Green economy Sostenibilità

Stati Generali della Green Economy: presentato il pacchetto di proposte

Nel corso dell’edizione digital di Ecomondo-Key Energy hanno preso il via gli Stati Generali della Green Economy con la presentazione della Relazione sullo stato della green economy 2020, che contiene un pacchetto articolato di 50 proposte per mettere il Green Deal al centro della ripresa in grado di evitare, oltre che un’altra pandemia, gli effetti catastrofici dei cambiamenti climatici.

Si sono aperti oggi (3 novembre 2020), nell’ambito di Ecomondo-Key Energy in versione digital a seguito delle ulteriori misure per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid-19 previste dal DPCM 24 ottobre 2020, gli Stati Generali della Green Economy, il Convegno promosso dal Consiglio Nazionale della Green Economy, composto da 69 organizzazioni di imprese della green economy in Italia, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) e con il patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE) e della Commissione europea, e con il coordinamento della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile (FoSS). 

Gli Stati Generali della Green Economy che si svolgeranno in due giornate (3-4 novembre 2020) e che per questa IX edizione il focus prescelto è “Uscire dalla crisi con un Green Deal. Una nuova fase per la green economy in Italia”, sono stati aperti, come di consueto, dalla “Relazione sullo stato della green economy 2020”, presentata dal Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Edo Ronchi.

Il Green deal si conferma la via per una più forte e duratura ripresa in Italia perché valorizza le sue migliori potenzialità e in questa direzione dovrebbero essere indirizzati i fondi di Next Generation EU – ha dichiarato Ronchi – Utilizzare ora bene queste risorse per arrivare alla neutralità carbonica entro il 2050, significa evitare che, dopo la crisi epidemica da Covid-19, si debba affrontare un’altra grave crisi globale: quella dei cambiamenti climatici”.

Le proposte, approvate dal Consiglio Nazionale della Green Economy, hanno il duplice scopo di:
contribuire a tradurre le potenzialità del nuovo contesto in proposte di misure per lo sviluppo degli investimenti per la green economy da attuare nel breve termine per la ripresa dell’economia italiana;
consolidare un quadro di riferimento per le riforme necessarie per un salto di qualità nello sviluppo della green economy in Italia.

Le proposte spaziano dalle innovazioni tecnologiche per la produzione di idrogeno verde all’adozione di criteri stringenti per indirizzare gli investimenti; dagli incentivi per tecnologie di riciclo dei rifiuti plastici e del settore edile all’aumento fino al 30% del territorio e del mare tutelato; dalla riduzione del tasso di motorizzazione privato italiano al di sotto di 500 auto per 1.000 abitanti entro il 2030; fino all’incremento dell’agricoltura biologica e al taglio dei fertilizzanti chimici.

Il pacchetto di 50 proposte dettagliate si articolano in misure per incrementare gli investimenti e misure di indirizzo programmatico e di riforma e sono il risultato di una discussione di organizzazioni di imprese e di esperti, e si concentrano su 5 settori.

Energia e clima
Si punta a indirizzare i finanziamenti europei di Next Generation EU a supporto dei processi di innovazione tecnologica per la produzione di idrogeno verde, per la decarbonizzazione, per potenziare -sia con nuovi impianti sia migliorando la capacità esistente- produzione, distribuzione, stoccaggio e uso di fonti rinnovabili di energia e miglioramenti dell’efficienza energetica. Puntano inoltre a sostenere un utilizzo esteso dell’ecobonus 110%, da estendere fino al 2024, applicare criteri climatici stringenti per indirizzare gli investimenti, a introdurre una graduale carbon tax per i settori non coperti dall’EU-ETS.

Economia circolare
Aumentare i finanziamenti del Piano transizione 4.0 – prorogando per un quinquennio le misure di sostegno agli investimenti delle imprese e raddoppiando sia la misura degli incentivi sia il limite degli investimenti agevolabili – per sostenere, attraverso il credito d’imposta, investimenti destinati a misure per l’economia circolare quali, ad esempio, la progettazione di prodotti che durino più a lungo e siano concepiti per essere riutilizzati, riparati o sottoposti a procedimenti di riciclo; incentivare gli investimenti per lo sviluppo della bioeconomia circolare, per l’utilizzo della biomassa locale e nazionale, per migliorare gli impianti e le tecnologie, per l’utilizzo dei sottoprodotti, il riciclo dei rifiuti in plastica, del settore edile, nonché quelli organici e dei fanghi.

Green city e territorio
Finanziare un programma nazionale di rigenerazione urbana
che recuperi e valorizzi aree degradate ed edifici dismessi per non consumare nuovo suolo, aumentare le infrastrutture verdi e gli spazi e adottando misure di mitigazione e di adattamento climatico. Per sostenere la ripresa in chiave green si punta inoltre ad aumentare al 30% territorio e mare tutelati.

Mobilità urbana 
Aumentare gli investimenti con l’obiettivo di potenziare il trasporto pubblico, la sharing mobility, le piste ciclabili, facendo scendere al 2030 il tasso di motorizzazione privato italiano al di sotto di 500 auto per 1.000 abitanti. E inoltre estendere gli incentivi all’elettrificazione, raggiungere entro il 2030 la quota del 25% dei consumi di energia prodotta da fonti rinnovabili nel settore dei trasporti.

Sistema agroalimentare 
Si propone di incentivare la diffusione delle produzioni agricole basate sui principi dell’agroecologia che favoriscono la limitazione dell’uso di prodotti fitosanitari, l’incremento della fertilizzazione organica, la riduzione delle emissioni di gas serra, la cattura del carbonio nonché l’aumento della produzione biologica. Attivare iniziative di incentivazione fiscale per l’applicazione di modelli di business circolari nei settori della trasformazione alimentare.

A conclusione della sua presentazione, Edo Ronchi ha ricordato che 100 esponenti di imprese e organizzazioni italiane hanno lanciato un Appello perché ci sia coerenza e attenzione alle misure per il clima.
Sarebbe assurdo – ha sottolineato Ronchi – da una parte, finanziare la riduzione delle emissioni e, dall’altra finanziare, con le nuove risorse europee, anche attività che generano aumenti di tali emissioni”.

 

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