Il Rapporto del Gruppo di alto livello sulla finanza climatica delle Nazioni Unite ha presentato il suo 3° Rapporto alla COP29 di Baku da cui emerge che il Nuovo Obiettivo Collettivo Quantificato (NCQG) dovrebbe effettivamente concentrarsi sulla mobilitazione di almeno 1 trilione di dollari all’anno entro il 2030, per poi arrivare a 1,3 trilioni di dollari entro il 2040, somme che dovrebbero provenire da un mix di fonti pubbliche e private.
I negoziati sui finanziamenti per il clima dovrebbero concentrarsi sulla mobilitazione di 1 trilione di dollari all’anno entro il 2030 in finanziamenti esterni da tutte le fonti per gli investimenti necessari ai Paesi emergenti e in via di sviluppo (EMDC), diversi dalla Cina, per attuare l’Accordo di Parigi, e circa 1,3 trilioni di dollari entro il 2035.
È quanto stimato dal Rapporto “Aumentare l’ambizione e accelerare l’erogazione della finanza climatica” (Raising ambition and accelerating delivery of climate finance) che l’High Level Expert Group on Climate Finance delle Nazioni Uniteha presentato il 14 novembre 2024 a Baku, dove è in corso la COP29, ribattezzata la COP della finanza, dal momento che i negoziatori debbono concentrarsi sul nuovo obiettivo di finanziamento per il clima, chiamato New Collective Quantified Goal (NCQG) che dovrebbe garantire la gestione dei cambiamenti climatici e dei suoi disastrosi effetti collaterali.
Il 3° Rapporto del Gruppo indipendente sulla finanza climatica, lanciato alla COP26 di Glasgow per aiutare a sviluppare e presentare opzioni e raccomandazioni politiche per incoraggiare e abilitare gli investimenti e i finanziamenti pubblici e privati necessari per la realizzazione degli impegni, delle ambizioni, delle iniziative e degli obiettivi dell’Accordo di Parigi, e co-presieduto da rinomati economisti quali Nicholas Stern, Amar Bhattacharya e Vera Songwe, sostiene che il mondo si trova di fronte a un imperativo e a un’opportunità di investimento senza precedenti. La transizione verso un’energia pulita e a basse emissioni di carbonio, la creazione urgente di resilienza agli impatti dei cambiamenti climatici e la protezione della natura e della biodiversità richiedono un rapido aumento degli investimenti in tutti i paesi, dando una spinta importante alla crescita e allo sviluppo che farà evitare enormi costi e conseguire risparmi molto sostanziali. Ma questa “nuova storia di crescita” può essere realizzata solo attraverso una grande trasformazione del sistema di finanziamento climatico basato su sforzi concertati per sbloccare opportunità di investimento e aumentare tutti i pool di finanziamenti.
“Qualsiasi carenza di investimenti prima del 2030 metterà ulteriore pressione sugli anni successivi, creando un percorso più ripido e potenzialmente più costoso verso la stabilità climatica – si legge nel Rapporto – Meno il mondo agisce ora, più dovremo investire in seguito. Un’azione ritardata significa che dovremo mobilitare somme ancora più grandi in tempi più brevi per recuperare sugli obiettivi critici. Inoltre, le esigenze di investimento per l’adattamento e la resilienza, così come per perdite e danni e il ripristino della natura, aumenteranno bruscamente con l’aumento dei rischi climatici e naturali“.
Secondo il Gruppo di esperti sulla finanza climatica, il fabbisogno globale di investimenti previsto per l’azione climatica sarebbe di circa 6,3-6,7 trilioni di dollari all’anno entro il 2030, di cui 2,7-2,8 trilioni di dollari nelle economie avanzate, 1,3-1,4 trilioni di dollari in Cina e 2,3-2,5 trilioni di dollari nei paesi emergenti e sviluppati, esclusa la Cina. Questi ultimi paesi che rappresenteranno quasi il 45% del fabbisogno di investimenti incrementali medi da ora al 2030, sono rimasti indietro, in particolare l’Africa subsahariana. Per il 2035, la stima del Gruppo per il fabbisogno di investimenti globali per l’azione per il clima sarà di circa 7-8,1 trilioni di dollari all’anno, con le economie avanzate che necessitano di 2,6-3,1 trilioni di dollari, la Cina di 1,3-1,5 trilioni di dollari e i paesi emergenti e sviluppati (Cina esclusa) necessitano 3,1-3,5 trilioni di dollari. Queste esigenze rappresentano le nostre stime di ciò che è necessario per realizzare l’Accordo di Parigi e gli investimenti daranno anche un contributo fondamentale alla crescita sostenibile e al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile.
“I finanziamenti esterni da tutte le fonti, pubbliche e private internazionali insieme ad altre, dovranno coprire 1 trilione di dollari all’anno del fabbisogno di investimenti totale entro il 2030 e circa 1,3 trilioni di dollari entro il 2035”: una cifra che comporta di triplicare l’impegno annuale di 100 miliardi di dollari assunto dai Paesi sviluppati alla COP16 per il 2020, e ribadito ed esteso al 2025.
Secondo gli autori del Rapporto, l’ampio e rapido incremento finanziario a sostegno di una grande spinta agli investimenti può essere raggiunto solo sfruttando tutte i gruppi di finanziamenti. Le risorse nazionali, che attualmente rappresentano circa il 70% dei finanziamenti per il clima, possono ragionevolmente finanziare 1,4 trilioni di dollari all’anno del fabbisogno totale di investimenti di 2,4 trilioni di dollari entro il 2030 e 1,9 trilioni di dollari del fabbisogno totale di investimenti di 3,2 trilioni di dollari entro il 2035. I finanziamenti bilaterali per il clima provenienti dalle economie avanzate, che attualmente ammontano a 43 miliardi di dollari all’anno, devono più che raddoppiare e le Banche multilaterali di sviluppo (MDB), tra cui la Banca Mondiale, “dovrebbero presentarsi con un impegno e un piano per triplicare la capacità di prestito entro il 2030 come parte del NCQG, con ogni MDB che fa la sua parte, il che richiederà un impegno condiviso e una leadership da parte degli azionisti”.
“Le economie avanzate devono dimostrare un impegno credibile -conclude il Rapporto – anche attraverso il NCQG, per fornire e mobilitare i finanziamenti necessari per l’azione per il clima nei Paesi in via di sviluppo”.