Malattie e cure Salute

Infezioni ospedaliere: in Italia il 30% delle morti in UE

Dal Rapporto Osservasalute emerge che nel nostro Paese le morti correlate alle infezioni ospedaliere sono tra le più alte d’Europa, anche per effetto dell’incremento della resistenza agli antibiotici (AMR), farmaci dei quali l’Italia è tra i Paesi maggiori consumatori.

Il nostro Paese è in un’emergenza assoluta, non conosciuta e non stimata – ha affermato Walter Ricciardi, Professore ordinario di Igiene generale e applicata all’Università Cattolica di Roma e Direttore dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni, intervenendo il 15 maggio 2019 alla presentazione del Rapporto “Osservasalute 2018” – Migliaia di persone muoiono ogni giorno nei nostri ospedali per infezioni e antibioticoresistenza. Su 28 Paesi dell’UE, il 30% delle morti per sepsi ospedaliere avviene in Italia”.

Il Rapporto Osservasalute, giunto alla XVI edizione e curato dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane che opera nell’ambito di Vihtaly, spin off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore presso la sede di Roma, è nato perché non si perda di vista nel processo di devoluzione della Sanità italiana il quadro di insieme delle realtà epidemiologiche e assistenziali nelle diverse Regioni.

Costituito da oltre 600 pagine, frutto del lavoro di 318 ricercatori distribuiti su tutto il territorio italiano che operano presso Università, Agenzie regionali e provinciali di sanità, Assessorati regionali e provinciali, Aziende ospedaliere e Aziende sanitarie, Istituto Superiore di Sanità, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, Ministero della Salute, Agenzia Italiana del Farmaco, Istat, il Rapporto Osservasalute è suddiviso in due parti principali:
– la prima dedicata alla salute e ai bisogni della popolazione;
– la seconda ai sistemi sanitari regionali, nonché alla qualità dei servizi.

In Italia, il numero delle morti sepsi-correlate (casi in cui la sepsi è presente tra la multimorbosità riportata sul certificato di morte) è cresciuto considerevolmente negli ultimi anni passando da 18.668 del 2003 a 49.301 del 2016 – si legge nel Rapporto – La maggior parte dei decessi per tale causa (circa il 75% del totale) si concentra nella fascia da 75 anni di età ed oltre, ciò a conferma che si tratta di un fenomeno associato all’invecchiamento della popolazione spiegabile con una maggiore presenza di multicronicità nei soggetti che determina un conseguente scadimento delle condizioni fisiche“.

Quasi tutti i decessi che presentano la sepsi sono avvenuti in ospedale, ma un rilevante tasso di infezioni è stato riscontrato anche nelle strutture residenziali per anziani. A livello regionale, lo studio evidenzia grosse differenze. La maggior parte dei decessi si concentra nel Nord e nel Centro, con valori più bassi nelle regioni meridionali. Nel 2016 per gli uomini i valori più alti sono stati registrati in Emilia-Romagna e Friuli Venezia Giulia, i più bassi in Campania e Sicilia. Una discrepanza che però, avverte il Rapporto, può essere legata alla differente attenzione da parte delle strutture ospedaliere nel certificare le cause di morte.

Secondo il Gruppo Interagenziale dell’ONU sulla Resistenza agli Antibiotici (IACG) che ha recentemente rilasciato un corposo Rapporto , attualmente almeno 700.000 persone ogni anno muoiono a causa di batteri resistenti agli antibiotici e al 2050 potrebbero arrivare a 10 milioni e provocare danni economici paragonabili a quelli della crisi finanziaria 2008-2009.

Gli antibiotici dovrebbero essere consumati solo nei casi di effettiva necessità, altrimenti si rischia che i batteri divengano sempre più resistenti ai farmaci. Inoltre, il loro uso negli allevamenti e in agricoltura è altrettanto disinvolto.

L’Italia è tra i Paesi con il consumo più alto di antibiotici e allo stesso tempo, secondo quanto rilevato anche dalla sorveglianza dell’AMR curata dall’Istituto Superiore di Sanità, la resistenza agli antibiotici si mantiene tra le più elevate d’Europa, quasi sempre al di sopra della media,

Abbiamo monitorato il fenomeno per tre anni – ha spiegato Ricciardi – e ora possiamo dirlo: c’è un’emergenza super-bug e infezioni ospedaliere nel nostro Paese. Se i numeri indicano un raddoppio dei decessi, possiamo dedurre che il dato nella realtà sia almeno triplicato. E non si tratta di un problema di registrazione dei dati. In Italia si consumano troppi antibiotici, anche quando non sono necessari, ma molta della nostra antibioticoresistenza nasce dal fatto che mangiamo maiali e polli d’allevamento ai quali vengono somministrati antibiotici non solo quando sono malati, ma a scopo preventivo. All’interno di questi animali, pezzi di genoma si modificano ed entrano nel genoma di chi li mangia”.

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