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Metano: emissioni in calo in UE, ma non basta  

Un briefing dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA)che fornisce una panoramica delle principali fonti di metano e delle attuali e future tendenze, rileva che le emissioni di CH4 sono diminuite del 36% dal 1990, ma i tagli dai principali settori emissivi (agricoltura, rifiuti, strutture energetiche) debbono essere più consistenti per rispettare gli obiettivi climatici al 2030 e al 2050.

Seppure le emissioni di metano in tutta l’Unione europea siano diminuite negli ultimi anni, la riduzione complessiva delle emissioni di questo potente gas serra devono accelerare per raggiungere gli obiettivi climatici dell’UE per il 2030 e il 2050, e maggiori sforzi dovrebbero essere fatti a livello globale anche per mitigare il riscaldamento a breve termine.

Sono le considerazioni che l’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) effettua con il briefing Methane emissions in the EU: the key to immediate action on climate change” pubblicato il 30 novembre 202,2 che fornisce una panoramica delle principali fonti di metano (CH4) nell’UE e delle tendenze e cause delle emissioni dal 1990, esaminando le politiche e le misure attuate e la pertinente legislazione dell’UE in vigore e futura. Inoltre, vengono descritti i principali processi politici dell’UE e internazionali per la riduzione delle emissioni di metano al fine di raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e di neutralità climatica. 

A supporto del briefing, l’Agenzia ha sviluppato uno strumento di visualizzazione delle “emissioni di metano“, con cui gli utenti possono vedere le emissioni di CH4 dei singoli Paesi, quali riportate negli inventari di gas serra nazionali.

Il metano (CH4) è il componente principale del gas naturale ed è un gas serra di breve durata che contribuisce in modo significativo al riscaldamento globale e ai cambiamenti climatici. Oltre ad essere un potente gas serra, il metano è anche un precursore dell’ozono (O3) e quindi impatta sulla qualità dell’aria e sulla salute umana e della vegetazione come le colture e le foreste. Pertanto, la riduzione delle emissioni di CH4 contribuisce a mitigare i cambiamenti climatici e a migliorare la qualità dell’aria dei servizi ecosistemici.

A livello globale, le concentrazioni di CH4 continuano ad aumentare. Secondo il Rapporto del Gruppo di Lavoro III dell’IPCC per la redazione dell’AR6, la cui stesura definitiva è attesa per l’inizio del 2023, non solo sono aumentate, ma il loro effetto sul riscaldamento globale è diventato più forte di quello della CO2 e se si vuole limitare il riscaldamento a 1,5 °C le emissioni di metano dovranno diminuire del 50% entro il 2050 rispetto ai livelli del 2019.

Secondo l’AEA, sulla base degli ultimi dati ufficiali disponibili, le emissioni di CH4 nell’UE sarebbero diminuite del 36% nel 2020 rispetto ai livelli del 1990, confermando la tendenza al ribasso che dura favorendo una tendenza al ribasso che dura da 30 anni.

Le maggiori riduzioni delle emissioni si sono verificate nell’approvvigionamento energetico che comprende le industrie energetiche e le emissioni fuggitive (emissioni disperse o non catturate) pari a -65%, quelle da rifiuti (-37%) e dall’agricoltura (-21%).

Secondo l’AEA, le emissioni di CH4 dovrebbero diminuire ulteriormente man mano che i Paesi attueranno la Strategia dell’UE sul metano che copre appunto i settori dell’energia, dell’agricoltura e dei rifiuti, e quando entrerà in vigore il Regolamento sulla riduzione delle emissioni di metano nel settore dell’energia.

Al riguardo c’è da osservare che alla COP27 recentemente conclusasi, è stato presentato Climate TRACE, un nuovo inventario in grado di descrivere in dettaglio le emissioni di ogni gas serra di 72.612 impianti sparsi in tutto il mondo, secondo cui le emissioni di metano sono sottostimate per la scarsa tracciabilità di quelle derivanti dalle fuoriuscite e dal flaring degli impianti petroliferi e gasieri.

Complessivamente, secondo il briefing dell’AEA,  le riduzioni delle emissioni di metano sono state significative e riflettono:
una diminuzione del numero di animali da allevamento e una maggiore efficienza nel settore agricolo;
livelli inferiori di attività di estrazione e post-estrazione del carbone;
migliori reti di oleodotti e gasdotti;
minor smaltimento dei rifiuti in discarica e un aumento del riciclaggio, del compostaggio, del recupero dei gas di discarica e dell’incenerimento dei rifiuti con recupero di energia.

Nonostante questi progressi, dal briefing emerge che le concentrazioni di metano stanno aumentando rapidamente e le riduzioni devono essere intensificate in tutti i settori. Al riguardo, l’AEA sottolinea che sono disponibili diverse opzioni politiche e tecnologie per ridurre le emissioni e migliorare non solo il clima e l’ambiente, ma anche la sicurezza energetica. Ad esempio, il recupero del gas di discarica o il biogas prodotto dal letame agricolo possono essere utilizzati per produrre elettricità e calore nel settore energetico.

Prevenire e affrontare le perdite dagli impianti e dalle condutture di petrolio e gas naturale rimane una sfida ed è diventata urgente soprattutto a seguito delle recenti perdite dovute alle esplosioni nei due gasdotti Nord Stream nel Mar Baltico.

Anche gli accordi e le iniziative internazionali sono fondamentali per ridurre le emissioni di metano e mitigare i cambiamenti climatici a livello globale, dal momento che l’UE è responsabile solo del 7% delle emissioni globali di gas a effetto serra e di meno del 5% delle emissioni globali di CH4.

Tra le iniziative chiave a livello globale, l’AEA cita il Global Methane Pledge, lanciato alla COP26 di Glasgow da USA e UE e rafforzato di recente alla COP27, in base al quale i 111 Paesi aderenti si impegnano volontariamente ad intraprendere azioni volontarie per ridurre collettivamente le emissioni di CH4 di almeno il 30% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2020. Tuttavia, alla data di pubblicazione del briefing, i sottoscrittori del Patto assommano al 45% delle emissioni di metano di origine antropica, mentre i principali inquinatori di metano, come Cina, India e Russia, non fanno parte di questa iniziativa. Ma anche i Paesi sottoscrittori al momento non sembrano intervenire adeguatamente sulla questione, come per l’Italia ha denunciato di recente Legambiente che, nell’ambito della Campagna “C’è puzza di gas”, ha rilevato che su 25 impianti di gas fossile e petrolio monitorati lo scorso ottobre tra Sicilia e Basilicata, 13 rilasciavano emissioni di metano in atmosfera.

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