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Ecosistemi marini europei: invertire il trend di decenni di abbandono e abusi

Sono necessarie azioni urgenti per riportare gli ecosistemi marini europei in buone condizioni, di fronte alle crescenti minacce poste dallo sfruttamento eccessivo delle risorse marine, dall’inquinamento e dai cambiamenti climatici. 

Secondo il RapportoMarine Message II”, pubblicato dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), pubblicato il 25 giugno 2020 contestualmente al Rapporto della Commissione UE sullo Stato di attuazione della Direttiva quadro sulla Strategia per l’ambiente marino – MSFD (2008/56/UE), stiamo esaurendo il tempo per invertire decenni di abbandono e abusi.

Le attuali cattive condizioni dei mari europei sono una cattiva notizia per le persone in quanto influenzano la qualità della loro vita, fornendo, tra l’altro, ossigeno, cibo, un clima abitabile e determinate materie prime, e supportando anche le attività ricreative, il tempo libero e la salute.

Il Rapporto dell’AEA contribuisce al riesame della Commissione UE, indica le soluzioni in grado di aiutare l’UE a conseguire il suo obiettivo di rendere i mari puliti, sani e produttivi, principalmente attraverso una gestione basata sugli ecosistemi, mostrando, inoltre, che in alcune zone vi sono segnali di ripristino dell’ecosistema marino a seguito di sforzi considerevoli, spesso decennali, profusi per ridurre alcuni effetti, quali quelli causati dai contaminanti, dall’eutrofizzazione e dalla pesca eccessiva.

I nostri mari e gli ecosistemi marini subiscono le conseguenze di anni di sfruttamento eccessivo e di grave incuria – ha dichiarato il Direttore esecutivi dell’AEA, Hans BruyninckxPotremmo presto raggiungere un punto di non ritorno ma, come conferma il Rapporto, se agiamo in maniera decisa e coerente abbiamo ancora la possibilità di ripristinare gli ecosistemi marini e raggiungere un equilibrio sostenibile tra il nostro modo di utilizzare i mari e il nostro impatto sull’ambiente marino. In questo contesto, dobbiamo basarci sulla nuova Strategia dell’UE sulla biodiversità fino al 2030 e su altri aspetti del Green Deal europeo per avviare un’azione urgente e coerente di protezione e ripristino“.

La cattiva gestione dei mari europei del passato, e in alcuni casi anche di oggi, dal Baltico al Mediterraneo, fa sentire i suoi effetti modificando la composizione delle specie e degli habitat marini e, in generale, la composizione fisica e chimica delle acque.

A questi complessi problemi si aggiungono i cambiamenti climatici che stanno peggiorando gli impatti delle altre minacce. Secondo l’AEA, gli effetti combinati di questi cambiamenti sono attualmente su un percorso che potrebbe causare danni irreversibili agli ecosistemi marini.

Pertanto, è improbabile che gli Stati membri dell’UE raggiungano in tutte le loro acque entro il 2020 l’obiettivo dibuono stato ambientale“, secondo quanto prevede la MSFD, anche se da quando la Direttiva è in vigore (15 luglio 2008) sono stati compiuti progressi e risultati significativi.

La copertura dei dati è generalmente buona nell’Oceano Atlantico nord-orientale e nel Mar Baltico, tuttavia sussistono margini di miglioramento per il l Mar Nero e nel Mar Mediterraneo. Per quanto riguarda la situazione degli stock, quelli del Mediterraneo sono generalmente sovrasfruttati, ma il caso del tonno rosso mostra che la regolamentazione funziona, con gli stock che dovrebbero raggiungere livelli di sostenibilità soddisfacenti nel 2022. Adriatico, Golfo di Biscaglia e il Mar del Nord si confermano le aree e i mari dove la pressione delle attività umane è particolarmente forte.

L’ecosistema del Mediterraneo è tra i più ricchi al mondo con oltre 17mila specie, ma solo il 6,1% dei suoi stock ittici è pescato in modo sostenibile e solo il 12,7% della sua area non riscontra problemi di inquinamento

Identificazione provvisoria e mappatura delle aree problematiche (PA) e delle aree non problematiche (NPA) rispetto alla “salute dell’ecosistema” dei mari europei.

Di seguito vengono segnalati i risultati più importanti che emergono dal Rapporto.
– L’economia marittima dell’UE continua a crescere e la concorrenza per le risorse marine come pesce, combustibili fossili, minerali o produzione di energia rinnovabile dovrebbe aumentare di pari passo con la pressione pressione sugli ecosistemi marini, già eccessivamente sfruttati. Per evitare che ciò accada, la crescita in questo settore deve essere disaccoppiata dal degrado e dall’esaurimento dell’ecosistema marino ed essere contenuta nei limiti di un loro sostenibile utilizzo.

– Nonostante gli impegni dell’UE e degli altri Paesi del mondo,  la perdita di biodiversità nei mari europei non si arresta. Le valutazioni effettuate su specie e habitat marini continuano a mostrare uno “stato di conservazione sfavorevole”. Gli studi indicano la difficile situazione in cui si trovano alcune specie di uccelli marini, di mammiferi (foche e balene) e di stock ittici, come quello del merluzzo.

– Le misure di gestione rivolte a singole specie e habitat marini hanno portato a miglioramenti delle loro condizioni in alcune regioni dell’UE, ma questo frammentato successo non compensa gli effetti combinati delle molteplici pressioni delle attività umane su tutti i mari d’Europa.

– Laddove la cooperazione regionale è stata adottata e attuata in modo coerente, le tendenze negative di determinate pressioni stanno iniziando a invertirsi, come ad esempio i livelli di nutrienti e contaminanti o l’introduzione di specie aliene.

– Le interazioni terra-mare , nonché l’importanza delle aree costiere , sono dimensioni importanti da considerare quando si progettano azioni per ridurre le pressioni sull’ambiente marino.

– I cambiamenti di temperatura e contenuto di ossigeno nell’oceano e l’acidificazione degli oceani indicano che si stanno verificando cambiamenti sistemici negativi nelle regioni marine dell’UE, che riducono ulteriormente la resilienza degli ecosistemi marini, inclusa la resilienza ai cambiamenti climatici.

– Le passate implementazioni delle politiche regionali e dell’UE aiutano a identificare una serie di lezioni per il ripristino degli ecosistemi marini, che dovrebbero essere utilizzate quando si progettano azioni e soluzioni per raggiungere mari puliti, sani e produttivi.

– Se c’è la determinazione politica, le risorse aggiuntive e un maggiore coordinamento tra le parti interessate e l’integrazione delle politiche, l’Europa potrebbe dirigersi verso una “buona condizione” dei suoi mari nell’ambito dell’attuale quadro politico dell’UE entro il 2030. Per raggiungere questo obiettivo, le pressioni sugli ecosistemi marini devono essere ridotte. Con l’ambizione di proteggere il 30% dei mari d’Europa e il 10% sotto la “protezione rigorosa”, la nuova Strategia dell’UE sulla Biodiversità apporta un nuovo impulso per ridurre tali pressioni.

– Il raggiungimento di buone condizioni per i mari europei è fondamentale per gli Obiettivi di economia blu sostenibile e di pianificazione dello spazio marittimo, come indicato nel Green Deal europeo

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