare.
Quell’atmosfera ovattata e quella vallata “sospesa” sotto il Flüela-Schwarzhorn (3.146 m.) gli offrirono lo stimolo per il suo romanzo “La montagna incantata” (terminata nel 1924), capolavoro letterario, in cui viene celebrata la decadenza morale del “borghese” agli albori della catastrofe della prima Guerra Mondiale, di cui la tubercolosi ne era la metafora.

“Tutto vi è (o era) lussuoso, anche il concetto del tempo […] Quelle case di cura sono (o erano) un fenomeno tipico del mondo d’anteguerra, pensabili soltanto in una forma di economia capitalistica ancora intatta – spiegherà Mann nel 1939 agli studenti dell’Università di Princeton negli USA dove era emigrato, avendo perduto la cittadinanza tedesca per la sua, non nascosta, avversione al nazismo – I problemi della Montagna incantata per la loro natura non erano adatti alle masse, ma assillavano la massa delle persone colte”.

È difficile sottrarsi a queste reminescenze, leggendo ed ascoltando quanto accaduto, sempre a Davos, all’annuale World Economic Forum (23-27 gennaio 2013), dove si riuniscono gli “happy few” di proustiana memoria, per rimanere su un registro letterario, ovvero le personalità politico-economiche di un “club esclusivo” per partecipare al quale (“c’ero anch’io”) si devono sborsare 71.000 dollari per il biglietto d’ingresso e almeno 156 mila per un accesso di quelle che si chiamano “discussioni private”.

“Se poi siete un Amministratore delegato – ha scritto Federico Fubini sul Corriere della Sera – come minimo volete avere almeno qualche assistente e portaborse intorno a voi. Il pacchetto da cinque posti vale circa 670 mila dollari, al quale aggiungere voli privati, alberghi e feste come quelle di Google che costano almeno 100 mila dollari in bande rock e dj per organizzarle”.
Ovviamente le spese sono a carico delle aziende che, comunque, considerano la partecipazione all’evento come un investimento (i leader politici hanno l’ingresso gratuito, visto che sono quelli che danno l’input per gli stessi investimenti).

È il caso di IHS (Information Handling Service), Società leader di consulenza su settori come energia, ciclo di vita del prodotto, l’ambiente, la sicurezza, nonché partner strategico del WEF, che ha presentato a Davos il Rapporto “Energy and the New Global Industrial Landscape: A Tectonic Shift” (Energia e il nuovo scenario industriale globale: uno spostamento tettonico).
Nel Rapporto si sottolinea che l’evoluzione verso lo sfruttamento di petrolio e gas non convenzionali come quelli contenuti nelle rocce porose e nelle sabbie bituminose (tight oil e shale gas) sta radicalmente cambiando il panorama energetico mondiale, tanto da dare una “grande spinta” alla produzione industriale del Nord America sia nel settore energetico sia in quello chimico, con riflessi anche nell’automotive che dovrà adeguarsi ai nuovi carburanti.
Inoltre, il forte calo dei prezzi dell’energia negli USA, si legge nella presentazione, ha determinato una corsa verso investimenti per l’estrazione da fonti fossili non tradizionali nel Paese, che potrebbe costituire un rischio per l’Europa e l’Asia, che si troverebbero ad affrontare una migrazione produttiva verso il Nord America, con conseguente calo di competitività.

Visto che ci sono tanti Paesi con grandi disponibilità di queste fonti (secondo il Rapporto la Cina potrebbe avere risorse maggiori degli USA), “perché non partecipare a questa rivoluzione di rinascita energetica mondiale?” (l’enfasi retorica della domanda è nostra, ma è sottesa al Rapporto!).

Caso vuole che in questi mesi si stia svolgendo nell’Unione Europea una pubblica Consultazione sugli sviluppi futuri dei combustibili non convenzionali in Europa, in linea con le richieste del:
– Consiglio europeo di valutare il potenziale nei Paesi membri per l’estrazione e l’uso sostenibili delle risorse fossili convenzionali e non di carburanti al fine di migliorare la sicurezza energetica (Conclusioni, 4 febbraio 2011);
– Parlamento europeo di introdurre un quadro comunitario di gestione dei rischi connessi all’esplorazione ed estrazione dei combustibili fossili non convenzionali, al fine di garantire che le disposizioni armonizzate per la protezione della salute umana e dell’ambiente si applichino a tutti gli Stati membri (Risoluzione, 21 novembre 2012).

La Consultazione, aperta fino al 20 marzo 2013 e disponibile in tutte le 23 lingue dell’UE, contiene domande che riguardano aspetti quali le opportunità e i problemi, le possibili misure per ridurre i rischi e per migliorare la trasparenza delle operazioni, oltre a raccomandazioni generali relative agli interventi a livello UE.

A tal fine, la Commissione ha messo a disposizione 3 studi sul gas di scisto per la cui estrazione deve essere impiegata la tecnologia della fratturazione idraulica (fracking) che, oltre al grande consumo di acqua, presenta rischi per la contaminazione chimica delle falde. Dei tre consultabili, segnaliamo quello condotto da una Consorzio di Istituti di Ricerca con a capo l’inglese AEA technology, su incarico della Direzione Generale Ambiente della Commissione UE: Support to the identification of potential risks for the environment and human health arising from hydrocarbons operations involving hydraulic fracturing in Europe).

Quando fu diffusa online questa cartina notturna degli Stati Uniti, costruita sulle immagini satellitari inviate dal 18 aprile al 23 ottobre 2012 dal satellite meteorologico SUOMI NPP gestito dalla NASA in collaborazione con della NOAA, un suo particolare ha subito attirato l’attenzione del corrispondente di NPR, Rovert Krulwich. Un fascio di luce immenso era emesso da un territorio (quello cerchiato) corrispondente al Nord Dakota che non poteva avere cause antropiche, dal momento che la popolazione complessiva dello Stato è di soli 700.000 abitanti.

In verità quel grande ammasso luminoso era determinato dal gas naturale che fuoriesce dalle centinaia di impianti di perforazione che utilizzano la tecnologia fracking per far uscire il petrolio dalle rocce porose. Assieme al petrolio raggiunge la superficie anche il gas naturale che viene lasciato inopinatamente bruciare (gas flaring) perché non è economicamente vantaggioso immetterlo in rete.

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