Circular economy Sostenibilità

Progetto ECCO: il mercato del lavoro ha bisogno di competenze verdi

Secondo una ricerca condotta da Legambiente e Green Factor nell’ambito del Progetto ECCO, che si è concentrata su 55 figure professionali e che ha sottoposto un questionario ad un gruppo selezionato di attori dell’economia circolare, il grado di fiducia in una possibile ripresa basata su uno sviluppo sostenibile e sui lavori green cresce via via che la proiezione si distanzia nel tempo.

Nell’ambito del Progetto ECCO (Economie Circolari di COmunità per la rigenerazione ambientale, sociale e culturale), coordinato da Legambiente e finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali con l’obiettivo di promuovere e sviluppare l’economia circolare tramite un approccio integrato in grado di generare benefici ambientali, economici e sociali sia su scala nazionale che a livello locale, sono stati presentati i risultati dell’indagine Sui green jobs nell’ambito dell’economia circolare”, condotta in collaborazione con Green Factor.

L’economia circolare non solo può fornire la base per la ripresa economica dopo la crisi drammatica indotta dalla pandemia del Covid-19, ma costituirà il motore per la crescita sostenibile a lungo termine.

Per stimare il possibile futuro dell’occupazione green in Italia, la ricerca si è inizialmente concentrata su 55 gruppi professionali legati sia all’impresa che all’auto-impresa, tenendo in considerazione tutte quelle professioni che possono avere sviluppo in ambito locale e auto-imprenditoriale, e analizzando i dati di tendenza 2019 sulle professioni dal Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal.

Sono state analizzate due classi di professioniha spiegato Marco Gisotti, giornalista e direttore di Green Factor- Un primo gruppo di 29 categorie, con un mercato di circa un milione e mezzo di posizioni aperte sul mercato del lavoro nel 2019, tutte potenzialmente coinvolte in processi di economia circolare dal basso o in imprese via via più strutturate fino alle grandi con oltre 50 dipendenti. Quindi, un secondo gruppo nel quale sono state classificate tutte quelle altre categorie professionali, in tutto 22, nelle quali esplicitamente Istat pone riparatori e manutentori: un mercato di 234.140 posizioni disponibili in entrata solo nello scorso anno”.

Nel 2019, il 78,8% delle imprese italiane ha richiesto competenze green, non solo a chi possiede un titolo universitario (83,1%), ma anche a neodiplomati (78,1%) e a chi si affaccia al mondo del lavoro subito dopo le scuole dell’obbligo (79,8%). Questi dati dovranno fare i conti con le 422mila unità lavorative in meno, previste da UnionCamere, per effetto del Covid-19, che includono 190mila unità di lavoratori indipendenti e 232mila dipendenti privati.

Per verificare se la richiesta possa essere ancora valida, è stato sottoposto un questionario ad un gruppo selezionato di attori dell’economia circolare, per testare il grado di fiducia in una possibile ripresa basata su uno sviluppo sostenibile.

Nonostante l’indagine sia stata svolta proprio nel periodo di lockdown, e quindi con le evidenti limitazioni nello svolgimento di molte professioni e con la stragrande maggioranza delle piccole e microimprese ferme, è emerso che la crisi sanitaria è percepita un problema per il 42% dei casi ma, allo stesso tempo, anche l’occasione per costruire un nuovo paradigma occupazionale più sostenibile per il 61% dei casi. Il 9% degli intervistati, ritenendo l’epidemia “ininfluente”, ritiene invece che le cose torneranno come erano prima. 

Questa tendenza trova conferma nelle proiezioni degli intervistati a 1, 5 e 10 anni dall’epidemia per quel che riguarda i posti di lavoro nei settori dell’economia circolare. Oltre ad una certa preoccupazione per l’immediato futuro, le stime appaiono più rosee via via che la proiezione si distanzia nel tempo: i soggetti intervistati ritengono che i lavori green cresceranno nel prossimo anno quasi dell’8%, per lasciare spazio al 26,4% nei prossimi 5 anni.

Per gli intervistati pesano ben più i vincoli imposti dalla burocrazia (74,2%) e dalla scarsa attenzione da parte delle istituzioni in ambito locale (68,3), mentre è molto atteso il ruolo delle istituzioni in chiave europeista.

Un sentimento, quello della fiducia verso una visione europea dell’ambiente, che tende a radicarsi nella prospettiva di un più lungo periodo dell’occupazione green con un’attesa di incremento al 34,5% nei prossimi 10 anni.

La riparazione e il recupero di beni sono percepiti come i settori e i temi che avranno maggiore possibilità di sviluppo nel prossimo futuro. Anche il settore del riuso ha una sua fondamentale importanza, se si considera l’aumento sia di franchising che di piccole attività che puntano sul mercato della “seconda mano”.

Settori e i temi che avranno maggiore possibilità di sviluppo nel prossimo futuro dell’economia circolare

Possiamo e dobbiamo immaginare che il mercato del lavoro abbia sempre più bisogno di competenze verdi. Lo confermano i numeri – ha dichiarato Lorenzo Barucca, responsabile del Progetto ECCO e di economia civile Legambiente –L’economia e i processi circolari rappresentano la direttrice sulla quale è possibile innervare percorsi economici civili per generare posizioni lavorative e includere persone in condizioni di marginalità. Crediamo che la strada dell’inclusione circolare possa rappresentare una sana ricetta di sviluppo economico che guarda al rilancio in chiave green di settori strategici per il Paese tra cui turismo, mobilità, ristorazione, energia e rifiuti”.

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