Cambiamenti climatici Clima

Rapporto UNEP: siamo fuori dalla traiettoria per i +2 °C

UNEP siamo fuori dalla traiettoria

Come da consuetudine, in vista della prossima Conferenza delle Parti della Convenzione ONU sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC-COP21) che avrà luogo a Parigi dal 30 novembre al 12 dicembre 2015, l’UNEP (Agenzia Ambiente delle Nazioni Unite) ha pubblicato “Emissions Gap Report 2015”, giunto alla V edizione, che ha lo scopo di monitorare se gli impegni assunti dai Paesi alla Conferenza di Copenhagen (2009) di mantenere entro i +2 °C il riscaldamento globale entro la fine del secolo, sono nella giusta traiettoria per cogliere il bersaglio.

Ebbene, secondo quanto emerge dal Rapporto stilato da 38 eminenti scienziati provenienti da 22 Gruppi di ricerca di 14 Paesi, che hanno preso in esame gli INDCs presentati alla Segreteria dell’UNFCCC al 1° ottobre 2015 da 146 Paesi (compresi quelli che fanno parte dell’UE considerati in blocco) e che rappresentano l’88% delle emissioni globali di gas ad effetto serra, con una probabilità superiore al 66% si raggiungerebbe alla fine del secolo una temperatura media globale di 3,5 °C.

Per mantenersi nella giusta traiettoria del limite di incremento della temperatura, oltre il quale gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici, secondo gli scienziati, sarebbero irreversibili, nel 2030 non si dovrebbero superare le 42 GTCO2/eq/anno. Se gli impegni presi fossero effettivamente attuati si taglierebbero circa da 4 a 6 miliardi di GTCO2/eq/anno che sommati agli altri impegni climatici assunti in precedenza potrebbero arrivare a ridurre le emissioni fino ad un massimo di 11 GTCO2/eq/anno ovvero meno della metà di quel che sarebbe necessario per rimanere nella traiettoria del percorso necessario.

Gli attuali INDCs, in combinazione con le politiche attuate negli ultimi anni, costituiscono un impegno senza precedenti e un vero e proprio innalzamento dei livelli di ambizione degli Stati aderenti alla Convenzione sui Cambiamenti Climatici nell’affrontare questa grande sfida globale – ha dichiarato in video Conferenza durante la presentazione del Rapporto avvenuto a Ginevra il 6 novembre 2015, il Direttore esecutivo dell’UNEP Achim Steiner – Tuttavia, per colmare il divario è necessario che l’Accordo di Parigi adotti un approccio dinamico, in cui le ambizioni,la mobilitazione di finanziamenti e le altre forme di cooperazione possono essere proiettati verso l’alto ad intervalli regolari. Parigi è un’opportunità per accelerare gli sforzi internazionali di avanzamento”.

Gli INDCs, si afferma nel Rapporto, comporteranno con ogni probabilità benefici oltre le riduzioni stimate dei livelli di emissioni dei gas serra, nella misura in cui le nuove politiche e le azioni per il clima stanno catalizzando il processo, incentivando l’esplorazione dei legami tra sviluppo e clima. In questo senso, Parigi potrebbe costruire e sostenere questi processi e fornire il quadro di riferimento per la mobilitazione di più avanzati sforzi di mitigazione.

Una maggiore efficienza energetica, con una particolare attenzione al mondo dell’industria, delle costruzioni e dei trasporti, nonché l’uso esteso delle tecnologie per la produzione di energia rinnovabile, saranno determinanti. Altri settori chiave, si sottolinea nello studio, sono rappresentati dalla silvicoltura, dall’agricoltura e dai rifiuti.

Un focus particolare viene dedicato alla riforestazione, riconoscendo le significative opportunità di contrastare i cambiamenti climatici con l’implementazione delle azioni REED+ ovvero degli sforzi dei Paesi per ridurre le emissioni dovute alla deforestazione e al degrado delle foreste che costituiscono la seconda causa del global warming.

C’è un alto livello di interesse per le azioni legate alle foreste – ha dichiarato nel corso della presentazione Jacqueline McGlade, ex Direttrice dell’Agenzia Europea dell’Ambiente ed attualmente Capo scientifico dell’UNEP – Si potrebbe arrivare a livelli di 3, forse anche 7 o 8 GTCO2 ma sussistono fattori economici e di uso dei suoli che ne limitano il potenziale [ndr: secondo il rapporto il potenziale teorico sarebbe in grado di colmare il 70-80% del gap stimato]”.

Si ritorna, quindi, al problema dei finanziamenti che hanno costituito il punto più difficoltoso dell’ultimo turno previsto dei Climate Talks a Bonn.

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