Malattie e cure Salute

Coronavirus: l’OMS mette in guardia contro le fake news

L’Organizzazione Mondiale della Sanità nel bollettino giornaliero sul coronavirus informa di aver attivato i suoi servizi social per diffondere notizie accurate e attendibili sulla malattia a disposizione di quanti vogliano attingere ad adeguate informazioni, anche al fine di contrastare le numerose falsità che circolano in questi giorni sull’epidemia.

Contro la massiccia “infodemia‘’, il fiume di informazioni, alcune accurate altre vere e proprie fake news, sull’epidemia di coronavirus (2019-nCoV) che è stato segnalato per la prima volta da Wuhan, in Cina, il 31 dicembre 2019, è scesa in campo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che nel suo giornaliero bollettino sulla situazione globale ha inserito un Technical Focus sui rischi di comunicazione e coinvolgimento delle comunità per offrire alle persone di trovare fonti affidabili quando ne hanno bisogno e contrastare le tante fake news che stanno circolando sui social media.

A causa dell’elevata richiesta di informazioni tempestive e affidabili sul 2019-nCoV, i team di comunicazione e social media dell’OMS stanno lavorando a stretto contatto per rintracciare e rispondere a miti e voci non attendibili – vi si legge –  Attraverso la sua sede centrale a Ginevra, i suoi sei uffici regionali e i suoi partner, l’Organizzazione lavora 24 ore su 24 al giorno per identificare le dicerie più diffuse, potenzialmente dannose per la salute pubblica, come le false misure di prevenzione o di cura. Queste” ‘fake news’ “vengono confutate con informazioni basate sull’evidenza scientifica, anche attraverso i canali social (Weibo, Twitter, Facebook, Instagram, LinkedIn, Pinterest) e il sito web ”.

L’OMS sta lavorando a stretto contatto con esperti globali, governi e partner per diffondere rapidamente le conoscenze scientifiche su questo nuovo virus, per tracciarne la diffusione e la virulenza e per fornire consulenza a Paesi e individui su misure adeguate per proteggere la salute e prevenire la diffusione di questo focolaio.

L’OMS fa osservare che durante le precedenti epidemie dovute ad altri coronavirus, come la sindrome respiratoria mediorientale del 1997 (MERS) e la grave sindrome respiratoria acuta del 2003 (SARS), la trasmissione da uomo a uomo è avvenuta attraverso la saliva, tossendo e starnutendo, e che le modalità di trasmissione del coronavirus 2019-nCoV possono essere simili.

I principi base per ridurre il rischio di generale trasmissione di infezioni respiratorie acute include quanto segue:
evitare il contatto ravvicinato con le persone che soffrono di infezioni respiratorie acute;
lavare frequentemente le mani, soprattutto dopo il contatto diretto con persone malate o il loro ambiente;
evitare il contatto non protetto con gli allevamenti o gli animali selvatici;
le persone con sintomi di infezione respiratoria acuta devono indossare la mascherina per la tosse (mantenere la distanza, coprirsi quando si tossisce e starnutisce con tessuti o fazzoletti usa e getta e lavarsi le mani);
all’interno delle strutture sanitarie, migliorare le pratiche standard di prevenzione e controllo delle infezioni ospedaliere, in particolare nei reparti di emergenza,

L’OMS non raccomanda misure sanitarie specifiche per i viaggiatori. In caso di sintomi indicativi di malattie respiratorie durante o dopo un viaggio, i viaggiatori sono sollecitati a consultare un medico e a condividere il percorso effettuato con coloro che forniscono loro l’assistenza sanitaria.

Nel frattempo, c’è una buona notizia, come annunciato dal Ministero della Salute italiano il 2 febbraio 2020 nel corso di una Conferenza stampa, i virologi dell’Istituto nazionale malattie infettive Spallanzani”, a meno di 48 ore dalla diagnosi di positività per i primi due pazienti in Italia, sono riusciti ad isolare il virus responsabile dell’infezione.

L’isolamento virale, effettuato anche in Italia dallo Spallanzani – ha affermato Giovanni Rezza, Direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) – permette di sequenziare il virus e confrontarlo con i ceppi già isolati anche in Cina e al di fuori della Cina in Paesi come Francia e Australia per valutare eventuali mutazioni. In generale, l’isolamento del virus può aiutare a mettere a punto i metodi diagnostici, testare l’efficacia di molecole antivirali conosciute e identificare e potenziare eventuali punti deboli del virus al fine di consentire lo sviluppo di strategie terapeutiche e identificare eventuali target vaccinali”.

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