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Green innovation per la competitività dell’Unione Europea

Green innovation per la competitività Unione Europea

Un Rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente suggerisce che l’UE ha bisogno di un riorientamento sistemico della sua economia per l’uso più efficiente delle risorse come parte di un modello di green economy.

L’Agenzia Europea dell’Ambiente ha pubblicato il 15 luglio 2014 lo Studio “Resource-efficient green economy and EU policies” che mette in evidenza le principali forze che favoriscono il passaggio ad una green economy efficiente nell’uso delle risorse in Europa, compreso il ruolo delle politiche dell’UE. Attualmente, i cambiamenti economici e tecnologici che portano verso obiettivi green tutta l’economia dell’UE stanno procedendo troppo lentamente, dal momento che sarebbe necessario un cambiamento molto più grande, più profondo e permanente dell’economia e della società per creare sia nuove opportunità che processi di sostituzione in tutta la struttura economica dell’UE. Per ottenere questo, è importante studiare e comprendere i fattori abilitanti e i meccanismi di intersezione tra le politiche e le dinamiche dell’economia reale che potrebbero accelerare e trainare la transizione.

Sebbene molte tendenze ambientali stiano gradualmente migliorando, l’UE ha bisogno di un fondamentale e sistemico riorientamento della sua economia per incontrare alcuni dei suoi obiettivi ambientali a lungo termine. Ad esempio, l’obiettivo proposto di tagliare i gas serra tra l’80% e il 95%, rispetto ai livelli del 1990 entro il 2050, non sarà possibile basandosi esclusivamente sull’incremento dell’efficienza.

L’innovazione può essere l’unico e il più importante driver per cambiare l’attuale inefficiente modo di utilizzo delle risorse – ha dichiarato il Direttore esecutivo dell’AEA, Hans Bruyninckx – L’innovazione ambientale è la chiave per affrontare le sfide del XXI secolo. Se vogliamo ‘vivere bene entro i limiti ecologici del pianeta’ come indicato nel 7° Programma d’azione ambientale, avremo bisogno di affidarci pesantemente sulla capacità di inventiva dell’Europa. Non si tratta solo di innovazioni , incoraggiare l’adozione e la diffusione delle nuove tecnologie verdi potrebbe risultare ancora più importante”.
Un’altra leva per migliorare l’efficienza delle risorse potrebbe essere quella di ridurre le tasse sul lavoro come l’imposta sul reddito, per tassare viceversa l’uso inefficiente delle risorse e l’inquinamento ambientale. Tali imposte ambientali potrebbero promuovere la creazione di posti di lavoro, ma sono sotto-utilizzate nell’UE, essendo pari solo al 2,4% del PIL nel 2012. Secondo lo Studio, i benefici possono essere molteplici , come dimostrano quei Paesi in cui le tasse ambientali sono più alte, che sono anche quelli che hanno prestazioni molto elevate per l’eco-innovazione e la competitività. Delle normative ambientali più stringenti possono dare ai Paesi membri un vantaggio competitivo, per essere stati tra i primi ad applicarle, tant’è che molti altri Paesi che vogliono introdurre prodotti nell’UE stanno adottando progressivamente le norme europee sia per i limiti alle emissioni dei veicoli che per maggiori controlli chimici.

L’UE mira ad aumentare la quota dell’industria manifatturiera al 20% del PIL entro il 2020, dal 15,1% del 2013. Tale obiettivo potrebbe essere l’occasione per stimolare i benefici ecologici connessi all’innovazione in settori come le energie rinnovabili, affermano gli autori dello Studio, anche se avvertono che tale crescita deve essere coerente con le priorità ambientali dell’UE, altrimenti potrebbe avere conseguenze negative, tra cui l’aumento delle emissioni di gas a effetto serra e lo spreco di risorse preziose.

La crisi economica sembra aver avuto un effetto su alcune questioni ambientali nell’UE, compresa la riduzione delle emissioni di gas serra e di alcuni inquinanti atmosferici. Tuttavia, nella maggior parte delle aree d’Europa sembra di essere su una traiettoria simile a quella che c’era prima del 2008 e che prosegue secondo tendenze di lungo termine; in altri casi la crisi sembra avere rallentato tale processo.

A seguito della crisi finanziaria ed economica del 2008 ci sono state aspettative che ulteriori investimenti pubblici avrebbero potuto incoraggiare l’uso più efficiente delle risorse in Europa, ma le tendenze di alcuni indicatori suggeriscono che non si sono verificati questi attesi guadagni in termini di efficienza.
Gli autori sottolineano che un “elevato livello di impegno e perseveranza, così come le strategie di riduzione del rischio”, sono essenziali per attuare il modello della green economy ed evitare assegnazioni e strategie convenzionali che vengono adottate dai sistemi finanziari in tempi di crisi.

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