Malattie e cure Salute

Rapporto di AIOM, AIRTUM: I numeri del cancro in Italia 2017

numeri del cancro

Sono 369mila i nuovi casi di tumore in Italia stimati nel 2017 (192.000 fra i maschi e 177.000 fra le femmine), nel 2016 erano 365.800.
È un vero e proprio boom di diagnosi di cancro del polmone fra le donne: 13.600 nel 2017 (+49% in 10 anni), dovuto alla forte diffusione del fumo fra le italiane.
Crescono in entrambi i sessi anche quelli del pancreas, della tiroide e il melanoma; in calo, invece, le neoplasie allo stomaco e al colon-retto, grazie anche alla maggiore estensione dei programmi di screening.
E oggi 3.304.648 cittadini vivono dopo la diagnosi, addirittura il 24% in più rispetto al 2010.
Poi, una conferma: il cancro colpisce più al Nord della Penisola, ma al Sud si sopravvive di meno.

Sono questi i dati più rilevanti che emergono dal Rapporto “I numeri del cancro in Italia 2017” sull’incidenza dei tumori nel nostro Paese, pubblicato da AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), AIRTUM (Registri Tumori) e Fondazione AIOM, e presentato nel corso di un Convegno presso il Ministero della Salute.

L’incidenza è in netto calo negli uomini (-1.8% per anno nel periodo 2003-2017), legata principalmente alla riduzione dei tumori del polmone e della prostata, ed è stabile nelle donne, ma si deve fare di più per ridurre l’impatto di questa malattia, perché oltre il 40% dei casi è evitabile – ha affermato il Prof. Carmine Pinto, Presidente nazionale AIOM – Ormai è scientificamente provato che il cancro è la patologia cronica che risente più fortemente delle misure di prevenzione. Migliaia di studi condotti in 50 anni hanno dimostrato con certezza il nesso di causalità fra fattori di rischio quali gli stili di vita sbagliati (fumo di sigaretta, sedentarietà e dieta scorretta), agenti infettivi, a cui può essere ricondotto l’8,5% del totale dei casi (31.365 nel 2017), esposizioni ambientali e il cancro. Oggi abbiamo a disposizione armi efficaci per combatterlo, come l’immunoterapia e le terapie target che si aggiungono alla chemioterapia, chirurgia e radioterapia. Tutto questo, unito alle campagne di prevenzione promosse con forza anche da AIOM, si traduce nel costante incremento dei cittadini vivi dopo la diagnosi. Lo scorso anno si temeva che il nostro sistema sanitario non riuscisse a reggere le conseguenze economiche dovute all’arrivo dei nuovi trattamenti. Siamo riusciti ad evitare questo rischio grazie al Fondo di 500 milioni di euro destinato ai farmaci oncologici innovativi che ci ha permesso di garantire a tutti i pazienti le migliori cure disponibili. Per questo rilanciamo anche per il 2018 la richiesta di proroga del Fondo con risorse dedicate“.

Le 5 neoplasie più frequenti nel 2017 nella popolazione sono quelle del colon-retto (53mila nuovi casi), seno (51mila, in crescita solo nelle fasce di età dove si è avuto un ampliamento dello screening, cioè fra i 45-49 anni e nelle over 70), polmone (41.800), prostata (34.800) e vescica (27mila).
Nel 2014 (ultimo dato ISTAT disponibile) sono stati 177.301 i decessi attribuibili al cancro. Le neoplasie rappresentano la seconda causa di morte (29% di tutti i decessi) dopo le patologie cardio-circolatorie (37%). Il tumore che ha fatto registrare nel 2014 il maggior numero di decessi è quello al polmone (33.386), seguito da colon-retto (18.671), mammella (12.330 decessi), pancreas (11.186) e stomaco (9.557).

La conoscenza dei dati presentati in questo volume – ha spiegato nella Prefazione il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin – potrà rendere più facile e incisiva l’azione di miglioramento del livello delle prestazioni e dei servizi, in particolare per lo sviluppo dei percorsi e delle reti oncologiche, garanzia di uguale accesso, tempestività, qualità e appropriatezza sia negli iter diagnostici che nelle cure per tutti i cittadini in tutte le Regioni. Ricerca clinica e traslazionale, umanizzazione, rapporto medico-paziente, informazione e prevenzione sono alcune tra le parole chiave da conoscere ed implementare per chi ha compiti di responsabilità nei confronti dei cittadini ammalati di tumore“.

I cittadini che si sono ammalati nel 2005-2009 hanno una sopravvivenza migliore rispetto a chi è stato colpito dalla malattia nel quinquennio precedente sia negli uomini (54% contro il precedente 51%) che nelle donne (63% contro il 60%).

Le percentuali più alte a 5 anni si registrano in Emilia-Romagna e Toscana sia negli uomini (56%) che nelle donne (65% donne). Si spiega quindi che i migliori stili di vita al Sud hanno comportato, ad esempio, un numero di casi inferiore del 41% al Sud per tumore al seno, al polmone tra le donne e alla prostata.

Emerge una forte difformità tra il numero di nuovi casi registrati al Nord rispetto al Centro e Sud sia negli uomini che nelle donne – ha spiegato Lucia Mangone, Presidente AIRTUM – In particolare, al Nord ci si ammala di più rispetto al Sud. Il tasso d’incidenza tra gli uomini è più basso dell’8% al Centro e del 17% al Sud/Isole rispetto al Nord e per le donne del 5% e del 18%. Alla base di queste differenze vi sono fattori protettivi che ancora persistono al Sud, ma anche una minore esposizione a fattori cancerogeni (abitudine al fumo, inquinamento ambientale ecc). Per contro, al Sud si sopravvive di menonelle regioni meridionali, dove gli screening oncologici sono ancora poco diffusi, non si è osservata la riduzione della mortalità e dell’incidenza dei tumori della mammella, colon-retto e cervice uterina“.

Si stima che in Italia circa l’8,5% di tutti i tumori riconosca un’eziologia infettiva (31.365 nel 2017). Quasi 5.000 casi all’anno sono attribuiti a infezioni croniche di ceppi oncogeni del virus del Papilloma umano (HPV), in particolare i tumori della cervice uterina e una quota variabile di quelli di ano, vagina, vulva, pene, cavità orale, faringe e laringe. In particolare, è stato stimato che in Italia tra i tumori causati da agenti infettivi, l’Helicobacter pylori sia causa del 42%, il virus dell’epatite B e C del 35%, l’HPV del 20%, l’herpes virus (associato al sarcoma di Kaposi) del 3% e il virus di Epstein-Barr (responsabile del linfoma di Burkitt) dello 0,2%..

Per quanto riguarda la prevalenza sono oltre 3.300.000 le persone vive oggi in Italia con una pregressa diagnosi di tumore. Negli uomini per i 2/3 sono rappresentate da pazienti con una diagnosi di tumore della prostata, del colon e della vescica, mentre nelle donne oltre il 40% è rappresentato da persone con un pregresso tumore della mammella.

Tra le novità di quest’anno, l’inserimento di nuovi capitoli, in particolare quelli che riguardano i fattori di rischio legati all’alimentazione (alcol, sale e alimenti conservati con sale, carne rossa e carne conservata, conservazione e/o cottura degli alimenti, obesità, alimenti ad alta densità calorica) e all’inquinamento atmosferico che si conclude:”È ormai accertato che l’inquinamento atmosferico tramite carcinomeni certi come il PM e il benzene e altri inquinanti classificati come probabili carcinogeni, causi il tumore del polmone e sia un importante fattore di rischio per il tumore della vescica. Appare palese, quindi, che le evidenze prodotte dalle ricerche scientifiche sull’impatto negativo dell’inquinamento atmosferico sulla salute umana, inclusi il suo ruolo causale nel tumore del polmone e di importante fattore di rischio per il tumore della vescica, necessitano ancora di un pieno riconoscimento legislativo europeo per avvicinare i limiti di legge ai suggerimenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che datano ormai più di 10 anni e sono stati pubblicati nel WHO Report 2005“.

Un’altra novità è la presenza di Fondazione AIOM, a testimonianza dell’importanza del coinvolgimento anche dei pazienti oncologici e di chi li rappresenta. E proprio alla Fondazione si deve l’ultima, importante novità: la pubblicazione di una versione sintetica per pazienti, familiari e cittadini e per tutti coloro che hanno la curiosità di conoscere e approfondire questi temi, “per una migliore informazione e per una conoscenza più diffusa e consapevole“.
I cittadini devono essere sensibilizzati sull’importanza di aderire alle campagne di prevenzione – ha concluso il Dott. Fabrizio Nicolis, Presidente Fondazione AIOM – Lo dimostrano i risultati ottenuti grazie all’estensione del programma di screening colonrettale, quello più recentemente implementato in Italia. A livello nazionale fino al 2005 le esperienze di screening colonrettale erano sporadiche, ma in seguito hanno avuto ampia diffusione. L’incremento è stato notevole, passando da una copertura di poco più del 10% nel 2005 a quasi il 75% nel 2015. L’efficacia di questi programmi è tanto maggiore quanto più elevata è l’adesione all’invito. Il dato del 2015 non è, però, del tutto soddisfacente: complessivamente solo il 43% degli invitati ha aderito, con notevoli differenze fra Nord (53%), Centro (36%) e Sud (25%). Serve ancora molto impegno su questo fronte“.

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