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Giornata contro lo spreco alimentare: il Rapporto “Il caso Italia” 2022

In occasione della IX Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare (5 febbraio 2022), anticipata con un evento svoltosi a Roma il giorno prima, sono stati diffusi i dati del Rapporto 2022 di Waste Watcher International, su monitoraggio Ipsos, da cui emerge che il ritorno alla vita sociale, nella convivenza con il virus, ci ha resi meno attenti nella gestione e fruizione del cibo.

Il 5 febbraio 2022 è la IX Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, promossa dal Ministero dell’Ambiente, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari (DISTAL) dell’Università di Bologna e di  Waste Watcher International, che quest’anno ha per focus “One health, one earth. Stop food waste”, anticipata da un evento svoltosi oggi (4 febbraio 2022) a Roma nello Spazio Europa, sede di Rappresentanza Permanente della Commissione europea, per iniziativa della Campagna Spreco Zero di Last Minute Market, con il patrocinio della Commissione UE, dei Ministeri della Transizione Ecologica e degli Affari Esteri, di RAI per il Sociale.  

Per l’occasione sono stati diffusi i dati del Rapporto “Il caso Italia2022 di Waste Watcher International, su monitoraggio dell’Ipsos, che mostra dei dati in controtendenza rispetto all’ultimo biennio. Infatti, torna a crescere lo spreco di cibo tra gli italiani, interrompendo un trend positivo che si era affermato soprattutto durante la fase più acuta della pandemia.

Durante l’ultimo anno, in Italia, si contano 7 miliardi di euro buttati nei rifiuti, una cifra che corrisponde allo sperpero annuo di 1.866.000 tonnellate di cibo (un aumento di circa il 15% in più rispetto all’anno precedente). 

Ecco alcuni dei principali risultati 

– In media, a settimana, gli italiani gettano nella spazzatura circa 595,3 grammi di cibo, ovvero 30,956 kg annui (circa il 15% in più dell’anno precedente, in cui si sono gettati via 529,3 grammi di cibo).

– La top 5 degli alimenti più sprecati è rimasta pressoché invariata rispetto all’anno precedente. In prima posizione troviamo la frutta fresca (25,5 grammi), seguita da insalate (21,4 grammi), pane fresco (20,0 grammi), verdure (19,5 grammi) e cipolle, aglio, tuberi (18,7 grammi).

– Chi spreca più cibo in Italia? I dati del Rapporto si accentuano al Sud (+18% di spreco rispetto alla media nazionale), nelle famiglie senza figli (+12%), nei ceti medio-bassi (+12%), nei ceti popolari (+7%) e nei comuni medi (+8%).

– Tra le cause che stanno alla base dello spreco alimentare si notano piccole differenze rispetto all’anno scorso. In particolare, quest’anno, alla domanda “Perché la mia famiglia spreca?“, il 47% degli intervistati afferma di dimenticarsene, trovando il prodotto scaduto/deteriorato. Invece, alla domanda: “Perché le altre famiglie sprecano?” la maggioranza degli intervistati (45%) ritiene che acquistano troppo cibo.

 – Invece, durante la fase di consumo del cibo, l’86% degli intervistati dichiara di mangiare prima il cibo deperibile oppure di valutare attentamente le quantità necessarie prima di cucinare. L’85% afferma di conservare il cibo avanzato, di mangiare tutto ciò che si è preparato oppure di controllare se gli alimenti scaduti possano essere ancora consumati. 

– Quali sono i provvedimenti che possono aiutare le famiglie e i singoli ad adottare comportamenti virtuosi nella lotta allo spreco di cibo? L’89% degli intervistati ritiene fondamentale l’istruzione nelle scuole, l’85% sostiene che sia utile mostrare ai cittadini gli effetti negativi dello spreco alimentare ha sull’ambiente e sull’economia, un altro 83% pensa che si potrebbero migliorare le etichette sulle modalità di consumo.

Il ritorno alla vita sociale, nella convivenza con il virus, ci rende probabilmente meno attenti nella gestione e fruizione del cibo. Vale complessivamente 7,37 miliardi di euro lo spreco del cibo nelle nostre case: una cifra vertiginosa, ovvero il doppio di quanto ha stanziato il Governo per sostenere il contrasto al caro energia. Se includiamo anche lo spreco alimentare di filiera – produzione / distribuzione / commercio – che pesa per 5.164.928 tonnellate, arriviamo a uno spreco nazionale di cibo del valore di quasi 10 miliardi e mezzo, il valore dell’investimento dell’ultima manovra per le infrastrutture italiane (dati Dipartimento Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università di Bologna su rilevazioni Istat / Waste Watcher per Campagna Spreco Zero).

La tendenza a una diminuzione dello spreco alimentare domestico, che a livello nazionale e globale gioca la parte del leone con un’incidenza del 60-70% sulla filiera campo-tavola, ha interrotto sensibilmente il suo slancio positivo con il ritorno alla vita sociale, sia pure in distanziamento e nella delicata convivenza con il virus – ha affermato l’agroeconomista Andrea Segrè, fondatore della Campagna  Spreco Zero e della Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare – Una battuta di arresto che si spiega in parte per la ripresa del consumo extra-domestico, pur con tutte le limitazioni del caso e in parte per la difficoltà generale delle condizioni di vita dell’ultimo anno e il disorientamento generato da una pandemia che stenta ad allentarsi. L’Italia resta comunque la nazione più virtuosa nel “G8 [NdR: Il recente Food Sustainability Index 2021 di Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition (BCFN) e Economist Impact, presentato il 25 gennaio 2022, un Indice globale composito di 38 indicatori e 95 metriche individuali, con cui vengono analizzati i sistemi alimentari di 78 Paesi basandosi su 3 pilastri (lotta agli sprechi alimentarisfide nutrizionali e agricoltura sostenibile) pone l’Italia al 2° posto dopo il Canada per la lotta agli sprechi alimentari]. Tuttavia guardando anche alla tipologia dei prodotti che sprechiamo – frutta, verdura, pane… – è evidente che dobbiamo fare ancora molta strada per ridurre lo spreco e migliorare la nostra dieta alimentare. La via maestra resta dunque quella di una svolta culturale che sostenga l’adozione e la replica delle buone pratiche nel nostro quotidiano, dall’acquisto del cibo alla sua gestione e fruizione. Per questo rilanciamo la proposta di mettere al centro dei programmi di educazione civica, nelle scuole, i temi dell’educazione alimentare e ambientale”.

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