Uno Studio, condotto da due ricercatori italiani (Università Statale di Milano e Fondazione Lombardia per l’Ambiente) per 3 anni nell’Oltrepò pavese, ha evidenziato come la sfalciatura alternata tra i filari, rende i vigneti più ospitali per la biodiversità e più “funzionanti” da un punto di vista ecosistemico, a beneficio anche della stessa viticoltura.
A livello globale, l’intensificazione dell’agricoltura rappresenta una grave minaccia per la biodiversità e per gli ecosistemi e, in questo contesto, la viticoltura appare particolarmente rilevante. Le superfici vitate sono infatti in costante incremento, e la stragrande maggioranza dei vigneti è contraddistinta da un’intensità di gestione che generalmente lascia poco spazio a forme di vita diverse dalla vite stessa, con ovvi impatti sulla biodiversità e sugli ecosistemi locali.
Lo Studio “No more silent (and uncoloured) springs in vineyards? Experimental evidence for positive impact of alternate inter-row management on birds and butterflies”, condotto da due ricercatori italiani e pubblicato sul Journal of Applied Ecology, ha evidenziato come una semplice misura gestionale, individuata sulla base dei risultati di ricerche pregresse, possa contribuire all’ambizioso e importante obiettivo di rendere i vigneti più ospitali per la biodiversità e più “funzionanti” da un punto di vista ecosistemico, a beneficio anche della viticoltura stessa.
Lo Studio, realizzato con il sostegno di Fondazione Lombardia per l’Ambiente e Fondazione Cariplo, è stato condotto in Oltrepò pavese, una delle aree viticole più importanti dell’Italia settentrionale, ma anche una delle aree caratterizzate dalla maggiore diversità biologica, ha condotto nel corso di tre anni un esperimento per verificare l’effetto della gestione alternata della vegetazione al suolo nei vigneti sulla biodiversità. La gestione alternata implica il taglio dell’erba o la lavorazione del suolo (a seconda del sistema adottato dal viticoltore) in una interfila (lo spazio tra due file di viti) ogni due, anziché in tutte le file.
Durante la sperimentazione, gli agricoltori tagliavano l’erba o lavorano il suolo (attraverso fresatura o altre lavorazioni superficiali) a file alterne, per poi tagliare o lavorare le file precedentemente non trattate dopo un periodo di alcune settimane. Dopo un primo anno senza interventi, la gestione alternata dell’interfila è stata adottata in un numero variabile di siti in primavera-estate nei due anni successivi, secondo un disegno sperimentale di tipo BACI (Before and After Control-Impact), quello più indicato per la valutazione dell’effetto di trattamenti e sperimentazioni. Come gruppi biologici target, per la loro sensibilità alle variazioni ambientali sono stati scelti uccelli e farfalle, che sono stati censiti lungo transetti lineari di 200m di lunghezza, ricadenti in vigneti sia convenzionali che biologici, con e senza gestione alternata.
I risultati dei censimenti, in relazione all’adozione della misura sperimentale, hanno mostrato un effetto positivo della gestione alternata dell’interfila sul numero di specie per transetto, sia per quanto riguarda gli uccelli che le farfalle. La gestione alternata inoltre favorisce la ricchezza specifica e l’abbondanza di uccelli insettivori (importanti per limitare specie potenzialmente dannose per le coltivazioni) e granivori (che contribuiscono a contenere le cosiddette “erbacce”), mentre mostra un effetto più debole sulle specie che potrebbero eventualmente arrecare danni alla produzione, in quanto potenziali consumatori di uva.
Parallelamente, i ricercatori hanno valutato gli effetti della tipologia di uso del suolo su questi stessi gruppi di uccelli: quella più importante per i potenziali servizi ecosistemici forniti dagli uccelli è la copertura di cespugli, che aumenta ricchezza e abbondanza di insettivori e granivori, ma non quelle dei potenziali consumatori di uva.
“Si può immaginare l’alternanza di interfila con erba alta e con erba bassa o suolo lavorato, come un sistema cucina-sala da pranzo per gli uccelli insettivori – ha affermato Mattia Brambilla, ricercatore di Ecologia presso il Dipartimento di Scienze e politiche ambientali dell’Università Statale di Milano e principale autore dello Studio – Le fasce con abbondante vegetazione erbacea consentono la presenza di invertebrati e, in particolare, di insetti, che vengono predati molto più facilmente dagli uccelli dove l’erba è bassa o assente. Anche per alcune specie granivore, è sicuramente più facile reperire i semi dove la copertura del suolo è più scarsa”.
La gestione alternata dell’interfila del vigneto, molto facile da adottare, può quindi contribuire ad aumentare rapidamente l’idoneità dei vigneti per la biodiversità. Al tempo stesso, essa può incrementare anche i servizi ecosistemici (“offerti” dagli uccelli e importanti anche per gli agricoltori) e l’attrattività delle aziende per attività ricreative in natura, contribuendo così alla loro multifunzionalità.
“Dove l’erba è tagliata in modo uniforme, o il suolo è interamente lavorato, è più difficile trovare piante fiorite e il periodo di disponibilità di risorse alimentari per le farfalle (e per molti altri impollinatori) è molto più ridotto – ha sottolineato Francesco Gatti, entomologo presso la Fondazione Lombardia per l’Ambiente e Presidente della IOLAS (Associazione per lo Studio e la Conservazione delle Farfalle), nonché co-autore dello Studio – La gestione alternata assicura una più regolare e frequente presenza di fiori, in grado di offrire alle farfalle le risorse trofiche di cui necessitano”.
Ma cosa cambia per gli agricoltori?
Secondo i ricercatori,i viticoltori coinvolti nella sperimentazione non hanno riportato effetti negativi dovuti alla gestione alternata. Al contrario, diversi di loro hanno notato un impatto positivo sulla percezione delle proprie aziende da parte dei consumatori, interessati alle iniziative per la biodiversità che sono state illustrate da apposito materiale divulgativo messo a punto nell’ambito del progetto e spiegate attraverso incontri partecipativi organizzati dalla Società cooperativa Eliante, con i portatori di interesse locali.
“La gestione alternata può diventare parte di interventi e strategie per la biodiversità (tra cui quelle legate alla nuova Politica Agricola Comune), ma dovrebbe essere idealmente associata a concomitanti strategie a livello di paesaggio per massimizzarne i benefici e la portata – hanno concluso i ricercatori – Mantenere o ricreare fasce arbustate e porzioni di prato, per esempio, è fondamentale per molte specie di uccelli e farfalle”.
In copertina: Esempio di sfalcio alternato (Foto: Mattia Brambilla)