Clima

Obiettivi climatici: quanto pesano i governi e le decisioni politiche

Un nuovo studio pubblicato su Nature Climate Change evidenzia che le sfide più critiche nel raggiungere gli obiettivi a lungo termine dell’Accordo di Parigi, non risiedono nella fattibilità tecnologica della neutralità climatica, bensì nella capacità dei governi di implementare le politiche climatiche, che inciderebbero fino al 50%.

Sebbene i progressi tecnologici nel campo dell’energia a basse emissioni di carbonio stiano avanzando, le capacità istituzionali, come l’efficacia delle politiche governative, influenzano significativamente il successo della diffusione di queste tecnologie alla scala richiesta dagli obiettivi climatici..

Lo evidenzia il nuovo Studio Feasibility of peak temperature targets in light of institutional constraints”, pubblicato il 12 agosto 2024 su Nature Climate Change, coordinato dal Center for Global Sustainability (CGS) dell’Università del Maryland a cui hanno collaborato i ricercatori coinvolti nel Progetto ENGAGE (Exploring National and Global Actions to reduce Greenhouse gas Emissions, finanziato da Horizon 2020 e guidato dall’Istituto Internazionale per l’Analisi dei Sistemi Applicati (IIASA) di Laxenburg (Vienna) per sviluppare politiche climatiche utili alla progettazione di percorsi economicamente vantaggiosi, tecnologicamente validi, socialmente e politicamente fattibili, in grado di soddisfare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

Lo studio sottolinea che, sebbene i progressi tecnologici nel campo dell’energia a basse emissioni di carbonio stiano avanzando, le capacità istituzionali, come l’efficacia delle politiche governative, influenzano significativamente il successo della diffusione di queste tecnologie alla scala richiesta dagli obiettivi climatici.

Lo studio ha utilizzato 8 modelli globali di valutazione integrata all’avanguardia (integrated assessment models, IAM) multi-regionali e basati sui processi. Utilizzando una serie di 20 diversi scenari di fattibilità, l’analisi ha rilevato che la dimensione istituzionale (tenendo conto dei limiti dei paesi nel permettere una regolamentazione ambientale efficace) ha la maggiore influenza sulla temperatura massima che è possibile raggiungere.

Attraverso un’analisi rigorosa degli scenari climatici su 8 modelli diversi, la nostra ricerca sottolinea l’importanza di tenere conto delle diverse capacità dei paesi e delle differenze regionali – ha spiegato  Christoph Bertram, Professore associato di ricerca presso il CGS e autore principale dello studio –  Combinando vincoli istituzionali con fattori tecnologici e socio-culturali, dimostriamo che i percorsi più fattibili per raggiungere gli obiettivi climatici di Parigi differiscono dai parametri di riferimento più ampiamente utilizzati in termini di costi-efficacia.

L’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C richiede una rapida riduzione delle emissioni di CO2 e una maggiore attenzione ai gas serra non-CO2. Nonostante i progressi nell’energia pulita, le emissioni globali di CO2 sono aumentate costantemente negli ultimi 3 anni dopo il calo iniziale durante la pandemia di COVID-19 nel 2020. L’analisi rivela che anche con la massima velocità di decarbonizzazione, il mondo ha la probabilità del 5-50% di mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,6°C.

Da una prospettiva di equità a livello internazionale, questo significa anche che i Paesi ricchi di oggi e le alleanze regionali come gli Stati Uniti e l’Unione Europea non devono solo raggiungere i loro obiettivi di emissioni nette zero – ha aggiunto Keywan Riahi, Direttore del Programma Energy, Climate and Environment presso lo IIASA e co-autore dello studio – ma devono anche pensare a collaborazioni multilaterali per rafforzare la governance e le capacità istituzionali nelle regioni vulnerabili.

Lo studio integra indicatori di governance specifici per regione per mostrare la capacità di implementare efficacemente le politiche di mitigazione climatica. Questo approccio innovativo si basa su ricerche precedenti che hanno evidenziato il ruolo fondamentale della qualità istituzionale nella guida di una regolamentazione ambientale di successo. Lo studio fornisce un quadro dettagliato che può essere utilizzato in studi futuri per rappresentare la capacità istituzionale in diverse regioni e nel tempo.

I nuovi scenari dello studio sono più vicini allo spazio di fattibilità (sfocato) rispetto agli scenari di mitigazione di riferimento esistenti che mirano all’efficacia in termini di costi, non alla fattibilità. Agli scenari che presuppongono fattori abilitanti socio-culturali non può essere assegnata inequivocabilmente una maggiore o minore fattibilità poiché sono più fattibili in termini di trasformazione dal lato dell’offerta, ma potrebbero essere meno fattibili per quanto riguarda la presunta trasformazione della domanda (Fonte, Feasibility of peak temperature targets in light of institutional constraints”, in Nature Climate Change, 2024.

Il modello di valutazione integrata WITCH del CMCC è stato fondamentale per produrre gli scenari di mitigazione climatica utilizzati in questo studio – ha sottolineato Laurent Drouet del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) e co-autore dello Studio – Per la prima volta, otto modelli di valutazione integrata incorporano un insieme armonizzato di vincoli di fattibilità attraverso dimensioni geofisiche, tecnologiche, istituzionali, socio-culturali ed economiche, considerando anche attentamente le differenze regionali nelle capacità tecnologiche e istituzionali.

Lo studio integra indicatori di governance specifici per regione per mostrare la capacità di implementare efficacemente le politiche di mitigazione del clima. Questo approccio innovativo si basa sul lavoro precedente svolto nel Progetto ENGAGE che è servito come base per lo sviluppo del nuovo scenario. Gli strumenti e gli approcci sviluppati come parte del progetto ENGAGE per esplorare la fattibilità multidimensionale di questi percorsi di decarbonizzazione sono stati resi disponibili ai decisori in un riepilogo per i decisori politici.

Questi nuovi scenari esplorano le implicazioni di avere molti paesi che potenzialmente non hanno la capacità istituzionale di implementare ambiziose politiche climatiche – ha affermato la coautrice Elina Brutschin, ricercatrice presso l’IIASA-Transformative Institutional and Social Solutions Research Group –Con strategie aggiuntive come la rapida trasformazione della domanda, in particolare nei paesi ricchi, combinata con una rapida elettrificazione, potrebbe essere ancora possibile limitare la temperatura di picco al di sotto di 1,7 °C“.

Mentre si intensificano gli sforzi verso l’obiettivo di 1,5 °C, è fondamentale che gli stakeholder globali identifichino percorsi che migliorino la fattibilità delle azioni per il clima e riducano i costi del carbonio. I risultati dello studio forniscono spunti preziosi per orientare le discussioni in corso sulle politiche climatiche e le valutazioni degli scenari futuri, supportando così un processo decisionale informato sulle ambizioni climatiche globali.

 La ricerca sottolinea l’importanza di bilanciare i progressi tecnologici con le capacità istituzionali nella formulazione di politiche climatiche efficaci. I risultati dello studio dimostrano che una capacità istituzionale inadeguata potrebbe ostacolare il raggiungimento persino del limite di 2°C, mentre un miglioramento del sostegno istituzionale globale potrebbe aumentare del 25-45% la probabilità di raggiungere gli obiettivi di 1,6°C.

Grazie agli ultimi progressi nell’impiego di tecnologie a basse emissioni di carbonio come l’energia solare, eolica o i veicoli elettrici, la fattibilità tecnologica della neutralità climatica non è più la questione più cruciale – ha osservato il co-autore Gunnar Luderer, responsabile dell’Energy Systems Group presso il Potsdam Institute for Climate Impact Research (PIK) e professore di Global Energy Systems Analysis presso la Technical University di Berlino – Si tratta molto di più di quanto velocemente i governi possano aumentare l’ambizione della politica climatica“.

Foto di copertina: Università del Maryland, School of Public Policy, Center for Global Sustainability.

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