Clima

Politiche climatiche: il ruolo degli organismi consultivi indipendenti nazionali

Un briefing dell’Agenzia Europea dell’Ambiente che riassume i risultati di un Rapporto commissionato a Ecologic Institute e IDDRI, rileva che, sebbene quasi tutti i Paesi europei abbiano istituito un organismo consultivo sulle politiche climatiche, solo a quegli organismi a cui vengano forniti adeguate risorse e inseriti in un solido quadro di governance del clima possono aiutare i Governi nazionali a conseguire gli obiettivi dell’Accodo di Parigi.

Un’azione efficace per frenare i cambiamenti climatici dipende da sistemi di governance ben definiti ed efficienti. Un numero crescente di Paesi europei ha adottato quadri nazionali per organizzare le azioni climatiche, spesso sotto forma di leggi sul clima. In alcuni casi, questi includono organi consultivi dedicati per supportare il processo decisionale. 

Per avere una mappatura completa degli organi consultivi nazionali sui cambiamenti climatici nei 32 Paesi membri dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), più il Regno Unito, e di come questi operano nel contesto della governance nazionale, l’Agenzia ha commissionato all’Ecologic Institute di Berlino e al francese Institut du Développement Durable et des Relations Internationale (IIDRI) un Rapporto, i cui risultati sono stati riassunti nel BriefingThe contribution of national advosory bodies to climate policy in Europe”, pubblicato l’11 maggio 2021.

Nel briefing si sottolinea che nelle condizioni adeguate i consigli di esperti possono aiutare i Governi non solo a prendere le giuste decisioni sulle politiche per il clima, ma anche a renderli più consapevoli, aumentando la trasparenza e monitorando il successo (o i fallimenti) delle azioni nazionali.

I Governi di tutta Europa hanno i propri sistemi specifici per l’elaborazione delle politiche in materia di clima. Alcuni sono stabiliti per legge con dettagli significativi su procedure, accordi istituzionali e meccanismi sia per il monitoraggio che per i contributi esterni. L’analisi condotta ha permesso di raggrupparli su 3 livelli principali, basati su numerosi elementi di governance, come l’esistenza di una legge sul clima, cicli nazionali per la politica e la pianificazione, un pacchetto concreto di misure e i rapporti nazionali sui progressi.

1. Livello base. Sono 13 i Paesi, tra cui l’Italia, che hanno una struttura ridotta con disposizioni e processi decisionali essenziali richiesti dal diritto dell’UE o internazionale (“Linea di base UE / ONU”).

2. Quadro leggero. Sono 11 i Paesi che incorporano elementi di governance aggiuntivi, come un ciclo politico concreto e iterativo o il monitoraggio dei progressi nazionali.

3. Quadro solido. Sono 9 i Paesi che hanno un sistema di elaborazione delle politiche climatiche legalmente stabilito con meccanismi concreti per migliorare la responsabilità  e, nella maggior parte dei casi , un organismo dedicato per il contributo scientifico.

In totale, la ricerca ha trovato 57 organismi consultivi operanti in 27 Paesi europei, che possono essere classificati in base alla loro composizione e al grado di autonomia in quattro diversi gruppi:
consigli scientifici indipendenti;
organi consultivi scientifici interni;
piattaforme di coinvolgimento dei portatori di interesse;
tavole rotonde delle parti interessate e/o interministeriali.

Tra questi organismi, 12 sono quelli classificati come “consigli scientifici indipendenti”, specificamente istituiti da 10 Paesi per fornire prove e conoscenze scientifiche come input per gli sforzi nazionali sulla mitigazione del clima (e, in alcuni casi, sull’adattamento al clima).

Nonostante le limitazioni contestuali, questi organismi svolgono un ruolo unico, esercitando una combinazione di funzioni di “cane da guardia”, di fornire informazioni affidabili e convocazioni/dialogo con le parti interessate. Dall’analisi emerge che possono migliorare la responsabilità di un sistema di governance nazionale.

Tra questi organismi, 12 sono stati classificati come consigli scientifici climatici indipendenti, specificamente istituiti per fornire prove e conoscenze scientifiche come input per gli sforzi nazionali sulla mitigazione del clima (e, in alcuni casi, sull’adattamento al clima).

Il briefing sottolinea che per garantire che il lavoro di tali organismi sia efficace, bisogna dotarli di un mandato chiaro, risorse adeguate e integrazione formale nei cicli regolari di elaborazione delle politiche climatiche, pianificazione e monitoraggio dei progressi.

Una versione preliminare del Rapporto è stata utilizzata come input per un seminario virtuale di due giorni con rappresentanti degli organismi nazionali di consulenza sul clima che si è svolto il 12 e 19 novembre 2020. I partecipanti al seminario sono stati invitati a commentare la ricerca in corso e le discussioni virtuali emerse hanno fornito l’occasione per comprendere come il modo in cui gli organi consultivi operino sul campo per influenzare il processo decisionale nazionale. Soprattutto, il dialogo ha messo in luce il desiderio di ulteriori scambi di informazioni e la necessità di soluzioni coordinate e transfrontaliere per sbloccare soluzioni efficaci per la transizione verso un’Europa climaticamente neutra.

In copertina: Foto di Roberto Bueno, REDISCOVER Nature/EEA

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