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SDG dell’Agenda ONU al 2030: rischiano di essere raggiunti nel 2082

Secondo il Social Progress Index 2020, se i Paesi non intraprendono azioni significative per prevenire il regresso causata dalla pandemia di Covid-19, il mondo raggiungerà gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) dell’Agenda ONU al 2030 non prima del 2082. 

Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) dell’Agenda ONU al 2030 si prefiggono, tra l’altro, di porre fine alla povertà e alla fame, rendere l’istruzione universale, ripristinare il mondo naturale e molto altro ancora entro il 2030. Ma, in base alle tendenze attuali, sembra che i Paesi non possano conseguirli prima del 2082, a meno che non vengano intraprese azioni urgenti per ridurre l’impatto della pandemia di Covid-19.

La triste previsione viene dal Social Progress Index 2020 pubblicato da Social Progress Imperative (SPI), una Ong con sede a Washington (DC) che fornisce ai responsabili delle decisioni, ma anche a comuni cittadini, i dati più aggiornati sulla salute sociale e ambientale dei propri Paesi per aiutarli a dare priorità alle azioni che accelerino il progresso sociale.

L’Indice viene definito da SPI come “la capacità di una società di soddisfare i bisogni umani fondamentali dei suoi cittadini, stabilire gli elementi costitutivi che consentono ai cittadini e alle comunità di migliorare e sostenere la qualità della loro vita e creare le condizioni per tutti gli individui per raggiungere il loro pieno potenziale”. 

L’ Indice di Progresso Sociale (SPI), ideato da grandi economisti vincitori del Premio Nobel come Amartya Sen, Douglass North e Joseph Stiglitz, è una misura globale della qualità della vita reale, indipendentemente dai fattori economici, che integra le tradizionali misure, come il PIL.

L’Indice, messo a punto dal SPI, fornisce i risultati relativi a tutti i 17 SDG di 163 Paesi, in quadro semplice e rigoroso, per tracciare il percorso per l’attuazione dell’Agenda ONU al 2030.

L’indice combina 3 dimensioni: Bisogni; Benessere; Opportunità. Ogni dimensione include 4 componenti, composti a loro volta da 3-5 indicatori, selezionati per la metodologia usata da organizzazioni di livello mondiale.

Le Nazioni Unite hanno già avvertito che la pandemia ha impedito a più di 1,3 miliardi di bambini la frequenza scolastica, che potrebbe far sperimentare l’insicurezza alimentare quest’anno a 130 milioni di persone, e che impatta più duramente sulle persone più vulnerabili.
Tra la doppia sfida del Covid-19 e del declino economico – sottolinea SPI – è più importante che mai disporre dei migliori dati sociali per comprendere il momento attuale e guidare la ripresa”. 

Il Social Progress Index guarda oltre la pandemia, considerandola un catastrofico contrattempo verso il conseguimento degli SDG. In questo contesto, il report sostiene che il mondo ha compiuto progressi significativi su varie questioni negli ultimi dieci anni. Dal 2014, anno della prima edizione, il punteggio medio mondiale è aumentato da 60,63 a 64,24 e si è registrato un miglioramento su 8 delle 12 componenti del progresso sociale, soprattutto nell’accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari, all’istruzione, alla casa, alle informazioni e alle comunicazioni.

Nonostante questi progressi complessivi, i diritti personali e l’inclusività sono diminuiti dal 2011, mentre il mondo è rimasto fermo sulla qualità ambientale e sulla sicurezza personale

La Top ten dei Paesi, socialmente più progrediti, è costituita nell’ordine da: Norvegia (92,73/100); Danimarca (92,11); Finlandia (91,89); Nuova Zelanda (91,64); Svezia (91,62); Svizzera (91,42); Canada (91,40); Australia (91,29); Islanda (91,09); Paesi Bassi (91,06).

Kirghizistan e Ghana sono stati i Paesi che sono migliorati di più rispetto alla loro classe di PIL, in relazione al quale Arabia Saudita e Nuova Guinea equatoriale sono quelli che sono migliorati di meno. Il progresso più rapido negli ultimi dieci anni si è registrato nei Paesi in via di sviluppo, con GambiaEtiopia e Tunisiache hanno mostrato notevoli miglioramenti.

Gli Stati Uniti, al 28° posto, sono l’unico paese del G7 ad aver peggiorato il proprio punteggio di progresso sociale, e uno dei  soli 3 che nell’ultimo decennio hanno peggiorato la performace,  in gran parte a causa del declino dei diritti personali e dell’inclusività

L’Italia si colloca al 23° posto su 163 Paesi monitorati, con un punteggio complessivo di 87, 36/100, penalizzata soprattutto per gli scarsi risultati della dimensione Opportunità.

La Ong SPI ha collaborato con Ipsos, una delle più grandi società globali di ricerche di mercato, per condurre sondaggi sull’opinione pubblica relativamente al progresso sociale alla luce della pandemia di Covid-19. La ricerca indica che la maggior parte delle persone nei Paesi più colpiti dalla pandemia desidera che i piani di ripresa si concentrino sul progresso sociale, piuttosto che sulla crescita economica, non solo mentre la crisi sanitaria e economica prosegue, ma anche quando sarà finita. I giovani, in particolare, costituiscono la stragrande maggioranza di coloro che hanno tale opinione.

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