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Mediterraneo: precipitazioni stabili al 2020, calo previsto in seguito

Uno studio internazionale, pubblicato su Nature, che ha coinvolto Università degli Studi di Milano, Università del Salento e CNR-ISAC, ha ricostruito le precipitazioni nel Mediterraneo dal 1871 al 2020, confermando la stabilità delle piogge fino al 2020 e prevedendo una futura diminuzione, aggravata dal riscaldamento e dall’evaporazione, con effetti sulle risorse idriche.

Le precipitazioni nell’area del Mediterraneo sono rimaste per lo più stazionarie tra il1871 al 2020, quantunque si siano distribuite con una significativa variabilità multidecennale e interannuale, mentre diminuiranno nel corso del XXI secolo.

Sono le conclusioni dello Studio High temporal variability not trend dominates Mediterranean precipitation”, pubblicato il 12 marzo 2025 su Nature e condotto da un folto gruppo di ricercatori affiliati di università e istituti europei, tra cui Politecnico di Milano, Università del Salento e Cnr-Isac, coordinati dall’Istituto Pirenaico di Ecologia (Saragozza).

La ricerca si basa su dati provenienti da 23.000 stazioni distribuite su 27 Paesi e colma una lacuna di conoscenza causata dalla mancanza di dati meteo completi, dovuta a politiche di alcuni Paesi del Mediterraneo non favorevoli a mettere in comune le serie osservative del passato. Questo problema è stato risolto sviluppando un metodo di lavoro innovativo che ha permesso elaborazioni svolte in modo distribuito, ma basate su un unico pacchetto di dati storici sulle precipitazioni che sono stati confrontati con le simulazioni delle fasi 5 e 6 del Coupled Model Intercomparison Project (CMIP), il quadro collaborativo organizzato dal Working Group on Coupled Modelling (WGCM) del World Climate Research Programme (WCRP), progettato per migliorare la conoscenza del cambiamento climatico.

Distribuzione spaziale dell’andamento delle precipitazioni annuali nei diversi periodi analizzati (Fonte: Nature, 2025).

Dallo studio emerge che le osservazioni storiche si conciliano con la modellazione CMIP 6 delle precipitazioni passate, indicando che non c’è una tendenza predominante al calo delle precipitazioni nel bacino del Mediterraneo, bensì una forte variabilità stagionale e spaziale. Secondo i ricercatori, la regione sta vivendo una maggiore aridità climatica causata dall’aumento delle temperature, che porta a una maggiore evaporazione. Invece, le fluttuazioni nelle precipitazioni sembrano essere guidate principalmente dai modelli di circolazione atmosferica e dalla variabilità climatica interna.

Queste intuizioni sfidano le ipotesi esistenti e forniscono un quadro più dettagliato di come la variabilità climatica, piuttosto che un calo costante delle precipitazioni, possa plasmare le future strategie ambientali ed economiche nella regione, tenendo presente che le previsioni indicano un calo delle precipitazioni nel corso del XXI secolo.

L’accordo tra le simulazioni modellistiche e le osservazioni sulla stabilità delle precipitazioni nel passato, rafforza l’affidabilità delle previsioni di una futura riduzione delle piogge – ha affermato Maurizio Maugeri, Professore di Fisica dei sistemi Terra al Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali del POLIMI, tra i co-autori dello Studio, insieme alla ricercatrice presso lo stesso Dipartimento, Veronica Manara, al  ; dell’Università del Salento, con il Professore di  Scienza Oceanografica e dell’Atmosfera all’Università del Salento, Piero Lionello, e al Dott. Michele Brunetti, Dirigente di Ricerca presso l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Isac) –  Questa riduzione è molto preoccupante perché la regione del Mediterraneo sta già attraversando un periodo di crescente aridità climatica, causata dall’aumento dell’evaporazione dovuto al forte incremento delle temperature. Temiamo quindi che nei prossimi decenni si aggraverà la scarsità delle risorse idriche e l’aridità nella regione”,

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