Economia e finanza Società

Covid-19 e mondo del lavoro: impatti e risposte secondo ILO

La crisi economica, con il relativo impatto sul mondo del lavoro, indotta dalla pandemia di Covid-19 potrebbe far aumentare la disoccupazione globale di quasi 25 milioni di unità, secondo una nuova valutazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO).

L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), l’Agenzia dell’ONU con sede a Ginevra che si occupa di promuovere la giustizia sociale e i diritti umani internazionalmente riconosciuti, con particolare riferimento a quelli riguardanti il lavoro in tutti i suoi aspetti, ha pubblicato il 18 marzo 2020 la nota di preliminare valutazioneCovid-19 and world of work: Impacts and responses”, secondo cui la pandemia del Covid-19 potrebbe determinare un aumento di 25 milioni di disoccupati a livello globale, ma se si assistesse ad una risposta politica coordinata a livello internazionale, come accaduto nel corso della crisi finanziaria globale del 2008-2009, l’impatto sulla disoccupazione potrebbe essere significativamente inferiore.

La pandemia ha già infettato quasi 210.000 persone in tutto il mondo e provocato circa 9.000 decessi (19 marzo 2020), secondo i dati giornalieri dell’OMS, ma alcune stime indicano che potrebbe contagiare il 40%-70% della popolazione mondiale. 

La crisi sanitaria si è già trasformata in uno shock economico e del mercato del lavoro, con ripercussioni non solo sull’offerta (produzione di beni e servizi) ma anche sulla domanda (consumi e investimenti). Le interruzioni della produzione, inizialmente solo in Asia, si sono via via diffuse nelle catene di approvvigionamento in tutto il mondo. Tutte le imprese, a prescindere dalle dimensioni, si trovano ad affrontare serie sfide, in particolare quelle nei settori dell’aviazione, del turismo e dell’hospitality, con una reale minaccia di cali significativi di entrate, insolvenze, fallimenti e perdite di posti di lavoro in settori specifici. 

Questa non è più solo una crisi sanitaria globale, ma è anche una grave crisi economica e del mercato del lavoro che sta avendo un impatto enorme sulle persone – ha affermato Guy Ryder, Direttore generale ILO – Nel 2008, il mondo ha presentato un fronte unito per affrontare le conseguenze della crisi finanziaria globale e il peggio è stato evitato. Abbiamo bisogno di quel tipo di leadership e risolutezza adesso“.

Secondo ILO, sono necessarie misure urgenti, su larga scala e coordinate e basate su 3 pilastri: proteggere i lavoratori sul luogo di lavoro; stimolare l’economia e l’occupazione e sostenere i posti di lavoro e redditi.

Tali misure comprendono l’estensione della protezione sociale, il sostegno alla mantenimento dell’occupazione (per esempio, lavoro a tempo parziale, le ferie retribuite, ed altri sussidi) e sgravi finanziari e fiscali, anche per le micro, piccole e medie imprese. Inoltre, la nota propone misure di politica fiscale e monetaria e prestiti e sostegno finanziario per specifici settori economici.

Sulla base di diversi scenari dell’impatto di Covid-19 sulla crescita del PIL globale, le stime dell’ILO indicano un aumento della disoccupazione globale tra 5,3 milioni (scenario “basso”) e 24,7 milioni (scenario “alto”), rispetto al livello base di 188 milioni di disoccupati nel 2019. In confronto, la crisi finanziaria globale del 2008-9 ha aumentato la disoccupazione globale di 22 milioni.

Anche la sottoccupazione dovrebbe aumentare su larga scala, poiché Le conseguenze economiche della pandemia si tradurranno in riduzioni degli orari di lavoro e dei salari, con un aumento su larga scala anche della sottoccupazione. Il lavoro autonomo nei Paesi in via di sviluppo, che spesso serve ad attutire l’impatto degli sconvolgimenti, questa volta potrebbe non funzionale a causa delle restrizioni alla circolazione delle persone (ad esempio, tra i fornitori di servizi) e delle merci.

Il calo occupazionale comporterebbe anche gravi perdite di reddito per i lavoratori, che lo studio stima che tra 860 miliardi di dollari e 3.400 miliardi di dollari entro la fine del 2020, con una conseguente riduzione del calo di domanda di beni servizi, che a sua volta avrà un impatto sulle imprese ed economie.

Anche la povertà dei lavoratori aumentare significativamente, poiché la pressione sui redditi derivante dal declino dell’attività economica colpirà duramente i lavoratori prossimi o vicini alla soglia di povertà. L’ILO stima che tra 8,8 e 35 milioni di persone si troveranno in condizioni di povertà lavorativa in tutto il mondo, rispetto alla stima originaria per il 2020, che prevedeva un calo di 14 milioni in tutto il mondo.

ILO avverte che alcuni gruppi di persone potrebbero essere colpiti in modo sproporzionato dalla crisi del lavoro, con un ulteriore aumento delle disuguaglianze, in particolare quelle categorie che svolgono lavori meno protetti e meno retribuiti, in particolare giovani e lavoratori più anziani. Ne saranno coinvolti anche donne e migranti, questi ultimi vulnerabili a causa della mancanza di protezione e diritti sociali, e le donne che sono occupate per lo più in lavori a basso reddito e nei settori che saranno più colpiti.

In tempi di crisi come quelli attuali, abbiamo due strumenti chiave che possono aiutare a mitigare i danni e ripristinare la fiducia della gente – ha concluso Ryder – In primo luogo, il dialogo sociale, interagendo con i lavoratori, i datori di lavoro e i loro rappresentanti, è essenziale per costruire un clima di fiducia e il sostegno alle misure necessarie per superare questa crisi. In secondo luogo, le normative internazionali sul lavoro forniscono una base comprovata per offrire le risposte politiche incentrate su una ripresa sostenibile ed equa. Tutto il possibile deve essere fatto per ridurre al minimo i danni alle persone in questo difficile momento“.

In questa direzione si è mosso, relativamente all’Italia, il Forum Disuguaglianze Diversità (Forum DD) che ha presentato il 16 marzo una proposta per un confronto in Parlamento e nel Paese sulle misure da intraprendere per contrastare l’emergenza economica e sociale indotta dal nuovo coronavirus, partendo dall’assunto che la crisi in atto non deve creare nuove disuguaglianze e far crescere rabbia e risentimento nelle persone, accrescendo e non riducendo la coesione sociale, e tutelando ogni persona a rischio, sia i garantiti che gli esclusi.



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