Il Gruppo indipendente di scienziati ha diffuso il Rapporto che i Paesi dell’ONU aveva richiesto nel 2016 per valutare lo stato dei progressi dell’Agenda 2030 sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e che costituirà la base di discussione del Forum politico di alto livello alle Nazioni Unite (24-25 settembre 2019).
“Conseguire il benessere umano e sradicare la povertà per tutta la popolazione della Terra, che dovrebbe arrivare a otto miliardi e mezzo entro il 2030, è ancora possibile, ma solo se si verificherà un cambiamento fondamentale e urgente nel rapporto tra persone e la natura, e una significativa riduzione delle disuguaglianze sociali e di genere tra e all’interno dei Paesi”.
È questo l’assunto del nuovo Global Sustainable Development Report (GSDR 2019) dal titolo “The Future is Now: Science for Achieving Sustainable Development”, richiesto nel 2016 dai Paesi ONU e realizzato da un gruppo indipendente di 15 scienziati nominati dal Segretario generale, che sarà presentato al Forum politico di alto livello sullo sviluppo sostenibile che avrà luogo presso la sede dell’ONU (New York, 24-25 settembre 2019), ma già reso disponibile.
Il Rapporto, il primo del suo genere da quando 4 anni fa sono stati adottati gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS), valuta i progressi verso il 2030 e contiene i risultati delle ricerche scientifiche sui mezzi di sostentamento oceanici, sul consumo sostenibile, sulla produzione e sulla gestione del rischio di catastrofi.
Il Rapporto sostiene che la comprensione delle interconnessioni tra i singoli OSS e gli attuali sistemi messi in atto dalla società, sarà essenziale per riuscire ad elaborare politiche che gestiscano i difficili compromessi. L’attuale tabella di marcia che crea crescita economica aumentando il consumo di beni materiali non è più un’opzione praticabile a livello globale: le proiezioni indicano che l’uso globale delle materie prime è destinato quasi a raddoppiare tra il 2017 e il 2060, da 89 Gigaton a 167 Gigaton, con conseguente aumento delle emissioni di gas a effetto serra e di altri effetti tossici come quelli indotti dalla loro estrazione provenienti da miniere e da altre fonti di inquinamento.
L’attuale modello di sviluppo ha dato benessere a centinaia di milioni di individui, ma ha creato altri nuovi poveri e determinato nuove privazioni; ha portato a livelli di disuguaglianza senza precedenti che minano l’innovazione, la coesione sociale e la crescita economica sostenibile; ha avvicinato il mondo ai punti di non ritorno del sistema climatico globale e della perdita di biodiversità. Per cambiare rotta, gli scienziati affermano che il mondo deve trasformare radicalmente una serie di aree chiave delle attività umane, tra cui il cibo, l’energia, i consumi e la produzione e le città.
Affinché questo possa realizzarsi, deve essere intrapresa un’azione coordinata di Governi, Imprese, Comunità, Società civile e singoli individui. La scienza ha un ruolo particolarmente vitale da svolgere, un ruolo che può essere ulteriormente rafforzato aumentando gli investimenti negli studi per la sostenibilità. Il raggiungimento degli OSS, sottolineano gli autori del Rapporto, richiede fondamentalmente il disaccoppiamento (decoupling) della crescita economica dal degrado ambientale, riducendo allo stesso tempo le disparità sociali e di genere in termini di ricchezza, reddito e accesso alle opportunità.
Poiché non tutti i Paesi partono dalle stesse condizioni, in quelli più poveri saranno necessari livelli di crescita più elevati, per garantire servizi e infrastrutture sociali di qualità, sottolineando allo stesso tempo che “prima crescere e poi ripulire” non è un’opzione.
I Paesi sviluppati devono cambiare i loro modelli di produzione e consumo, anche limitando l’uso di combustibili fossili e materie plastiche, incoraggiando, al contempo, investimenti pubblici e privati in linea con gli OSS.
Gli scienziati suggeriscono che le Nazioni Unite potrebbero promuovere una nuova denominazione (label) degli investimenti per lo sviluppo sostenibile, con parametri e linee guida chiari, per incoraggiare e premiare gli investimenti nelle industrie e nei mercati finanziari che promuovano lo sviluppo sostenibile e scoraggino gli investimenti che non lo fanno.
L’ampia trasformazione necessaria non sarà facile, e il Rapporto sottolinea la necessità di una adeguata consapevolezza e conoscenza su basi scientifiche che possano anticipare e mitigare le tensioni e gli svantaggi conseguenti ai diffusi cambiamenti strutturali. Ad esempio, coloro che perdono posti di lavoro nel passaggio dai combustibili fossili e da altre industrie in contrasto con un futuro sostenibile dovrebbero essere supportati con sussidi, pensionamenti anticipati o altre forme sostitutive [ndr: vedi gli articoli “Giusta transizione” qui e qui].
Il Rapporto individua 20 punti su cui azioni mirate possono creare progressi trasformativi e accelerati verso molteplici obiettivi e traguardi nel prossimo decennio. In particolare, vengono segnalate le trasformazioni che debbono intervenire nei sistemi alimentari ed energetici che stanno portando il mondo verso punti di non ritorno ambientali, ma che sono anche aree cruciali per la salute umana e il benessere.
Secondo i redattori del Rapporto, il sistema alimentare deve subire cambiamenti diffusi nelle infrastrutture, nelle abitudini culturali e sociali e nelle politiche insostenibili che lo stanno sorreggendo. Attualmente, circa 2 miliardi di persone soffrono di insicurezza alimentare e 820 milioni di persone sono denutrite. Allo stesso tempo, i tassi di sovrappeso stanno crescendo in quasi tutte le regioni del mondo, con numeri globali che raggiungono 2 miliardi di adulti in sovrappeso e 40 milioni di bambini di età inferiore ai 5 anni.
Per i Paesi in via di sviluppo sono necessari piani di protezione sociale più forti per garantire la sicurezza alimentare e un’adeguata nutrizione. I Paesi devono ridurre l’impatto ambientale dei loro sistemi di produzione alimentare, considerando l’intera catena del valore, riducendo gli sprechi alimentari e la dipendenza dalle fonti proteiche di origine animale. I Paesi in via di sviluppo e quelli sviluppati devono entrambi prestare maggiore attenzione alla malnutrizione in tutte le sue forme, compreso il numero sempre più elevato di persone in sovrappeso.
Anche il sistema energetico deve trasformarsi per colmare il divario di accesso all’energia. Quasi 1 miliardo di persone non ha accesso all’elettricità, prevalentemente nell’Africa subsahariana, e oltre 3 miliardi di persone fanno affidamento su combustibili solidi inquinanti per cucinare, causando circa 3,8 milioni di morti premature ogni anno. Queste lacune devono essere colmate, aumentando nel contempo l’efficienza energetica e eliminando gradualmente la produzione di energia basata sulle fonti fossili senza cattura e stoccaggio del carbonio (CCS), in modo che l’economia mondiale venga decarbonizzata, in linea con le aspirazioni dell’Accordo di Parigi.
La quantità di energia rinnovabile nel totale dell’approvvigionamento energetico globale è aumentata in media del 5,%. Nel frattempo, dal 2009 il prezzo dell’elettricità rinnovabile è sceso del 77% per il solare fotovoltaico e del 38% per l’eolico onshore, e per cinque anni consecutivi, gli investimenti globali in energia pulita hanno superato i 300 miliardi di dollari all’anno. Tuttavia, la crescita aggiuntiva è stata ostacolata da sussidi diretti e indiretti ai combustibili fossili che continuano a distrarre dai loro reali costi economici, sanitari e ambientali.
“Questo rapporto ci ricorda che il futuro è determinato da ciò che facciamo ora e la finestra di opportunità si sta chiudendo rapidamente – afferma nella Prefazione il Segratrio generale dell’ONU, Antonio Guterres – Invito tutti gli attori a tradurre le intuizioni di questa analisi in azioni collettive”.