Lo Studio delle Accademie delle Scienze statunitensi ha individuato 6 approcci per praticare la controversa geoingegneria degli oceani per essere pronti qualora gli impegni assunti per il contenimento del riscaldamento globale non fossero rispettati o si rivelassero inefficaci, valutandone efficacia, durabilità, scalabilità e potenziali rischi ambientali, affinché i responsabili politici possano assumere decisioni informate.
Per comprendere meglio i potenziali rischi e benefici della rimozione o del sequestro dell’anidride carbonica negli oceani, ad esempio coltivando alghe su larga scala o manipolando i nutrienti nell’acqua di mare, è necessario saperne di più su come questi metodi potrebbero essere utilizzati per mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici.
Secondo il Rapporto “A Research Strategy for Ocean-Based Carbon Dioxide Removal and Sequestration” delle National Academies of Sciences (NAS)degli Stati Uniti, gli attuali livelli di emissioni di CO2 superano di gran lunga la capacità della natura di rimuoverla dall’ambiente e la sola riduzione delle emissioni di carbonio potrebbe non essere sufficiente per stabilizzare il clima. Mentre diverse strategie basate sulla terra, come lo stoccaggio del carbonio nel suolo agricolo o la gestione delle foreste potrebbero essere pronte per l’implementazione, ancora si da poco su rischi, benefici e compromessi correlati all’attuazione di strategie oceaniche.
Il rapporto curato dal Comitato per una strategia di ricerca per la rimozione e il sequestro dell’anidride carbonica negli oceani della NAS e finanziato dalla Fondazione filantropica ClimateWorks raccomanda un programma di ricerca da 125 milioni di dollari per comprendere meglio le sfide generali poste da approcci di rimozione della CO2 oceanica, compresi i potenziali impatti economici e sociali. Questa ricerca dovrebbe iniziare ora e continuare nei prossimi 10 anni al fine di:
. migliorare la comprensione degli impatti sociali;
– porre le basi per le autorizzazioni e un nuovo contesto normativo che potrebbe consentire una ricerca responsabile;
– collaborare con le popolazioni locali e altre comunità;
– promuovere la cooperazione internazionale nella ricerca e nella governance.
“Le strategie di rimozione dell’anidride carbonica dagli oceani sono già oggetto di discussione da parte di scienziati, organizzazioni non governative e imprenditori come potenziali strategie di risposta al clima – ha affermato Scott Doney, Presidente del comitato e Professore di scienze ambientali presso l’Università della Virginia – In questo momento, la società e i responsabili politici non hanno le informazioni di cui hanno bisogno per valutare gli impatti e i compromessi di queste risposte climatiche. Se vogliamo prendere decisioni pienamente informate sul futuro del nostro oceano e del nostro clima, dobbiamo completare alcune ricerche molto critiche nel prossimo decennio“.
Il Rapporto non sponsorizza alcuna delle soluzioni, ma indica sei approcci specifici, valutandone efficacia, durabilità, scalabilità, potenziali rischi ambientali, considerazioni sociali e quanto si sa finora su ciascuno di essi, al fine di intraprendere eventuali azioni informate da parte dei responsabili politici.
– Fertilizzazione dei nutrienti. Questo approccio aggiunge nutrienti come fosforo o azoto alla superficie dell’oceano per aumentare la fotosintesi da parte del fitoplancton, aumentando così l’assorbimento di CO2 e il trasferimento di carbonio nelle profondità oceaniche, dove può rimanere per un secolo o più. Il rapporto afferma che c’è una fiducia medio-alta che questo approccio sarà efficace e scalabile, con rischi ambientali medi e con costi di scalabilità bassi, oltre i costi per il monitoraggio ambientale. Si stima che saranno necessari 290 milioni di dollari per le priorità della ricerca, compresi gli esperimenti sul campo e per tenere traccia del carbonio conseguentemente sequestrato.
– Salita e discesa artificiali. La risalita porta in superficie acque profonde più fresche, più nutrienti e ricche di CO2, stimolando la crescita del fitoplancton che assorbe l’anidride carbonica atmosferica. Il downwelling sposta l’acqua superficiale e il carbonio nell’oceano profondo. Il rapporto afferma che c’è poca fiducia nell’efficacia e nella scalabilità di questi approcci e che comportano rischi ambientali medio-alti, con costi elevati e sfide per la contabilizzazione del carbonio. Si stima che sarebbero necessari 25 milioni di dollari per le priorità della ricerca, come la preparazione tecnologica e le limitate e controllate prove.
– Coltivazione di alghe. Secondo il rapporto, la coltivazione di alghe su larga scala che trasporta il carbonio nelle profondità oceaniche o nei sedimenti ha un’efficacia media e una durata medio-alta per la rimozione della CO2 atmosferica, ma con rischi ambientali medio-alti. Il rapporto stima 130 milioni di dollari per la ricerca per comprendere le tecnologie per l’agricoltura e la raccolta efficienti su larga scala, i destini a lungo termine della biomassa delle alghe e gli impatti ambientali.
– Recupero dell’ecosistema. La rimozione e il sequestro del carbonio attraverso la protezione e il ripristino degli ecosistemi costieri e il recupero della biodiversità marina che, secondo il rapporto potrebbero avere un’efficacia da bassa a media, comporta rischi ambientali più bassi tra gli approcci valutati e co-benefici elevati. Il rapporto stima 220 milioni di dollari per le priorità di ricerca, compreso lo studio degli effetti su macroalghe, animali marini e aree marine protette.
– Miglioramento dell’alcalinità oceanica. Questo approccio altera chimicamente l’acqua oceanica per aumentarne l’alcalinità al fine di migliorare le reazioni che assorbono la CO2 atmosferica. Il rapporto afferma che c’è un’elevata fiducia nella sua efficacia. Il miglioramento dell’alcalinità oceanica comporta rischi ambientali medi e costi di ampliamento medio-alti. Il rapporto stima tra i 125 e i 200 milioni di dollari per la ricerca, inclusi esperimenti sul campo e di laboratorio per esplorare l’impatto sugli organismi marini.
– Processi elettrochimici. Le scariche elettriche rendono l’acqua meno acida, più alcalina, e quindi in grado di trattenere più CO2. Come effetto collaterale (positivo), il rapporto cita i benefici per la vita marina sotto stress per l’acidificazione degli oceani. possono aumentare l’acidità dell’acqua di mare per rilasciare CO2, o aumentare l’alcalinità dell’acqua di mare per migliorarne la capacità di trattenere la CO2. C’è un’elevata fiducia nella sua efficacia e una medio-alta nella sua scalabilità, ma questo approccio comporta il più elevato di qualsiasi approccio valutato e rischi ambientali da medi a alti. Il rapporto stima 350 milioni di dollari per la ricerca prioritaria, compresi i progetti dimostrativi e per lo sviluppo e la valutazione dei materiali.
Oltre alla scalabilità delle opzioni, alla loro efficacia e ai costi relativi da assorbire con investimenti privati, ci sarebbe bisogno di un “robusto” quadro legislativo, poiché se l’Accordo di Parigi fornisce supporto alla rimozione dell’anidride carbonica e al sequestro nei pozzi di carbonio, la Convenzione sulla biodiversità ha posto moratorie sulla geoingegneria nei mari.
Ovviamente, l’augurio è che non debbano essere intraprese queste misure, ma è importante che siano pronte qualora falliscano quelle che la comunità internazionale si è impegnata ad intraprendere per contenere il riscaldamento globale, per il quale gli oceani svolgono un ruolo determinante.
“Quando si tratta di rimuovere l’anidride carbonica dagli oceani, è chiaro che abbiamo bisogno di molte più ricerche per comprendere le opportunità e i rischi che offrono le soluzione climatiche basate sugli oceani – ha affermato Sarah Cooley, Direttrice della Scienza climatica dell’Ocean Conservancy – Il rapporto delle NAS sulla rimozione dell’anidride carbonica negli oceani è un primo passo importante per definire la ricerca necessaria e come dare priorità. Data l’ampia varietà di metodi proposti e presi in considerazione, è fondamentale che la ricerca sia ben coordinata per aiutare a sfruttare al meglio gli investimenti pubblici e privati e valutare l’intera portata dei risultati ambientali e sociali. Prima di adottare qualsiasi soluzione, è importante comprendere a fondo i rischi ei vantaggi di ciascuna opzione. I decisori devono disporre di informazioni sufficienti su come queste soluzioni influenzeranno i sistemi oceanici, la vita marina e le persone che fanno affidamento su di esse, per non parlare di una stima verificabile delle loro potenzialità in termini di mitigazione del clima”.
Anche al fine di acquisire maggiori conoscenze sugli oceani, è in svolgimento il Decennio delle Nazioni Unite (2021-2030) per le scienze oceaniche per generare e utilizzare la conoscenza necessaria per avere un oceano sano, sicuro e sostenibile.
Inoltre, dal 27 giugno al 1° luglio 2022 si svolgerà la Conferenza ONU sugli oceani per la predisposizione dei documenti FAO ha avviato una consultazione che si è conclusa proprio oggi.
1 commento
Buongiorno, premetto che sono molto ignorante in materia ma vorrei porre comunque un quesito: per caso queste attività di geoingegneria applicate agli oceani possono aver causato il “blocco” dell’Anticiclone Azzorriano?
Leggendo questo articolo mi pare di aver capito che il clima infernale, che ci sta cuocendo anche l’anima, è dovuto proprio all’alterazione di temperatura e salinità dell’oceano.
Felice di una risposta invio cordiali saluti.
Maria Teresa