Il Rapporto della Commissione UE sullo stato di implementazione della Direttiva MSFD evidenzia che gli ecosistemi dei mari europei, soprattutto quello mediterraneo, devono affrontare sfide persistenti, quali l’eccesso di nutrienti, il rumore sottomarino, i rifiuti di plastica e altri tipi di inquinamento, così come la pesca non sostenibile.
La Commissione UE ha adottato il 25 giugno 2020 il Rapporto sullo Stato di attuazione della Direttiva quadro sulla Strategia per l’ambiente marino -MSFD (2008/56/UE) che costituisce la relazione sul primo ciclo di attuazione della Direttiva, secondo quanto previsto dall’art. 20 della Direttiva stessa.
Sebbene il quadro dell’UE per la protezione dell’ambiente marino sia uno dei più completi e ambiziosi a livello mondiale, dal Rapporto emerge che permangono sfide persistenti per gli ecosistemi marini d’Europa, quali l’eccesso di nutrienti, il rumore sottomarino, i rifiuti di plastica e altri tipi di inquinamento, così come la pesca non sostenibile.
Questo messaggio è stato ulteriormente rafforzato dalla contestuale pubblicazione del Rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) “Marine Messages II. Navigating the course towards clean, healthy and productive seas through implementation of an ecosystem‑based approach”.
“Questa Rapporto e il ‘Marine Messages’ dell’AEA confermano la necessità di intensificare gli interventi per rispettare i nostri mari e i nostri oceani – ha dichiarato Virginijus Sinkevičius, Commissario per l’Ambiente, gli Oceani e la Pesca – Abbiamo fatto dei progressi, ad esempio nel settore della pesca sostenibile, ma occorrono ulteriori sforzi per fermare l’inquinamento irresponsabile dei nostri mari. Constato con dispiacere che gli Stati membri dell’UE non riusciranno a conseguire il buono stato ecologico che erano tenuti a raggiungere per legge in tutte le loro acque marine entro il 2020 e che, per alcune regioni marine, gli sforzi richiesti sono notevoli. La Commissione avvierà un riesame della direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino per verificare cosa ha funzionato e cosa no, e per ovviare alle carenze individuate. Proteggere i nostri mari e i nostri oceani è parte integrante del Green Deal europeo ed è il presupposto che permetterà ai nostri pescatori e alle nostre pescatrici di fornirci prodotti ittici sani, di elevata qualità e sostenibili anche in futuro: merita quindi la nostra costante attenzione in tutti i settori politici“.
La Direttiva impone agli Stati membri di elaborare strategie coordinate a livello regionale per ottenere mari puliti, sani e produttivi. L’obiettivo generale, indicato come “buono stato ambientale“, è determinato da 11 “descrittori“:
1. La biodiversità è mantenuta
2. Le specie non indigene non alterano negativamente l’ecosistemi
3.La popolazione di specie ittiche commerciali è sana
4. Gli elementi delle reti alimentari assicurano abbondanza e riproduzione a lungo termine
5. L’eutrofizzazione è ridotta al minimo
6. L’integrità del fondo marino garantisce il funzionamento dell’ecosistema
7. L’alterazione permanente delle condizioni idrografiche non influisce negativamente sull’ecosistema
8. Le concentrazioni di contaminanti non danno effetti
9. I contaminanti nei frutti di mare sono al di sotto dei livelli di sicurezza
10. I rifiuti marini non causano danni
11. L’introduzione di energia (incluso il rumore subacqueo) non influisce negativamente sull’ecosistema
Si tratta di un atto legislativo fondamentale che protegge e preserva la biodiversità marina e i suoi habitat ed è pertanto uno strumento importante per attuare la Strategia sulla biodiversità, adottata lo scorso maggio dalla Commissione UE per il 2030, che mira a rafforzare la protezione degli ecosistemi marini e a ripristinarli per raggiungere un “buono stato ecologico” (GES), anche attraverso l’ampliamento delle aree protette e la creazione di aree rigorosamente protette per il ripristino degli habitat e degli stock ittici.
La Commissione UE sottolinea la necessità di un approccio basato sull’ecosistema alla gestione delle attività umane in mare. Ciò significa:
– affrontare l’eccessivo sfruttamento degli stock ittici al di sotto o al di sotto dei livelli di rendimento massimo sostenibile (ovvero un livello che consentirà un futuro sano per la biomassa degli stock ittici);
– eliminare le catture accessorie o almeno ridurle a livelli non pericolosi, al fine di proteggere i mammiferi marini, le tartarughe e gli uccelli, in particolare quelli che sono minacciati di estinzione o in cattivo stato;
– affrontare le pratiche che danneggiano il fondo marino e contribuire in modo determinante al conseguimento dell’obiettivo “inquinamento zero” in mare. Inoltre, è strettamente collegata alle prossime Strategie sulle sostanze chimiche sostenibili e sui trasporti intelligenti e sostenibili.
Il Rapporto sullo Stato di attuazione della
Direttiva MSFD presenta un quadro eterogeneo dei mari d’Europa.
Quasi la metà delle acque costiere
europee è soggetta a un’intensa eutrofizzazione. Anche se le norme dell’UE
che disciplinano le sostanze chimiche hanno portato a una riduzione dei
contaminanti, nella maggior parte delle specie marine si è assistito a un
maggiore accumulo di plastica e di residui chimici della plastica. Grazie alla
politica comune della pesca dell’UE, quasi tutti gli sbarchi nell’Atlantico
nordorientale provengono da stock sani. Viceversa non è ancora così nel Mediterraneo, per cui occorrono
ulteriori sforzi.
Mentre lo sforzo di pesca è diminuito nell’Atlantico nord-orientale, circa il 79% dei fondali dei mari europei costieri d’Europa e il 43% della piattaforma continentale è fisicamente disturbato, principalmente a causa della pesca a strascico, e il 46% delle acque costiere d’Europa è ancora soggetto a un’eutrofizzazione intensa.
La MSFD deve essere riesaminata entro la metà del 2023, e la Commissione UE fa sapere che, se necessario, saranno proposte modifiche. Il riesame analizzerà ulteriormente i risultati e le sfide nell’ambito della protezione ambientale dei mari europei secondo l’agenda “Legiferare meglio” della Commissione e verrà effettuato parallelamente a un riesame della politica comune della pesca.