Il nuovo Rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, presentato alla riunione del Ministri dell’Energia del G20, prevede che nel 2020 i 2/3 dell’espansione della produzione di energia elettrica saranno coperti dalle fonti rinnovabili.
Affinché queste tecnologie possano esprimere pienamente le loro potenzialità e mettere il nostro sistema energetico su un più sicuro, sostenibile percorso, secondo l’Agenzia, i politici debbono accantonare ogni ambiguità e cambiamenti retroattivi che frenano il mercato e minano la fiducia degli investitori.
Nel corso della riunione dei Ministri dell’Energia del G20 (Istanbul, 2 ottobre 2015), incentrata sull’accesso all’energia sostenibile per tutti, sull’efficienza energetica e sugli investimenti energetici, con particolare attenzione a quelli per le energie rinnovabili, il Direttore esecutivo dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), Faith Birol ha presentato il Rapporto di Medio-Termine 2015 del Mercato delle Energie Rinnovabili (Medium-Term Renewable Energy Market 2015), da cui emerge che le rinnovabili rappresenteranno la principale fonte di crescita dell’energia elettrica per i prossimi 5 anni, spinte dalla caduta continua dei costi e dalla formidabile espansione nelle economie emergenti.
“Le fonti rinnovabili sono pronte ad assumere il fondamentale primo posto nella crescita della fornitura globale di energia – ha affermato Birol – Tuttavia, non è certo questo il momento di compiacersi. I Governi devono rimuovere le incertezze sulle fonti rinnovabili affinché queste tecnologie possano esprimere pienamente le loro potenzialità e mettere il nostro sistema energetico su un più sicuro, sostenibile percorso”.
Il Rapporto prevede che nei prossimi 5 anni le rinnovabili forniranno oltre 700 gigawatt (GW), più del doppio dell’attuale potenza installata in Giappone, e rappresenteranno quasi 2/3 della capacità netta globale, vale a dire la quantità di produzione di energia aggiunta meno le dismissioni programmate delle centrali esistenti. Le fonti no-idro, come l’eolico e il solare fotovoltaico, rappresenteranno quasi la metà dell’aumento totale dell’energia globale.
Secondo l’IEA la quota di energie rinnovabili nella produzione di energia globale salirà ad oltre il 26% entro il 2020, dal 22% del 2013, “una ragguardevole variazione in un lasso di tempo assi ridotto”, superiore all’attuale domanda di energia elettrica di Cina, India e Brasile messi assieme.
Nel Rapporto viene evidenziato che la geografia della produzione di energia elettrica da rinnovabili tenderà a spostarsi verso le economie emergenti e in quelle dei Paesi in via di sviluppo, tanto che al 2020 copriranno i 2/3 dell’espansione di energia elettrica. Da sola, la Cina rappresenterà quasi il 40% della crescita totale di capacità di energia rinnovabile, per una richiesta di quasi 1/3 di nuovi investimenti.
A guidare la crescita è il costante calo dei costi di produzione in molte parti del mondo a seguito del progresso delle tecnologie sostenibili, del miglioramento delle condizioni di finanziamento e l’espansione della distribuzione di nuovi mercati con migliori risorse. I prezzi annunciati per i contratti di generazione a lungo termine più favorevoli si stanno osservando in diverse parti, come in Brasile, India, Medio Oriente, Sudafrica e Stati Uniti, tanto che alcuni Paesi e Regioni hanno ora la possibilità di passare ad un paradigma dello sviluppo basato principalmente sull’energia rinnovabile sempre più accessibile, soprattutto nell’Africa Sub-sahariana.
“Le fonti rinnovabili a prezzi accessibili sono destinate a dominare i sistemi energetici emergenti del mondo – ha aggiunto il Direttore esecutivo dell’IEA – Con eccellenti risorse idriche, solari ed eolico, il miglioramento del rapporto costi-efficacia, e l’ulteriore slancio politico, le fonti rinnovabili possono svolgere un ruolo fondamentale nel sostenere la crescita economica e l’accesso all’energia in Africa sub-sahariana, coprendo quasi i 2/3 delle nuove esigenze della domanda della regione oltre i prossimi 5 anni“.
Nonostante ciò, il Rapporto mette in guardia dai rischi. Secondo l’IEA, il finanziamento rimane la chiave per conseguire investimenti sostenuti. Ostacoli normativi, vincoli di rete e condizioni macroeconomiche pongono sfide in molte economie emergenti. Nei Paesi industrializzati, il rapido sviluppo delle energie rinnovabili richiede il ridimensionamento delle centrali elettriche a combustibili fossili, mettendo sotto pressione le utility in attività. L’ondeggiare degli impegni politici tra decarbonizzazione e diversificazione, in risposta a tali effetti, può minare la fiducia degli investitori e cambiamenti retroattivi possono distruggerla. Di conseguenza, la crescita globale che nel Rapporto viene indicata secondo lo “scenario principale” potrebbe non risultare così veloce e le installazioni annuali potrebbero non essere all’altezza di quel che sarebbe necessario per mettere le energie rinnovabili sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi a lungo termine di contrasto ai cambiamenti climatici.
Il Rapporto prende in considerazione anche la possibilità di uno “scenario accelerato” che valuta l’impatto dei quadri politici avanzati in Paesi chiave, indicando che questi potrebbero stimolare la crescita di energia rinnovabile cumulativa globale del 25% rispetto allo scenario principale, con le installazioni annuali in aumento. Un miglioramento dell’immagine delle energie rinnovabili può avere effetti positivi per i negoziati globali sui cambiamenti climatici e, al contempo, un chiaro esito favorevole a quelli della COP21 di Parigi nel mese di dicembre potrebbe creare un circolo virtuoso per la diffusione delle rinnovabili, aumentando la visione politica e la prevedibilità a lungo termine.
Tuttavia, lo “scenario accelerato” richiede un’azione politica più coerente e impegnata.
“Di sicuro, il sistema e l’integrazione in rete saranno essenziali per consentire elevati livelli di eolico e fotovoltaico – ha concluso Birol – L’Agenzia Internazionale dell’Energia rimane in prima linea per affrontare tali questioni, tra cui i possibili impatti sulla sicurezza elettrica. Ma mentre la variabilità delle fonti energetiche rinnovabili è una sfida cui i sistemi energetici possono imparare ad adattarsi, la variabilità delle politiche costituisce un rischio molto maggiore”.