Biodiversità e conservazione Fauna Flora

Francia si scopre tra i Paesi più colpiti da perdita di biodiversità

Sta suscitando preoccupazione in Francia la pubblicazione di uno studio durato 13 anni, che ha coinvolto 31 organizzazioni e oltre 500 esperti che hanno preso in esame 13.842 specie animali e vegetali, da cui emerge che il 17,6% sono gravemente minacciate e 187 sono estinte o in via di estinzione, e la situazione è peggiore nella Francia d’oltremare rispetto a quella metropolitana.

La pubblicazione dello StudioLa Lista Rossa delle specie minacciate in Francia”, condotto da Comitato francese della IUNC (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), dall’Ufficio francese della Biodiversità (OFB) e dal Museo Nazionale di Storia Naturale (MNHN), da cui emerge che il Paese è tra quelli che ospitano il maggior numero di specie animali e vegetali minacciate a livello globale, sta suscitando preoccupazioni nel Paese transalpino.

Si tratta di uno studio durato 13 anni, che ha coinvolto 31 organizzazioni e oltre 500 esperti che hanno preso in esame 13.842 specie presenti nella Francia metropolitana e d’oltremare. Dal quadro emerge che 2.430 specie animali e vegetali (17,6%) sono minacciate di estinzione e 187 sono estinte o in via di estinzione, indicando che la Francia è infatti uno dei Paesi gravemente colpiti dalla crisi di erosione della biodiversità.

I risultati accumulati negli anni dipingono un quadro generale preoccupante – ha spiegato Florian Kirchner, responsabile del Programma Species presso la IUCN –Questo barometro che rileva lo stato di salute di diversi segmenti di biodiversità, mostra un livello significativo di minaccia per tutti i gruppi. Abbiamo tra il 6 e il 10% di specie vegetali e specie di insetti che rischiano di scomparire, il 20% di pesci d’acqua dolce e anfibi, e oltre il 30% delle specie di uccelli sono minacciate “.

Non sorprende che gli uccelli nidificanti, con il 32% delle specie minacciate, rappresentino il gruppo più a rischio, davanti ai crostacei d’acqua dolce (28%), ai rettili (24%) e agli anfibi (23%). Mentre la flora vascolare, che comprende tutte le felci e le piante con semi o fiori (8%), e libellule e damigelle (12%) sono invece le più risparmiate. 

“Le specie situate più in alto nella catena alimentare sono spesso le più rappresentate nella lista rossa perché hanno numeri inferiori e requisiti più importanti in termini di territorio e cibo – ha specifica Julien Touroult, Direttore di PatriNat, l’Unità mista OFB-MNHN-CNRS che fornisce dati e competenze sulla natura nazionale – Il riscaldamento globale è l’ultima causa di estinzione i cui impatti sono destinati a crescere, ma ad oggi il problema è costituito soprattutto da perdita e degrado degli habitat. C’è il pericolo di vedere la scomparsa in Francia di gran parte della vita selvatica. Non dobbiamo lasciare ai nostri figli una natura meno bella di quella che ci è stata trasmessa.

Gli animali scompaiono principalmente, si sottolinea nel report, oltre che a causa del deterioramento o della distruzione dei loro habitat naturali e dei cambiamenti climatici, per effetto degli inquinamenti, dei prelievi illegali e dell’arrivo di specie aliene invasive. La lotta contro questi cinque fattori è l’unica soluzione per preservare le specie animali e vegetali.

La crisi di biodiversità è profonda perché riguarda tutti i gruppi di specie.
C’è ad esempio la lince, un grosso felino, che è in pericolo – ha aggiunto Touroult – Insetti come le farfalle azzurre minacciate dall’antropizzazione del territorio e dall’intensificazione delle attività agricole, oppure, oltreoceano, le tartarughe marine, come la tartaruga verde”.

Se la perdita di biodiversità è grave per la Francia metropolitana, è ancora più grave per la Francia d’Oltremare (Dipartimenti, Territori, Regioni e Comunità), che si trovano al di fuori del continente europeo, ma pur sempre sotto la sovranità francese. A Mayotte è minacciato un rettile su due a La Réunion o in Polinesia sono già scomparse alcune specie di uccelli, e poiché erano endemiche di queste isole, sono completamente scomparse dal Pianeta. 

La nostra è una specie animale tra le altre ed è totalmente dipendenti dalla biodiversità, per nutrirsi o per respirare – ha osservato Bruno David, Presidente del Museo Nazionale di Storia Naturale – Paradossalmente ce ne allontaniamo quando ne abbiamo ne abbiamo più bisogno. Non è vero che siamo circondati dagli animali – ha aggiunto in merito alla circostanza che durante i lockdown imposti dalle misure di contenimento della pandemia di Covid-19, sono stati avvistati animali in città – Ci sono solo specie un po’ meno timide di altre e che normalmente si nascondono quando c’è attività piena e che hanno mostrato la tendenza a venire allo scoperto. Abbiamo visto le volpi in città, alcuni cervi che passeggiavano e alcune specie di uccelli come ciuffolotti e pettirossi. Ma possiamo vedere molto bene che nulla è cambiato e alcuni di questi sono appena entrati nella Lista rossa“.   

Peraltro, un recente studio sugli uccelli condotto da ricercatori spagnoli ha confutato la percezione dell’immaginario collettivo che durante il blocco imposto dalla pandemia la natura si sia riappropriata dei suoi spazi, bensì è stata solo più visibile, anche a seguito del mutato atteggiamento delle persone durante i mesi di confinamento.

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