Il Global Biodiversity Outlook (GBO-5) della Convenzione sulla Diversità Biologica che fornisce i più recenti dati sui passi compiuti verso i 20 obiettivi al 2020 concordati a Nagoya per la conservazione, l’uso sostenibile e la ripartizione equa dei benefici della biodiversità, attesta che i Governi sono riusciti a conseguirne, parzialmente, solo 6.
È stato presentato il 15 settembre 2020 il Rapporto periodico “Global Biodiversity Outlook 5” (GBO-5) , della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) che riassume i dati più recenti sullo stato e le tendenze della biodiversità e trae le conclusioni più rilevanti per l’ulteriore attuazione della Convenzione, firmata Rio de Janeiro nel giugno 1992, che persegue 3 principali obiettivi:
– la conservazione della diversità biologica;
– l’uso sostenibile dei componenti della diversità biologica;
– la giusta ed equa ripartizione dei benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche.
Il GBO-5 che fornisce una sintesi dei progressi verso i 20 Aichi Biodiversity Targets concordati alla Conferenza di Nagoya (2010) con l’orizzonte al 2020 si basa su una serie di indicatori, studi di ricerca e valutazioni, in particolare sul Rapporto dell’IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services) ), nonché sui Rapporti nazionali forniti dai Paesi, che forniscono informazioni dettagliate sui passi compiuti a sostegno degli obiettivi del CBD.
Il Rapporto doveva essere diffuso a margine delle riunioni degli organi sussidiari della CBD previsti per maggio 2020, in vista della Conferenza delle Parti della Convenzione (CBD-COP15) in programma in ottobre a Kunming (Cina), annullati a causa della pandemia di Covid-19, come la stessa Conferenza riprogrammata dal 17 al 30 maggio 2021, e che si stanno svolgendo “virtualmente” dal 15 al 18 settembre, alla vigilia del Summit dei Capi di Stato e di Governo sulla biodiversità di New York (30 settembre 2020), nel corso della 75ma Sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGA 75), sul tema ” Azione urgente sulla biodiversità per lo sviluppo sostenibile“.
Le informazioni contenute nel Rapporto forniscono una vasta gamma di successi e sfide nell’attuazione del Piano strategico per la biodiversità 2011-2020 e dei relativi obiettivi, a cui è possibile attingere per realizzare la visione concordata dai Governi di tutto il mondo per il 2050, “Vivere in armonia con la natura“.
I numeri
del Rapporto.
– Il 33% della popolazione dei Paesi a
maggiore biodiversità è molto sensibile ai valori della diversità biologica e
ai passi da fare per garantirne la conservazione l’utilizzo sostenibile.
– Sono 91 i Paesi che applicano le normative globali per integrare l’ambiente nei
bilanci nazionali, il doppio rispetto al 2006.
– Le sovvenzioni governative a progetti che possono danneggiare l’ambiente sono pari a 500 miliardi di dollari.
– Per rigenerare le risorse biologiche
quali quelle utilizzate dall’umanità tra il 2011 al 2016 ci vorrebbero 1,7
“Terre”.
– Negli ultimi 5 anni il tasso di deforestazione globale è stato più basso del
33% rispetto alla prima decade del secolo.
– Gli stock di pesci marini pescati rispettando i limiti della sostenibilità
biologica è stato del 66%, contro il 71% del 2010, con differenze notevoli tra
le regioni di pesca e specie.
– Le imprese agricole che praticano un’agricoltura sostenibile su 453 milioni
di ettari di superficie sono 163 milioni (il 29% del totale globale).
– Si stima in 5,25 trilioni le microplastiche presenti negli oceani,
corrispondenti a 260.000 tonnellate.
– Nelle isole sono state eradicate dal 2010 circa 200 specie invasive di
mammiferi, a beneficio di 236 specie autoctone, comprese 100 specie di uccelli,
rettili e mammiferi gravemente minacciate, come la volpe grigia insulare (Urocyon
littoralis) e la gazza delle Seychelles
(Copsychus
sechellarum).
– Più del 60% delle barriere coralline globali è minacciato, in particolare, a
causa della sovrappesca, pesca illegale e distruttiva.
– Il 43% delle aree chiave per la biodiversità è sotto protezione in aumento
del 29% rispetto al 2000.
– Il numero di specie di uccelli e mammiferi di cui è stata evitata
l’estinzione dall’entrata in vigore nel 1993 della CBD, grazie alle azioni di
conservazione, è rispettivamente di 28 e 48, compreso il numero di quelle
salvate dal 2010 (11-25).
– Sono considerate a rischio di
estinzione 1.940 razze di animali domestici su un totale di 7.155, e la
situazione non è conosciuta per altre 4.668.
– Sono 164 i Paesi che riconoscono alle donne il diritto di possedere terreni,
assumere decisioni su di essi e offrirli come garanzia, come avviene per gli uomini.
– I terreni soggetti a ripristino dei suoli ammontano a 27 milioni di ettari,
solo il 2% delle potenzialità.
– Solo 12 Parti del Protocollo di Nagoya sull’accesso e sulla ripartizione dei
benefici (Regolamento ABS) hanno istituito autorità nazionali competenti, mentre
87 Parti dispongono di misure di accesso e di ripartizione dei benefici.
– Sono 69 Paesi che hanno adottato Strategie e Piani d’azione nazionali per la
Biodiversità (NBSAP) come strumenti di governo.
– Sono 40 le Parti della CBD che hanno coinvolto le popolazioni indigene e le
comunità locali nella preparazione del loro NBSAP.
– Ammontano a 1,4 miliardi le registrazioni di incidenza delle specie
ampiamente accessibili tramite il Global Biodiversity Information Facility
(GBIF), 7 volte di più rispetto a 10 anni fa.
– Il valore totale annuo dei finanziamenti pubblici internazionali per la
biodiversità è di 9,3 miliardi di dollari, il doppio dell’ultimo decennio, di
cui 3,9 miliardi spesi principalmente per la biodiversità.
“Questo rapporto faro mette in evidenza che l’umanità è a un bivio del suo cammino per quel che riguarda l’eredità che vogliamo lasciare alle future generazioni – ha dichiarato Elizabeth Maruma Mrema, Segretaria esecutiva della CBD – Si stanno attuando buone pratiche a livello planetario e dobbiamo celebrarle e incoraggiarle. Tuttavia, il tasso di perdita della biodiversità ha raggiunto un livello senza precedenti nella storia dell’umanità e le pressioni si stanno intensificando. I sistemi viventi della Terra nel loro insieme sono compromessi. Inoltre, più umanità sfrutta la natura in modo insostenibile, minando il suo contributo alle popolazioni, più mettiamo in pericolo il nostro benessere, la nostra sicurezza e la nostra prosperità. Con il degrado della natura, emergono delle nuove occasioni di trasmissione di malattie devastanti che si diffondono tra umani e animali, come il coronavirus di quest’anno. Benché il tempo stringa, la pandemia ci ha anche dimostrato che i cambiamenti trasformatori possono essere effettuati quando la situazione lo impone. Le decisioni e il livello delle misure che prendiamo oggi avranno importanti conseguenze, sia nel bene che nel male, per tutte le specie, compresa la nostra”.
Per quanto riguarda gli Aichi Biodiversity Targets, il Rapporto conclude che, complessivamente, dei 20 obiettivi, solo sei (9, 11, 16, 17, 19 e 20) sono stati parzialmente raggiunti entro la scadenza del 2020.
Il Rapporto lancia un appello per cambiare il modello “business as usual” per una serie di attività e presenta a grandi linee 8 grandi transizioni per riconoscere il valore della biodiversità, ripristinare gli ecosistemi da cui dipendono le attività umane, e ridurre urgentemente gli impatti antropici sugli ecosistemi.
– Transizione relativa al territorio e alle foreste: conservare gli ecosistemi intatti, ripristinare gli ecosistemi, contrastare e invertire il degrado, e utilizzare la pianificazione dell’uso del suolo a livello territoriale per evitare, ridurre e mitigare i cambiamenti.
– Transizione verso un’agricoltura sostenibile: riprogettare i sistemi agricoli utilizzando approcci agroecologici o altri approcci innovativi per aumentare la produttività, riducendo al minimo gli effetti negativi sulla biodiversità.
– Transizione verso sistemi alimentari sostenibili: promuovere diete sostenibili e sane che enfatizzino la diversità degli alimenti per lo più di origine vegetale e un moderato consumo di carne e pesce, nonché una drastica riduzione dei rifiuti nella catena alimentare e nel consumo.
– Transizione verso pesca e oceani sostenibili: proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini e costieri, ricostruire la pesca e gestire l’acquacoltura e gli altri utilizzi degli oceani, assicurando così la sostenibilità e la sicurezza alimentare e le risorse per la sussistenza.
– Transizione delle città e delle infrastrutture: implementare le “infrastrutture verdi” e collocare la natura nell’ambiente costruito per migliorare la salute e la qualità della vita dei cittadini e ridurre l’impronta ambientale delle città e infrastrutture.
– Transizione verso un uso sostenibile dell’acqua dolce: adottare un approccio integrato che garantisca il flusso fluviale essenziale per la natura e le popolazioni, migliorando la qualità dell’acqua, proteggendo gli habitat critici, controllando le specie aliene e invasive e proteggendo la connettività degli ecosistemi dalle montagne alle coste per consentire a quelli di acqua dolce il recupero.
– Transizione verso un’azione sostenibile per il clima: adottare soluzioni basate sulla natura eliminando rapidamente l’uso dei combustibili fossili per ridurre la dimensione e gli impatti dei cambiamenti climatici, in grado di produrre al contempo effetti positivi sulla biodiversità e sulla vita umana.
– Transizione verso l’inclusione della biodiversità in “One Health”: gestire gli ecosistemi, inclusi quelli agricoli e urbani, come pure l’uso della fauna e della flora selvatiche, nel quadro di un approccio integrato, al fine di promuovere la salute degli ecosistemi e delle popolazioni.
“Ora, dobbiamo accelerare e ampliare la collaborazione per ottenere risultati positivi per la natura, conservando, ripristinando e utilizzando la biodiversità in modo equo e sostenibile – ha dichiarato Inger Andersen, Direttrice esecutiva dell’UNEP (Programma Ambiente delle Nazioni Unite) – Se non lo facciamo, la biodiversità continuerà a cedere sotto il peso del cambiamento d’uso di terreni e mari, dello sfruttamento eccessivo, dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento e delle specie aliene invasive. Tutto ciò danneggerà ulteriormente la salute umana, le economie e le società, con effetti particolarmente dannosi sulle popolazioni indigene e sulle comunità locali. Sappiamo quel che si deve fare, cosa funziona e come possiamo ottenere buoni risultati. Se ci basiamo su ciò che è già stato raggiunto e poniamo la biodiversità al centro di tutte le nostre politiche e decisioni, inclusi i pacchetti di recupero da Covid-19, possiamo garantire un futuro migliore per le nostre società e il Pianeta”.