In occasione della settimana che culminerà con il Vertice sul Clima di New York (23 settembre), numerose testate giornalistiche, televisive e radiofoniche di tutto il mondo hanno aderito alla Campagna “Covering Climate Now” per una copertura mediatica di eventi e studi dedicati ai cambiamenti climatici.
Anche il TG1 della RAI ha aderito alla Campagna “Covering Climate Now” che si pone l’obiettivo di migliorare la copertura mediatica delle notizie sul clima durante la settimana che dal 16 settembre culminerà con il Vertice dei Capi di Stato e di Governo (New York, 23 settembre 2019) indetto dal Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres per fare il punto sulle azioni intraprese e da intraprendere per affrontare la crisi climatica, in vista della prossima fase dei negoziati dell’Accordo di Parigi nel corso della COP25 in Cile (Santiago, 2-13 dicembre 2019)
L’iniziativa “Covering Climate Now” è stata avviata dalle Riviste statunitensi The Nation e Columbia Journalism Review in collaborazione con il quotidiano britannico The Guardian, dopo la co-pubblicazione dell’articolo dal titolo “The Media Are Complacent While the World Burns” (I media si dimostrano compiacenti mentre il mondo brucia).
Partendo dalla constatazione della scarsa copertura mediatica (22 su 55) offerta dai principali giornali USA del Rapporto speciale (SR15) sul riscaldamento globale a +1,5 °C dell’IPCC dello scorso ottobre, dove si avverte che l’umanità abbia solo 12 anni a disposizione per limitare l’aumento della temperatura a 1,5 °C, trasformando radicalmente i settori dell’energia, dell’agricoltura, dei trasporti, dell’edilizia e degli altri settori chiave dell’economia globale, l’iniziativa si propone di “trasformare altrettanto radicalmente il settore dei media”, nella convinzione che i cambiamenti climatici non saranno presi seriamente fino a quando televisione, radio, giornali e riviste non ne metteranno in evidenza la pericolosità per il benessere e il futuro dell’intera popolazione mondiale.
In Italia ha aderito alla Campagna, oltre alla RAI, il quotidiano “La Repubblica”, ma sono numerose le testate, soprattutto on line, che quotidianamente forniscono notizie sui effetti devastanti dei cambiamenti climatici, condividendo gli aggiornamenti sui più recenti rapporti e studi della comunità scientifica per contrastare il global warming.
Tra le altre, “Regioni&Ambiente” fin dal 2003 nell’edizione cartacea ha dedicato una rubrica a “Cambiamenti climatici”, e da quando è stata messa anche on online (2012) ha inserito una relativa categoria che, come si può constare, contiene il più alto numero di articoli inseriti.
Pertanto, in questa settimana la Rivista offrirà adeguata copertura mediatica agli eventi in corso dedicati al problema, nella convinzione della necessità di dare la più ampia divulgazione ai risultati degli studi scientifici sull’argomento, come abbiamo sottolineato nell’articolo postato alla vigilia della presentazione del Rapporto dell’IPCC (SRCCL) dello scorso agosto dedicato al nesso tra cambiamenti climatici e degrado del territorio, dove davamo notizia e commentavamo l’editoriale apparso su Science a firma della Presidente dell’Accademia Nazionale delle Scienze degli USA (NASEM).
Marcia Mc Nutt ha ricordato, in occasione del 40° Anniversario del Rapporto Charney (dal nome del suo coordinatore il meteorologo di fama mondiale Jules G. Charney) dal titolo “Carbon dioxide and climate: A scientific assessment” del National Research Council, come si chiamava il NASEM, che quello Studio dimostrava già l’impatto dell’umanità sui cambiamenti climatici, ma i leader politici del tempo non diedero o non vollero dargli credito, come fanno ancora oggi altri nei confronti dei più aggiornati Rapporti di conferma dell’origine antropica dei cambiamenti climatici in atto.
In copertina: Fonte: Columbia Journalism Review