Uno studio coordinato dall’Istituto per la bioeconomia del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR-IBE), che ha analizzato le isole di calore superficiali (SUHI) nei 20 Capoluoghi di regione italiani, avvalendosi dei dati satellitari NASA e Copernicus del periodo estivo (giugno-agosto) nel decennio 2013-2023, ha rilevato che il fenomeno interessa tutti i Capoluoghi, anche se alcuni ne sono maggiormente soggetti (Trento, Torino, Genova e l’Aquila), eppure basterebbe il 5% in più di copertura arborea per ridurre la temperatura media superficiale di oltre 0,5 °C.
Il fenomeno delle isole di calore superficiale urbane (SUHI) nel periodo estivo è diffuso in tutti i Comuni capoluoghi di regione italiani, pur con diverse intensità, indipendentemente dalla posizione geografica, ma con un aumento del 5% della copertura arborea a livello comunale si può ridurre la temperatura media superficiale di oltre mezzo grado.
Lo ha rilevato lo Studio “Investigation of the Surface Urban Heat Island (SUHI) by two remote sensing-based approaches in Italian regional capitals” pubblicato sulla rivista Remote Sensing Applications: Society and Environment, e condotto nell’ambito del progetto MIRIFICUS (Monitoraggio degli interventi di riforestazione per l’isola di calore urbana tramite i satelliti),all’interno del “Programma Innovation for Downstream Preparation – Public Administrations”, coordinato dall’Istituto per la bioeconomia del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR-IBE) e svolto in collaborazione con l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), cha ha analizzato il fenomeno delle isole di calore superficiali (SUHI) nei 20 Capoluoghi di regione italiani, avvalendosi dei dati satellitari NASA e Copernicus del periodo estivo (giugno-agosto) nel decennio 2013-2023.
L’isola di calore superficiale è un evento microclimatico per il quale il riscaldamento delle superfici artificiali impermeabili nelle aree urbane determina la formazione di veri e propri “arcipelaghi di calore”.
“In particolar modo nella stagione estiva, queste superfici artificiali – riscaldandosi rapidamente e accumulando molto calore – generano delle aree con temperature più alte che hanno implicazioni significative sulla vivibilità delle città e sulla salute delle persone – ha spiegato Marco Morabito, ricercatore del CNR_IBE e coordinatore dello studio – Attraverso la nostra ricerca abbiamo rilevato una presenza diffusa delle isole di calore in tutti i capoluoghi analizzati, indipendentemente dalla posizione geografica, con anomalie termiche sia nelle aree centrali che in quelle periferiche”.

Secondo uno Studio del Barcelona institute for global health (IsGlobal), nell’ambito del Progetto EARLY-ADAPT, finanziato dal Consiglio europeo della ricerca (ERC) e finalizzato a studiare come le popolazioni si stanno adattando alle sfide della salute pubblica innescate dai cambiamenti climatici, nel 2023 ci sarebbero stati in Europa quasi 48mila decessi, concentrati nelle ondate di calore di metà luglio e di fine agosto, con i Paesi dell’Europa meridionale i più colpiti.
I risultati raccolti dal Progetto MIRIFICUS indicano che l’intensità delle isole di calore è strettamente legata alla topografia delle città, oltre che alla presenza di superfici artificiali impermeabili.
“Le città con maggiore complessità topografica e più verde nelle aree periferiche (come L’Aquila, Genova, Torino, Trieste e Trento), presentano differenze termiche più accentuate tra le zone centrali e quelle meno urbanizzate – ha proseguito il ricercatore – Le città con territori topograficamente più uniformi e prevalentemente di pianura (tra cui Napoli, Milano, Firenze, Roma e la maggior parte dei capoluoghi di regione dell’Italia meridionale) mostrano invece intensità dell’isola di calore più contenute, seppur sempre evidenti, o addirittura situazioni inverse nelle quali la temperatura superficiale del centro città risulta mediamente meno elevata di quella delle zone urbane esterne”.
Molto importante risulta essere la presenza del verde urbano, in particolare degli alberi, che possono svolgere una funzione di mitigazione del fenomeno.
“I dati analizzati dimostrano che con un aumento del 5% della copertura arborea a livello comunale si può ridurre la temperatura media superficiale di oltre mezzo grado celsius – ha concluso Morabito – Proprio in relazione a questo aspetto, i risultati raggiunti con questo studio possono fornire informazioni strategiche per pianificare interventi di mitigazione climatica mirati, in particolare nelle aree urbane più colpite dal riscaldamento locale o caratterizzate da forti anomalie termiche”.
I risultati dello Studio saranno utilizzati per supportare le Pubbliche Amministrazioni che hanno espresso interesse nel Progetto MIRIFICUS (tra cui l’Associazione Nazionale Comuni Italiani, il Comune di Roma Capitale e Firenze) nelle strategie di pianificazione urbana e di riforestazione.
Ulteriori indagini potrebbero ampliare il periodo di studio per includere variazioni stagionali e valutazioni notturne, nonché analizzare le anomalie termiche superficiali nei capoluoghi di regione dove il fenomeno SUHI è più intenso. Ampliare l’ambito in questo modo contribuirebbe a una comprensione più completa del fenomeno SUHI in Italia.
Immagine di copertina: fonte ISPRA