Eurostat ha fornito il report relativo alla quota di energia rinnovabile raggiunta dall’UE nel 2018, da cui emerge che, pur essendo vicino l’obiettivo fissato al 2020, la crescita dello 0,5% rispetto all’anno precedente è assai modesta, come ha sottolineato WindsEurope.
– Nel 2018 la quota di energia rinnovabile nel consumo finale di energia lordo ha raggiunto il 18% nell’UE.
– L’energia eolica è la più importante fonte di energia rinnovabile.
– Quasi un quinto dell’energia rinnovabile è stata utilizzata per il riscaldamento e il raffreddamento.
– Nei trasporti è stata usata energia rinnovabile pari all’8%.
Sono questi i dati salienti che emergono dal Rapporto “Share of renewable energy in the EU up to 18.0%”, diffuso il 23 gennaio 2020 da Eurostat.
Diventare il primo continente neutro dal punto di vista climatico entro il 2050 è l’obiettivo alla base del Green Deal europeo, l’ambizioso pacchetto di misure che dovrebbe consentire ai cittadini e alle imprese europee di beneficiare di una transizione verde sostenibile.
L’uso di energia rinnovabile ha molti potenziali benefici, tra cui una riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, la diversificazione delle forniture di energia e una ridotta dipendenza dai mercati dei combustibili fossili (in particolare petrolio e gas). La crescita delle fonti energetiche rinnovabili può anche stimolare l’occupazione nell’UE, attraverso la creazione di posti di lavoro in nuove tecnologie “pulite”.
Consumo di energia rinnovabile
Le fonti di energie rinnovabili delle
quali tiene conto il report sono: l’energia solare termica e fotovoltaica, le
energie idrauliche, l’eolico, la geotermia, le biomasse sotto tutte le forme,
compresi i rifiuti biologici e i biocarburanti liquidi, e le pompe di calore.
L’obiettivo dell’UE è di raggiungere il 20% entro il 2020 e almeno il 32% entro il 2030: questo obiettivo è distribuito tra gli Stati membri dell’UE con Piani d’azione nazionali volti a definire un percorso per lo sviluppo di energie rinnovabili in ciascuno degli Stati membri.
Il Rapporto Eurostat comprende
anche Norvegia, Montenegro, Macedonia del
Nord, Albania, Serbia, Turchia e Kosovo), ma
ovviamente l’analisi si concentra sull’UE-28 (inclusa
la Gran Bretagna, anche se è ora fuori). Nell’insieme, l’UE sta raggiungendo l’obiettivo 2020, ma alcuni Stati membri
dovranno compiere ulteriori sforzi per soddisfare i propri obblighi in
relazione ai due obiettivi principali:
– la quota complessiva di energia da fonti rinnovabili nel consumo finale lordo
di energia;
– la quota specifica di energia da fonti rinnovabili nei trasporti.
Tra i 28 Stati membri dell’UE, 12 hanno già raggiunto o superato gli obiettivi obbligatori nazionali per il 2020, che tengono conto delle differenze delle condizioni di partenza così come dei potenziali delle energie rinnovabili e delle performances economiche: Bulgaria, Repubblica Ceca, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania e Svezia.
Con oltre la metà (54,6%) di energia da fonti rinnovabili nel consumo finale lordo di
energia, la Svezia ha avuto di gran
lunga la quota più alta tra l’UE-28 nel 2018, davanti a Finlandia (41,2%), Lettonia (40,3%),
Danimarca (36,1%) e Austria (33,4%).
All’estremità opposta, le percentuali
più basse di energie rinnovabili sono state registrate nei Paesi Bassi (7,4%), Malta (8,0%), Lussemburgo (9,1%) e Belgio (9,4%). Rispetto ai dati più
recenti disponibili per il 2018, gli obiettivi per Francia e Paesi Bassi
richiedono che ciascuno di questi Stati membri aumenti la propria quota di
energia rinnovabile nel consumo finale di energia di almeno il 5,0%.
La quota di energia da fonti rinnovabili è suddivisa da Eurostat in 3 componenti: la quota di elettricità; la quota di riscaldamento e raffrescamento; la quota dei trasporti.
Elettricità
La Direttiva 2009/28/CE prescrive che l’elettricità generata dall’energia
idroelettrica e l’energia eolica deve essere normalizzata per tenere conto
delle variazioni meteorologiche annuali (l’idroelettrico è normalizzato negli
ultimi 15 anni e il vento negli ultimi 5 anni), regole contabili che sono state
applicate nel Rapporto.
La crescita dell’elettricità generata da fonti energetiche rinnovabili nel periodo 2008-2018 riflette in gran parte un’espansione in tre fonti energetiche rinnovabili in tutta l’UE, principalmente energia eolica, ma anche energia solare e biocarburanti solidi (compresi i rifiuti rinnovabili).
Nel 2018 l’energia eolica è stata la
principale fonte di energia elettrica rinnovabile nell’UE-28.
La quantità di elettricità generata dall’energia
idroelettrica era relativamente
simile al livello registrato un decennio prima. Al contrario, la
quantità di elettricità generata nell’UE-28 da energia solare e da turbine
eoliche è stata di 17,1 volte e 3,2 volte più alta nel 2018 rispetto al
2008. La crescita dell’elettricità da
energia solare è stata gigantesca, passando da appena 7,5 TWh nel 2008 a 127,8 TWh nel 2018.
Esiste una variazione significativa tra gli Stati membri dell’UE. In Austria (73,1%), Svezia (66,2%) e Danimarca (62,4%) almeno tre quinti di tutta l’elettricità consumata è stata generata da fonti energetiche rinnovabili, essenzialmente da energia idroelettrica e eolica, e più della metà in Portogallo (52,2%) e Lettonia (53,5%). Viceversa, a Cipro, Malta, in Ungheria e Lussemburgo, è stata inferiore al 10%.
Nonostante l’energia eolica sia stata la prima fonte rinnovabile, il settore esprime la sua delusione per i modesti risultati delle rinnovabili.
“I dati sulle fonti rinnovabili di Eurostat sono molto deludenti ed è un duro campanello d’allarme per i politici – ha dichiarato Giles Dickson, Ceo di WindEurope – Se non riusciamo a raggiungere i modesti obiettivi del 2020, allora qualcosa deve cambiare drasticamente per raggiungere quelli del Green Deal molto più ambiziosi. Come primi passi, l’Europa deve prendere sul serio l’elettrificazione basata sulle energie rinnovabili in tutta l’economia. E ciò implica anche un impegno più deciso da parte dei governi nazionali nel rimuovere gli ostacoli, facilitando la diffusione dell’energia eolica. La Commissione europea dovrebbe ora presentare una robusta politica industriale che metta le energie rinnovabili al centro del Green Deal. Se l’UE mettesse in atto tali politiche, l’energia eolica potrebbe realizzare i suoi obiettivi climatici in modo efficace, garantendo una transizione energetica con tanti posti di lavoro”.
Riscaldamento e raffrescamento
Nel 2018, l’energia rinnovabile ha
rappresentato il 19,7% del consumo
totale di energia per il riscaldamento e il raffreddamento nell’UE-28. Si
tratta di un aumento significativo rispetto al 10,4% nel 2004. Gli aumenti nei
settori industriali, nei servizi e nel residenziale hanno contribuito a questa
crescita. L’energia termica aerotermica, geotermica e idrotermica
catturata dalle pompe di calore viene presa in considerazione, nella misura
indicata dai paesi.
Trasporti
L’UE ha fissato entro il
2020 un obiettivo comune del 10% di
energia rinnovabile (compresi i biocarburanti
liquidi, l’idrogeno, il biometano, l’elettricità “verde”, ecc.), per il settore dei trasporti.
La quota media di energia da fonti rinnovabili nei trasporti è aumentata dall’1,4% nel 2004 all’8,0% nel 2018. Tra gli Stati membri dell’UE la percentuale relativa di energia rinnovabile nel consumo di carburante per i trasporti andava dal 29,7% in Svezia, del 14,9% in Finlandia e il 9,8% in Austria fino a meno del 4,0% a Cipro, Croazia, Grecia ed Estonia. In alcuni Stati membri si è registrato un rapido utilizzo dell’uso di energia rinnovabile come carburante per i trasporti, in particolare in Irlanda, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Finlandia e Svezia.
Un briefing dell’Agenzia europea per l’ambiente (AEA) pubblicato il 19 dicembre 2019, aveva analizzato la diffusione delle rinnovabili nell’UE dal 2005 fino ai giorni nostri, calcolando il contributo che queste risorse hanno garantito agli obiettivi climatici ed energetici europei, ma l’effetto anche che la crescita delle energie sostenibili ha avuto sulle emissioni di inquinanti atmosferici.