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PNEC trasporti: incompatibili con obiettivi di riduzione emissioni al 2030

La classifica stilata dalla Ong T&E che ha analizzato i PNEC inviati dai Governi alla Commissione UE per valutare il grado di allineamento agli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra nel settore trasporti mostra che tutti i Paesi membri non sono allineati. L’Italia è 17ma. 

Secondo lo StudioNational Energy and Climate Plans transport ranking”, i Piani Nazionali Energia e Clima al 2030 (PNEC) dei Paesi membri dell’UE per ridurre l’inquinamento dei rispettivi settori dei trasporti non riusciranno a raggiungere i propri obiettivi di riduzione delle emissioni.

 Nella classifica, elaborata da Transport & Environment (T&E), una ONG con sede a Bruxelles che raggruppa varie organizzazioni e associazioni europee che operano nel settore ambientale per promuovere il trasporto sostenibile, che ha preso in esame le proposte inviate da ogni Governo, 3 Paesi (Paesi Bassi, Regno Unito e Spagna) hanno ottenuto un punteggio superiore al 50%,  ma tutti i 28 Paesi membri dell’UE dovranno attuare politiche “molto più efficaci” se vogliono davvero ridurre le emissioni dei trasporti, il settore maggiore emettitore di gas serra in Europa.

Al momento la maggior parte dei piani climatici sui trasporti dei Governi dell’UE non raggiungeranno gli obiettivi vincolanti delle emissioni del 2030Carlos Calvo Ambel, Direttore di Analisi e Tendenze di T & E – Questo vuol dire che  potrebbero essere portati in tribunale e multati o essere costretti a pagare per la riduzione delle emissioni in altri Paesi dell’UE”.

I Paesi Bassi sono in testa alla classifica di T&E dopo l’impegno assunto che tutte le nuove auto vendute nel Paese dopo il 2030 saranno a zero emissioni, entro il 2025 lo saranno tutti gli autobus e ridurre le emissioni complessive dei trasporti del 29% rispetto ai livelli del 2005.

Il Regno Unito e la Spagna sono arrivati ​​al secondo e terzo posto per impegni analoghi volti a eliminare gradualmente le auto a combustibili fossili entro il 2040, anche se T&E sottolinea che entrambi questi impegni non sono vincolanti.

Germania si è classificata in 15ma posizione in quanto ha rinviato la pubblicazione del Piano definitivo alla fine dell’anno.

Con un punteggio di poco inferiore al 30% l’Italia occupa il 17° posto, penalizzata dai forti investimenti sul gas naturale e la mancanza di una strategia per ridurre il consumo di biodiesel a base di prodotti agricoli e alimentari. Viene valutato positivamente il potenziamento di treni e ferrovie per i trasporti sia di passeggeri che di merci, come pure i collegamenti innovativi tra settore energetico e mobilità elettrica.
Quello che preoccupa maggiormente nella bozza di Piano inviata dal Governo italiano a Bruxelles è la promozione del gas naturale nei trasporti – ha dichiarato Veronica Aneris, rappresentante per l’Italia di T&E – Il gas è un combustibile fossile e in quanto tale va nella direzione opposta alla decarbonizzazione. Se vogliamo centrare l’obiettivo di Parigi è necessario adottare sin da ora misure in grado di mettere il settore sulla giusta rotta per un trasporto a emissioni zero, come la mobilità elettrica, su cui attualmente il Piano punta in maniera troppo timida”.

T&E ha riservato le sue critiche più dure per gli ultimi due Paesi della classifica: Bulgaria e Ungheria, in quanto i loro progetti di PNEC non contengono misure per ridurre le emissioni dei propri trasporti o, addirittura, nel caso dell’Ungheria si prevede un loro aumento.

La Commissione UE commenterà i singoli PNEC degli Stati membri prima che entro la fine dell’anno i rispettivi Governi adottino i Piani finali.
La nuova Commissione UE dovrebbe spingere i Governi ad elaborare i propri Piani daccapo – ha sottolineato Ambel – e dire loro che non ignorino i giovani che stanno marciando nelle nostre strade”.

T&E ha avvertito che molti Stati membri rischiano di dover acquistare crediti per miliardi di euro dagli Stati membri che ottengono i migliori risultati, se non rispetteranno gli obiettivi al 2030.

In un Rapporto pubblicato lo scorso aprile dalla DG ENV della Commissione UE e condotto da Società di consulenza esterne, si stima in oltre 54 miliardi di euro i danni economici subiti solo nel 2018 dai Paesi membri per non avere attuato le normative ambientali dell’UE.

 

 

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