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Limiti a emissioni di impianti a carbone in UE: la volpe a guardia del pollaio!

Limiti a emissioni di impianti a carbone in UE

Un nuovo Rapporto di Greenpeace, basato sulle proposte di limiti alle emissioni dei grandi impianti, che dovrebbero essere pronte per il mese di marzo, sottolinea che il tetto per le centrali a carbone sarebbe più basso rispetto alle norme in vigore in Cina.
Inquietante, poi, è la scoperta che a scrivere le norme contribuirebbero pesantemente rappresentanti lobbisti delle grandi imprese energetiche.

In questa fase, l’UE sta aggiornando le norme sull’inquinamento dell’aria da impianti industriali, comprese le centrali elettriche a carbone.
Entro questo mese si dovrebbe concludere il procedimento per la definizione delle migliori tecniche disponibili (BAT) e i limiti di inquinamento connessi, nei cosiddetti Documenti di riferimento sulle BAT (BREF), tra cui quelli per i grandi impianti di combustione con la determinazione di un tetto all’inquinamento delle centrali a carbone.

Gli Stati membri dell’UE dovrebbero votare la proposta entro la fine del 2015, per poi adottarla formalmente nei primi mesi del 2016. Le nuove definizioni delle migliori tecniche disponibili (BAT) e i relativi limiti di emissione dovranno essere inclusi nelle autorizzazioni ambientali aggiornate entro quattro anni dalla data di adozione.
Secondo il nuovo rapporto dall’illusionistico titolo “Smoke and Mirrors”, diffuso da Greenpeace il 6 marzo 2015 e basato sulla bozza di proposta, i nuovi limiti considerati sono molto più deboli rispetto a quelli in vigore per gli impianti funzionanti in altri Paesi dalle economie sviluppate, come Giappone e Stati Uniti, addirittura più bassi che in Cina e di quelli attualmente in vigore in alcuni Paesi dell’UE.
Ma il Rapporto di Greenpeace contiene anche una pesante accusa nei confronti del procedimento della proposta per le nuove norme, che sarebbe fortemente influenzato dalla lobby industriale dell’energia.

Tra i vari organismi coinvolti nella stesura, revisione e proposta dei nuovi standard, il più importante è il gruppo di lavoro tecnico (TWG), presieduto dall’Ufficio europeo IPPC, del quale farebbero parte nelle delegazioni governative, secondo Greenpeace, almeno 46 rappresentanti lobbisti dell’industria, alla testa dei 137 rappresentanti formali del settore partecipanti. “Ciò significa, che gli inquinatori stanno progettando le norme volte a disciplinare la propria industria”.
Greenpeace indica pure delegazioni governative dove gli “infiltrati” sarebbero più numerosi:
– quella del Regno Unito su 9 delegati 5 sono rappresentanti di grandi inquinatori, compresi gli operatori delle centrali elettriche a carbone RWEEDF e E.ON e della raffineria di petrolio Stanlow;
– quella della Grecia è interamente composta da rappresentanti della Public Power Corporation, il gestore di alcune delle più sporche centrali elettriche a lignite in tutta l’UE, e Hellenic Petroleum;
– quella della Spagna, costituita da 12 componenti, ne comprende 8 che sono rappresentanti del settore, tra cui i gestori delle centrali elettriche a carbone Endesa e Iberdrola, e dell’Associazione dei produttori di energia elettrica UNESA.
Questo è il classico caso della volpe a guardia del pollaio – ha commentato Lawrence Carter responsabile della Campagna Energia di Greenpeace – Lasciando che i grandi inquinatori scrivano le nuove regole sull’inquinamento atmosferico, i Ministri dell’UE sono colpevoli d’inadempienza collettiva ai propri doveri”.

Anche rappresentanti “genuinely indipendent” dei Paesi membri sono conosciuti per sostenere le posizioni delle industrie inquinanti, copiando spesso nelle loro dichiarazioni quelle di rappresentanti del settore fossile.
Particolarmente eclatante, il caso dei delegati del Ministero dell’ambiente spagnolo e dell’Agenzia di protezione ambientale irlandese, che hanno sostenuto limiti di emissione più deboli con una dichiarazione che era identica a un commento presentato dal Gruppo delle società elettriche Eurelectric. A sua volta, il rappresentante dell’Agenzia per l’ambiente bavarese nella delegazione tedesca, ha chiesto limiti più bassi per le emissioni di SO2 per gli impianti a lignite, con un commento scritto identico a quelli inviati da diversi rappresentanti dell’industria, mentre quello che rappresenta l’Agenzia per l’ambiente del Regno Unito, ha utilizzato quelli fatti da Eurelectric e RWE per sostenere che certe tecniche di efficienza energetica erano troppo costose.
Sette delegazioni (PoloniaRepubblica CecaGreciaGermaniaFranciaRegno Unito e Spagna) cercano di indebolire ulteriormente i limiti delle emissioni. Viceversa, le delegazioni di AustriaPaesi Bassi e Svezia, interamente composte da rappresentanti dei Governi, sono le uniche che cercano di tutelare la salute pubblica.

Le centrali a carbone sono la maggiore fonte di biossido di zolfo e di emissioni di mercurio in Europa e una delle più grandi fonti industriali di emissione di ossidi di azoto, arsenico, piombo e cadmio – sottolinea Greenpeace – L’inquinamento atmosferico dalle centrali elettriche a carbone dell’UE ha causato 22.300 morti premature nel 2010, come ha stimato una ricerca dell’Università di Stoccarda, facendo aumentare, inoltre, i casi di asma e contribuendo a livelli pericolosi di mercurio presenti nel sangue di migliaia di bambini nati in Europa”.

Secondo Greenpeace, è tempo che decisori politici dell’UE intervengano per eliminare dal procedimento i conflitti di interesse, gli inutili ritardi, le deroghe e le esenzioni, e di portare gli standard BREF in linea con le reali migliori tecniche disponibili, come richiesto dal Consiglio Ambiente e di parlamentari nazionali ed europei, adottando le seguenti azioni.
– Assicurare la tempestiva adozione, affinché l’adozione e la pubblicazione delle migliori definizioni tecniche disponibili e dei limiti di emissione per i grandi impianti di combustione avvenga al più tardi entro gennaio 2016.
– Fissare standard stringenti: l’attuazione del BREF da parte degli Stati membri dovrebbe fissare standard altrettanto forti per tutte le centrali, da rendere vincolanti per tutti gli Stati membri senza consentire deroghe. Il BREF e relativi valori limite di emissione dovrebbero essere basati sulle migliori prestazioni internazionali.
– Prescrivere la misura in continuo del mercurio e di altre emissioni per tutte le categorie di impianti, al fine di verificarne la conformità.
– Eliminare i conflitti di interesse: far terminare l’inserimento formale nelle delegazioni degli Stati membri dell’UE di personale iscritto a libro paga delle industrie soggette alla Direttiva sulle emissioni industriali.

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