Energia Fonti fossili

Gas fossile: Italia indugia ed è inclusa tra i Paesi UE più “sporchi” al 2030

Secondo l’analisi compiuta dal think tank EMBER che ha preso in esame i PNEC 2030 , l’Italia sarebbe tra i Paesi UE che ostacolano la decarbonizzazione del sistema elettrico europeo, facendo troppo affidamento sul gas fossile per sostituire il carbone negli impianti di generazione.

Nel 2030 l’Italia sarà uno dei Paesi dell’UE più dipendenti dai combustibili fossili per la produzione di elettricità.
Tra il 2018 e il 2025, l’Italia sta pianificando la più grande espansione dell’impiego di gas fossile nel settore elettrico all’interno dell’UE, principalmente guidata dal passaggio dal carbone all’elettricità alimentata a gas fossile, con la chiusura delle centrali a carbone.
–  La diffusione dell’elettricità da fonti rinnovabili in Italia tra il 2018 e il 2030 è inferiore alla media dell’UE-27 e non è sufficiente per compiere progressi significativi in relazione alla sua attuale elevata quota di combustibili fossili nella combinazione elettrica.
–  Entro il 2030 l’Italia sarà responsabile di circa il 10% delle emissioni del settore energetico dell’UE-27 e sarà il terzo più grande emettitore di tale settore.

Sono queste le considerazioni più rilevanti che emergono dalla scheda dedicata al nostro Paese allegata al Rapporto Vision or Division? What do National Energy and Climate Plans tell us about the EU power sector in 2030?” (Visione o divisione? Cosa ci dicono i piani nazionali per l’energia e il clima al 2030 riguardo al settore energetico?), pubblicato il 9 novembre 2020 da EMBER, think-tank indipendente impegnato a fornire informazioni sui cambiamenti globali nella generazione di elettricità.

Analizzando i Piani nazionali per l’energia e il clima (PNEC) di ogni Paese dell’UE per valutare i progressi pianificati nel settore energetico nel prossimo decennio, sulla base di un’ampia gamma di metriche del settore energetico, EMBER ha individuato 7 Paesi che rappresentano i principali ostacoli alla riduzione delle emissioni dalla produzione di elettricità nell’UE.

I prossimi dieci anni saranno determinanti per l’azione climatica – ha affermato  Charles Moore, responsabile del Programma europeo di EMBER – L’elettricità pulita è essenziale per la transizione verso un’economia sostenibile. Sebbene la nostra analisi rilevi che molti paesi dell’UE hanno già piani ambiziosi per decarbonizzare i loro sistemi elettrici, abbiamo anche identificato 7 Paesi chiave che stanno bloccando il progresso generale nell’UE. A meno che non cambino rotta, raggiungere una riduzione delle emissioni del 55% sarà estremamente impegnativo”.

L’Italia si ritrova in compagnia di Polonia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Germania, Belgio e Romania, Paesi che nell’insieme rappresenteranno al 2030 l’80% delle emissioni del settore energetico dell’UE a causa della loro dipendenza dal carbone e del gas fossile e dall’insufficiente diffusione dell’elettricità a zero emissioni di carbonio.

Rispetto agli altri Paesi “più sporchi” per i quali EMBER non intravede progressi, per Germania e Italia vengono previsti miglioramenti, ma che sarebbero troppo lenti, destando preoccupazioni date le dimensioni delle loro economie e delle rispettive domande di elettricità. Insieme, rappresenterebbero il 40% delle emissioni del settore energetico nel 2030. 

Confronto della combinazione elettrica italiana con la media UE, nel 2018 e nel 2030 (quota percentuale lorda di energia elettrica).

L’Italia farebbe troppo affidamento sul gas fossile per gli impianti di produzione di elettricità, per sostituire il carbone per il quale è prevista la dismissione entro il 2025. Entro il 2030 l’Italia sarà il terzo emettitore del settore energetico dell’UE. Stante il nuovo obiettivo di decarbonizzazione del 55%, come annunciato dalla Presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen nel discorso sullo Stato dell’Unione (SoU2020) e formalizzato poi nella ComunicazioneUn traguardo climatico 2030 più ambizioso per l’Europa. Investire in un futuro a impatto climatico zero nell’interesse dei cittadini”, per cui bisogna “andare oltre il 60% di rinnovabili nella produzione di elettricità”, di cui 1.500 TWh da energia eolica e solare.

L’Italia sta bloccando la transizione elettrica dell’UE – ha sottolineato Moore – I piani del governo mostrano il maggiore aumento del gas fossile di tutta l’UE nei prossimi cinque anni, insieme a livelli di diffusione delle energie da fonti rinnovabili inferiori alla media. L’Italia deve urgentemente cambiare rotta, sbloccando la conduzione dello sviluppo delle energie da fonti rinnovabili, per evitare di essere vincolata a nuove infrastrutture di gas fossile nei prossimi cinque anni”.

Al di là della posizione dell’Italia sull’utilizzo del gas come “ponte” della transizione, è in corso una intensa attività di lobbying delle grandi major del settore sulle istituzioni europee, come indicherebbe il recente voto del Parlamento europeo di includere nei piani di finanziamento del Fondo per la Giusta Transizione anche le attività relative al gas naturale se si qualificano come “sostenibili dal punto di vista ambientale”, ribaltando la precedente posizione dello stesso Parlamento e del Consiglio UE informale che si erano espressi contro l’inclusione di ogni sostegno del Fondo ai combustibili fossili, e nonostante una lettera aperta di un Gruppo di 62 Ong europee che invitavano ad escludere questa opzione.

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