Cambiamenti climatici Clima

Dicembre 2015 e l’intero anno sono stati i più caldi mai registrati

dicembre 2015 e intero anno piu caldi mai registrati

Era stato ampiamente annunciato dopo le rilevazioni da varie aeree regionali di un dicembre 2015 insolitamente caldo, ma ora è ufficiale: sia dicembre che l’intero 2015 sono risultati i più caldi degli ultimi 136 anni ovvero da quando sono iniziate le rilevazioni.

Tali indicazioni scaturiscono dalla “Global Analysis – December 2015” appena pubblicata dal National Centers for Environmental Information della NOAA (l’Agenzia federale statunitense che si interessa di Meteorologia con una rete di dati satellitari e stazioni presenti in tutto il mondo).

La temperatura media complessiva della superficie terrestre e degli oceani è stata di 1,11 °C al di sopra della media del XX secolo, superando di 0,29 °C il precedente record detenuto dal mese di dicembre 2014.

Separatamente, la temperatura della superficie terrestre globale è stata di 1,89 °C superiore alla media, la più alta mai registrata per dicembre, in tutti e due gli emisferi, con anomalie più forti nel Nord America orientale (negli USA è risultato più caldo e più piovoso rispetto alle medie del XX secolo) e l’Europa centro-settentrionale (Francia, Germania, Paesi Bassi e Gran Bretagna hanno avuto i rispettivi record).
Viceversa è stato più freddo della media nella Russia orientale, le regioni del centro-settentrionale dell’Africa e nella parte centrale dell’America del Sud.

Per gli oceani, l’anomalia è stata di 0,83 °C, la più alta anomalia del mese di dicembre mai registrata. Particolarmente calde le acque dell’Oceano Pacifico equatoriale centrale e orientale, il Nord Atlantico occidentale, l’Oceano Indiano settentrionale e il fronte Artico del nord Europa. Mentre sono risultate più fresche o più fredde rispetto alla media le masse oceaniche dell’emisfero sud vicine alla coste dell’Antartide.

Con il contributo del mese di dicembre che si è aggiunto a quello di altri 9 mesi con temperature record, come anticipato, l’intero 2015 è risultato il più caldo di sempre, con una temperatura media globale della superficie terrestre e degli oceani di 14,8 °C, superando di 0,16 °C quello precedente del 2014, anche per le condizioni particolari sviluppate dall’andamento di El Niño nel corso dell’anno. Infatti, la temperatura degli oceani ha conosciuto un’anomalia forte con 0,74 °C superiore alla media del XX secolo.

Comunque, anche la superficie terrestre è risultata di 1,33 °C superiore alla media. Sia per le anomalie a terra che sugli oceani è l’Emisfero settentrionale che ha registrato gli incrementi maggiori.
Le temperature superiori alla media si sono registrate dappertutto, con le sole eccezioni del Canada orientale e dell’Argentina meridionale che sono risultate più fresche della media.

Per l’Europa si è trattato del secondo anno più caldo di sempre, superato dal 2014, ma in alcuni Paesi si sono registrati dei record, come nei Paesi Bassi e in Finlandia.
L’Asia a livello continentale ha battuto ogni record e l’Africa ha registrato il 2° anno più caldo, inferiore solo al 2010.
In Sud America c’è stato il record, mentre nel Nord America il 2015 è risultato il 5° anno più caldo di sempre e in Australia è stato il 3°.

Le precipitazioni annue sono state inferiori alla media del periodo 1961-1990 (1.033mm) di 22,5mm.
Solo tutte le isole del Giappone e l’India meridionale ha avuto quantitativi di pioggia maggiori del consueto.

Particolarmente marcata la siccità in Europa centro-occidentale, dove la Francia ha avuto meno del 90% delle precipitazioni medie, mentre la Gran Bretagna ha registrato uno degli anni più piovosi.
Il Nord America ha avuto precipitazioni superiori alla media, ma la siccità perdurante in California e tutta la fascia pacifica degli USA sta portando a limitazioni senza precedenti nell’uso di acqua nella regione, come pure nel nord-est del Sud-America.

La situazione più grave, tuttavia, è quella dell’Africa australe dove il fenomeno El Niño ha provocato un periodo di siccità prolungato quale non si era verificato di tali proporzioni negli ultimi 50 anni.
La regione, tradizionalmente granaio del continente, ha visto compromessi i raccolti e si nutrono grandi preoccupazioni anche per il raccolto di quest’anno.

Il Programma Alimentare Globale delle Nazioni Unite (WFP) è assai preoccupato per la sicurezza alimentare dell’area, dove stima che 14 milioni di persone siano alla fame a causa di lunghe stagioni secche e il loro numero potrebbe aumentare nei prossimi mesi, mentre la regione sta entrando sempre più nel cosiddetto “periodo di magra”, cioè il periodo prima del raccolto di aprile quando le scorte di cibo e di contante tendono ad esaurirsi. Particolarmente vulnerabili sono i piccoli agricoltori che sono centrali per la maggior parte della produzione agricola.

Mi preoccupa molto che i piccoli agricoltori non siano in grado di avere un raccolto sufficiente per sfamare le proprie famiglie per tutto l’anno – ha dichiarato il 19 gennaio 2016 in una nota dell’Organizzazione da Johannesburg, la Direttrice esecutiva del WFP Ertharin Cousin – figuriamoci per vendere quel poco che possono per pagare le rette scolastiche e altri bisogni domestici”.
Gli analisti del WFP che lavorano alle verifiche della sicurezza alimentare stimano che oltre 40 milioni di persone delle aree rurali e 9 milioni delle aree urbane, nella regione, vivano in zone geografiche altamente esposte alle conseguenze di El Niño.

Pensare che questi fenomeni e conseguenze siano remoti e che non si ripercuotano negativamente anche su altri Paesi, solo apparentemente non coinvolti, significa che non c’è consapevolezza sui rischi economici, sociali e politici correlati ai cambiamenti climatici.
Eppure il World Economic Forum ha sottolineato proprio la scorsa settimana come per i 750 leader dell’economia e della finanza che hanno contribuito alla redazione del “Global Risks 2016”, l’assenza di adeguate azioni di mitigazione e di misure di adattamento ai cambiamenti climatici, costituisca, per la prima volta da quando viene redatto il report, il rischio globale più pericoloso che potrebbe verificarsi nei prossimi 10 anni, in grado di determinare impatti notevoli sulle società.

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