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Un orribile futuro attende l’umanità che ha sottovalutato gli avvertimenti

Un team internazionale di 17 scienziati di riconosciuta fama ha pubblicato uno Studio-appello dove si evidenzia che, dopo decenni di inazione e di misure inefficaci su perdita di biodiversità, cambiamenti climatici e inquinamenti, l’umanità si sta avviando verso un “orribile futuro” che ha gravemente sottovalutato.

Pubblicato il 13 gennaio 2020 su Frontiers in Conservation Science, lo Studio – Appello Underestimating the Challenge of Avoiding a Ghastly Future” sta suscitando l’attenzione dei media di tutto il mondo, pur tra commenti favorevoli e altri pervicacemente scettici.

Peraltro, gli autori erano consapevoli che le loro valutazioni sarebbero state negate, ridicolizzate e attaccate da molti ambienti politico-economici, ma come scienziati viene loro imposto di divulgare i risultati dei loro studi.

Il nostro messaggio potrebbe non essere popolare, e in effetti è spaventoso –scrivono nell’articolo contestualmente pubblicato su The Conversation 3 degli eminenti scienziati che hanno collaborato allo Studio (Corey JA Bradshaw, Daniel T. Blumstein e Paul Ehrlich) Ma gli scienziati devono essere sinceri e precisi se l’umanità vuole comprendere l’enormità delle sfide che debbono essere affrontate“.

Sono stati analizzati oltre 150 studi per cercare di delineare in modo chiaro e inequivocabile le probabili tendenze future in termini di declino della biodiversità, estinzione di massa, cambiamenti climatici e l’inquinamento del Pianeta, tutti correlati al consumo umano e alla crescita della popolazione, che indicano come quasi sicuramente questi problemi peggioreranno nei prossimi decenni, con impatti negativi per i secoli a venire.

Gli autori sottolineano anche l’incapacità e l’inazione della classe politica a pianificare le azioni per affrontare la minacciosa crescita dell’erosione ambientale.

Il nostro obiettivo non è presentare una prospettiva fatalista, perché ci sono molti esempi di interventi di successo per prevenire le estinzioni, ripristinare gli ecosistemi e incoraggiare un’attività economica più sostenibile a scala sia locale che regionale – scrivono gli scienziati – Al contrario, sosteniamo che solo un apprezzamento realistico delle colossali sfide che la comunità internazionale deve affrontare potrebbe consentirle di tracciare un futuro meno devastato“.

Secondo gli autori, il Rapporto dell’IPCC del 2018 era stato chiaro su quel che si sarebbe dovuto fare per rimanere a 1,5 °C di aumento della temperatura globale alla fine del secolo e ridurre anche la perdita di biodiversità, eppure nessun leader o sistema politico è preparato per i affrontare la crisi.

Sebbene le soluzioni suggerite abbondino, l’attuale scala della loro implementazione non corrisponde alla progressione incessante della perdita di biodiversità e ad altre minacce esistenziali legate alla continua espansione delle attività umane.

Riepilogo delle principali categorie di cambiamento ambientale espresso come variazione percentuale rispetto alla linea di base fornita nel testo. Il rosso indica la percentuale della categoria che è danneggiata, persa o altrimenti interessata, mentre il blu indica la percentuale che è intatta, rimasta o comunque inalterata.

Anche il World Economic Forum (WEF), secondo gli autori, pur prigioniero per lungo tempo di diffusione di greenwashing, ora riconosce che la perdita di biodiversità come una delle principali minacce all’economia globale, tanto che il WEF 2021 che quest’anno anziché a gennaio nella località sciistica di Davos (Svizzera), come da lunga tradizione, si terrà a Singapore (13-16 maggio), considerata la località più appropriata per garantire la sicurezza dei partecipanti ed avrà come tema “The Great Reset”, per ricostruire l’economia globale su basi sostenibili, eque e resilienti dopo la pandemia di Covid-19.

Secondo gli scienziati, i leader mondiali hanno bisogno di una “doccia freddaper quanto riguarda lo stato del nostro ambiente, sia per pianificare che per agire per evitare un “orribile futuro”.
La gravità della situazione richiede cambiamenti fondamentali al capitalismo globale, all’istruzione e all’uguaglianza, che includono, tra l’altro, l’abolizione della crescita economica perpetua, la corretta determinazione del prezzo delle esternalità, la rapida uscita dall’uso dei combustibili fossili, la rigorosa regolamentazione dei mercati e dell’acquisizione di beni, regnante nel lobbismo aziendale,  e l’emancipazione delle donne – concludono gli scienziati.- Queste scelte implicheranno necessariamente conversazioni difficili sulla crescita della popolazione e sulla necessità di standard di vita in calo, ma più equi”.

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