Biodiversità e conservazione Fauna

Eventi climatici estremi: possono modificare la biodiversità globale

Un’analisi condotta da ricercatori cinesi ha scoperto che gli eventi climatici estremi potrebbero aiutare gli animali alieni a sostituire in natura le specie autoctone che rispondono più negativamente, eccetto i pesci, di quelle aliene agli impatti dei cambiamenti climatici.

Le specie animali aliene sono meno sensibili agli eventi climatici estremi delle specie autoctone, ponendo interrogativi sulle conseguenze che questo possa comportare sulla biodiversità globale, dal momento che gli effetti dei cambiamenti climatici sono destinati ad aumentare.

Lo rivela lo studioMeta-analysis reveals less sensitivity of non-native animals than natives to extreme weather worldwide” (una metanalisi ovverouna tecnica statistica con cui vengono riuniti assemblati i risultati di diversi studi su uno stesso argomento), pubblicato il 6 novembre sulla rivista Nature Ecology & Evolution e condotto da ricercatori dell’Istituto di zoologia dell’Accademia cinese delle scienze, coordinati da dall’ Ecologo Professore Xuan Liu, a cui hacontribuito anche il Professor Jason Rohr  a Capo del Dipartimento di Scienze Biologiche dell’Università di Notre Dame (Indiana).

I ricercatori hanno analizzato 443 studi che hanno preso in esame le risposte a condizioni meteorologiche estreme di 1.852 specie autoctone e 187 aliene, provenienti da habitat terrestri, d’acqua dolce e marini.

Il team ha scoperto che, rispetto a quelli alieni, gli animali autoctoni hanno mostrato nel complesso risposte più negative agli eventi meteorologici estremi, sebbene queste risposte variassero a seconda degli eventi meteorologici e dei tipi di habitat.

Tuttavia, secondo lo studio, tutte le specie di animali marini incluse nel set di dati sono risultate nel complesso insensibili agli eventi meteorologici estremi, ad eccezione degli effetti negativi delle ondate di calore su molluschi, coralli e anemoni autoctoni.

Le specie animali autoctone risultano essere negativamente dalle ondate di caldo, dalle ondate di freddo e dalla siccità negli ecosistemi terrestri e sono vulnerabili alla maggior parte degli eventi meteorologici estremi, ad eccezione delle ondate di freddo negli ecosistemi di acqua dolce, mentre gli animali terrestri e d’acqua dolce alieni rispondono negativamente solo alle ondate di caldo e alle tempeste.

Distribuzione di specie aliene e autoctone tramite modellazione EwE [ndr: Ecopath with Ecosim è un software che permette di semplificare il processo di parametrizzazione di un ecosistema implementando diverse routine automatizzate che stimano vari parametri a partire da dati misurabili]. nei 443 studi. a–e, i colori dei punti indicano diversi tipi di modelli ecosistemici in 235 località per le specie aliene (a) e in 394 località per le specie autoctone (b). Il grafico a barre mostra il numero di dimensioni degli effetti per diversi gruppi EWE di specie aliene (c) e autoctone (d) e le proporzioni delle dimensioni degli effetti del campione tra i taxa (e). Le sagome degli animali in (e) sono state ottenute da PhyloPic.   

Secondo il Rapporto IPBES Invasive Alien Species Assessment: Summary for Policymakers”, approvato lo scorso settembre dalla X sessione plenaria dell’Intergovernmental Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES) considerata una sorta di IPCC (Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici) dedicato alla Biodiversità, le specie aliene sono ancora scarsamente quantificate e poco comprese dai decisori politici, pur rappresentando un ruolo chiave nel 60% delle estinzioni globali di piante e animali, con costi annuali che superano ora i 423 miliardi di dollari che si sono quadruplicati ad ogni decennio dal 1970.

In copertina: Alcune delle specie invasive segnalate (bordo arancione) e delle specie autoctone (bordo nero). Foto di Shimin Gu, autore principale dello Studio.

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