Energia Fonti fossili

WWF lancia una nuova campagna: no al carbone, sì a salute e ambiente

WWF no al carbone

Stop al carbone. Per il WWF produrre energia poco pulita attraverso questa fonte fossile rappresenta una grave minaccia sia per la salute degli esseri umani che per quella dell’intero Pianeta.

Nel dossier pubblicato recentemente dall’associazione ambientalista dal titolo “No al carbone, sì al futuro”, viene dimostrato infatti che il carbone, a parità di energia prodotta, causa il rilascio in atmosfera di grandi quantità di inquinanti nell’aria, nel terreno e nelle risorse idriche, ed è inoltre tra i principali responsabili del cambiamento climatico, visto che le emissioni di CO2 provenienti dalla sua combustione sono del 30% superiori a quelle del petrolio e del 70% superiori a quelle del gas naturale.

Proprio sulla questione erano giunte, durante gli Stati Generali del Clima lo scorso 22 giugno 2015, le rassicurazioni di Matteo Renzi che affermava che “Oggi il nostro nemico è il carbone” e annunciava provvedimenti entro sei mesi. Per tale motivo il WWF torna a chiedere in questi giorni attraverso il suo dossier al Presidente del Consiglio un “piano di rapida uscita” che preveda tappe precise e disincentivi gli operatori a privilegiare l’uso delle centrali a carbone. L’associazione ricorda anche che, dopo l’accordo di Parigi di novembre, che ha sancito la volontà di limitare il riscaldamento globale a 1.5°C, sono diventate improrogabili le nuove iniziative da mettere in atto da parte di governi, città, aziende e cittadini in collaborazione tra loro affinché il taglio delle emissioni sia più radicale e rapido, come indicato dalla comunità scientifica.

È opportuna un’azione forte per la chiusura delle centrali a carbone in Italia – affermano dal WWF – e il lancio della decarbonizzazione dell’energia e dell’economia. Bisogna agire subito per avviare la transizione dall’attuale modello di sviluppo, incentrato sui combustibili fossili, a un modello green, basato sull’efficienza energetica e sulle rinnovabili, valorizzando le opportunità derivanti dall’applicazione dei criteri dell’economia circolare e dallo sviluppo di soluzioni eco-innovative nell’energia, nei trasporti, nell’edilizia, ecc.”.

Se si chiudessero tutte le centrali elettriche alimentate a carbone in Europa si eviterebbero, secondo l’associazione Heal-Healt and Enviroment Alliance, oltre 18.200 morti all’anno, consentendo inoltre di risparmiare 2.100.000 giorni di cure farmacologiche e costi sanitari fino a 42,8 miliardi di euro annui.

L’Italia, con una potenza elettrica installata di circa 122 GWh (sono in funzione 12 centrali a carbone alcune delle quali vecchie, con tecnologie obsolete e attive nel bel mezzo di aree urbane densamente abitate), a fronte di una punta massima della domanda di quasi 59,4 GWh (raggiunta il 21 luglio 2015 a causa delle condizioni di caldo eccezionale), ha una sovrabbondanza di centrali termoelettriche (overcapacity) che fa sì che già oggi gli impianti funzionino a scartamento ridotto, con un assurdo aggravio di costi per i cittadini: nel 2014 hanno contribuito a soddisfare solo il 13,5% del consumo interno lordo di energia elettrica con circa 43.455 GWh, ma hanno emesso oltre 39 milioni di tonnellate di CO2 corrispondenti a quasi il 40% di tutte le emissioni del sistema elettrico nazionale.

Il nostro Paese, quindi, deve abbandonare gli impianti a carbone, puntando su efficienza energetica, fonti rinnovabili, sistemi di accumulo e reti elettriche intelligenti. L’unico carbone che ci piace è quello “dolce” che ha portato la Befana ai bambini poche settimane fa: quello sì che non minaccia la nostra salute e il clima del nostro Pianeta.

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