In occasione della presentazione della seconda edizione di Fattore J, il progetto promosso da Fondazione Mondo Digitale e Janssen Italia, sono stati presentati i risultati della ricerca condotta dall’Università di Siena sui comportamenti e gli stili di vita dei giovani in tempo di pandemia.
Una rete multisettoriale per accrescere nelle giovani generazioni la fiducia nei progressi della scienza, sensibilizzare sull’importanza di una corretta informazione scientifica e sulla scelta di comportamenti responsabili per il benessere e la salute di tutti.
Si tratta del progetto Fattore J promosso da Fondazione Mondo Digitale (FMD), organizzazione senza scopo di lucro orientata alla conoscenza guidata dal Professore emerito Tullio De Mauro fino alla sua morte (2017), e da Janssen Italia, azienda farmaceutica del Gruppo Johnson&Johnson, e il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS).
In occasione del lancio della seconda edizione di Fattore J, sono stati presentati l’11 febbraio 2022 i risultati della ricerca condotta dal Dipartimento di Economia politica e Statistica dell’Università di Siena sui comportamenti e gli stili di vita in tempo di pandemia della generazione Z (i giovani nati tra il 1996 e il 2010.
Nonostante le difficoltà, i giovani hanno reagito con un forte senso di responsabilità. “Una scelta responsabile per proteggere gli altri e tornare alla normalità” è la principale motivazione che ha spinto oltre il 90% dei giovani intervistati a vaccinarsi. Una consapevolezza generata dalla conoscenza, con il 74% dei ragazzi che cerca notizie di attualità in misura pari o superiore rispetto a prima: 2 ragazzi su 3 si ritengono abbastanza informati sull’emergenza, con una tendenza a cercare sempre più notizie rispetto al periodo pre-pandemia.
Tra le fasce della popolazione maggiormente impattate dalla pandemia emerge quella degli adolescenti, che hanno visto le occasioni di confronto con i coetanei drasticamente ridursi, sia in ambito scolastico sia nel tempo libero. Ben il 40% dei giovani dichiara infatti di uscire molto meno rispetto a prima del Covid-19. Inoltre, più del 40% afferma di non praticare più, o meno frequentemente, i propri hobby o attività sportive. Soltanto per una piccola percentuale di giovani l’attività sportiva è aumentata durante la pandemia. Percentuali quasi equivalenti, intorno al 20%, per chi ha continuato a fare sport come prima, meno di prima o ha smesso completamente.
La maggior parte crede che nel breve periodo il Covid resterà pericoloso. La causa principale viene individuata tra le varianti del virus. A seguire i comportamenti non adeguati delle persone, che non si vaccinano o non rispettano il distanziamento fisico.
“Nonostante le evidenti difficoltà che sono stati costretti ad affrontare negli ultimi due anni, privati della socialità che tutti gli adolescenti si meriterebbero per la loro crescita, ancora una volta i giovani ci hanno sorpreso con la loro voglia di scoperta e di vita – ha dichiarato Massimo Scaccabarozzi, Chairman di Janssen Italia, Head of External Affairs Johnson & Johnson – Hanno scelto responsabilmente di vaccinarsi per tutelare i loro cari e per poter tornare il prima possibile a una vita senza restrizioni. Una decisione che non avrebbero potuto prendere se fosse mancata un’adeguata informazione scientifica. – Siamo consapevoli però di quanto questo sia sempre più difficile, a causa dell’infodemia che alimenta la confusione. Per questo, siamo lieti di essere a fianco di Fondazione Mondo Digitale nel lancio della seconda edizione di Fattore J, attraverso la quale rinnoviamo il nostro impegno per dare ai giovani tutti gli strumenti necessari per comprendere e interpretare al meglio la realtà e, in particolare, i temi legati alla salute e alla sanità”.
La seconda edizione del progetto, caratterizzata dallo slogan “Nelle mani della scienza”, ha stabilito una rete multisettoriale per promuovere la fiducia nei progressi della scienza in tempo di infodemia. Sono infatti coinvolte ben 13 associazioni di pazienti, 2 partner scientifici (Università Campus Bio-Medico di Roma e Università di Siena) e 3 partner istituzionali: Italiana di Igiene Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI), VaccinarSì e Società Italiana di Farmacologia (SIF).
L’obiettivo anche per la seconda edizione è raggiungere attraverso la campagna di comunicazione 100.000 studenti con alcune novità, come le mini sfide “Science Fact check” per mettere alla prova la capacità degli studenti di verificare le notizie scientifiche, la selezione di 20 giovani ambasciatori per la formazione alla pari e la scrittura collaborativa con medici, pazienti e manager del mondo sanitario del primo “Manifesto della salute” costruito da coloro che ne saranno i protagonisti negli anni a venire e pensato per sperimentare nuovi paradigmi comunicativi più chiari, empatici e trasparenti per combattere la denutrizione scientifica.
Viene confermata la formazione online per 10.000 studenti delle superiori con il coinvolgimento delle associazioni dei pazienti, una scelta che si è rivelata vincente per l’autenticità delle storie condivise e la capacità di comunicare con empatia di esperti e medici. I webinar, che approfondiscono i temi chiave in diverse aree terapeutiche (oncologia, ematologia, immunologia, infettivologia, ipertensione arteriosa polmonare e neuroscienze) sono spazi di dialogo che riportano salute e benessere al centro del processo educativo.
Sono oltre 6.000 gli studenti di 109 scuole in 16 Regioni che negli scorsi mesi hanno già partecipato alle sessioni formative interattive con le associazioni dei pazienti e gli esperti delle diverse aree terapeutiche.
“Abbiamo riformulato la prima edizione del progetto in piena pandemia – ha sottolineato Mirta Michilli, Direttore generale della Fondazione Mondo Digitale – Ci siamo resi conto di aver risposto a un bisogno importante, riportando il tema del benessere e della salute al centro del processo educativo. Tra lockdown e didattica a distanza studenti e docenti hanno trovato nelle sessioni formative di Fattore J uno spazio di confronto aperto, non giudicante, un punto fermo. La prossima sfida è aiutare i giovani a riconoscere i diversi disturbi della comunicazione scientifica, perché la scuola può essere un vero antidoto contro l’infodemia, se aiuta a sviluppare gli anticorpi della conoscenza“.