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Dai cambiamenti climatici il rischio più grave per economia e finanza

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Come da tradizione, a Davos, la splendida località delle Alpi svizzere nel Cantone dei Grigioni, ai piedi della “Montagna incantata” di Thomas Mann, si svolgerà la 46a edizione del World Economic Forum (20-23 gennaio 2016), appuntamento in cui i maggiori dirigenti politici ed economici internazionali (saranno presenti oltre 40 Capi di Stato e di Governo) e circa 2.500 capi di azienda, accademici, politici e della società civile e delle arti) si incontreranno con intellettuali e giornalisti selezionati, al fine di discutere delle questioni più urgenti che il mondo si trova ad affrontare.

Il focus tematico di quest’anno è “Mastering the Fourth Industrial Revolution” (Padroneggiare la quarta rivoluzione industriale), quella imposta dall’era digitale.
La velocità, l’entità e la natura sistemica di questa trasformazione possono avere un effetto dirompente in tutti i settori – ha sottolineato il Prof. Klaus Schwab, Fondatore e Presidente esecutivo del Wef, nel corso della Conferenza stampa a Ginevra per la presentazione dell’evento – L’obiettivo del Meeting è formulare una comprensione condivisa dei cambiamenti“.

Nei giorni precedenti l’evento (consuetudine anche questa che si perpetua da 11 anni), viene pubblicato il Global Risks, Rapporto riconosciuto ampiamente come una delle principali pubblicazioni sui rischi globali più significativi a lungo termine, con l’obiettivo di offrire ai decision maker e alla società civile, più in generale, uno strumento per comprendere come identificarli e le loro interconnessioni, in modo da passare dal “cosa” al “come” ovvero sviluppare iniziative e azioni necessarie per rispondere alle principali sfide emergenti.

Quest’anno il Rapporto, alla cui redazione hanno contribuito circa 750 esperti internazionali, ha identificato i 29 maggiori rischi globali (uno in più rispetto allo scorso anno), che presentano il maggior impatto di gravi danni nel 2016 e le maggiori probabilità che accadano nell’intervallo di 10 anni, raggruppati nelle tradizionali 5 Categorie (rischi economici, ambientali, geopolitici, sociali e tecnologici).

Quantunque tutti i rischi valutati siano risultati quest’anno in aumento, il rischio più grande per il 2016 sono i cambiamenti climatici. È la prima volta che un rischio della categoria ambientale occupa il 1° posto della classifica, superando le armi di distruzione di massa (2°), le crisi idriche (3°), le migrazioni involontarie su larga scala (4°) e i forti shock dei prezzi delle fonti energetiche (5°).

Al contempo, le migrazioni involontarie su larga scala sono il rischio più probabile nel 2016, seguite da eventi atmosferici estremi (2°), carenza di interventi atti a mitigare i cambiamenti climatici e il rispettivo adattamento (3°), conflitti tra stati con conseguenze regionali (4°) e grandi catastrofi naturali (5°).

I cambiamenti climatici stanno acuendo più rischi che mai in termini di crisi idriche, scarsità di prodotti alimentari, ridotta crescita economica, debole coesione sociale e accresciuti rischi di sicurezza– ha sottolineato Cecilia Reyes, a Capo dell’Ufficio Rischi di Zurich Insurance Group, partner strategico del Wef – Nel frattempo, a causa dell’instabilità geopolitica, le imprese stanno affrontando cancellazioni di progetti, revoche di licenze, interruzioni della produzione, danni ai beni aziendali e limitazioni dei movimenti transfrontalieri di capitali. I conflitti politici, a loro volta, rendono ancora più insormontabile la sfida dei cambiamenti climatici, riducendo i potenziali per una cooperazione  politica, nonché deviando risorse, innovazioni e tempo dalla resilienza e prevenzione dei cambiamenti climatici”.

The Global Risks Landscape 2016. Il grafico sintetizza la descrizione dei rischi globali per categorie: sulla ascissa (asse orizzontale) viene indicata la probabilità che l’evento accada nei prossimi 10 anni; mentre, sull’ordinata (asse verticale) la potenza dell’impatto che avrebbe a livello planetario (fonte Global Risks 2016).

Nella top 5 dei rischi con il maggior potenziale di impatto sono rappresentate ben quattro diverse categorie: ambientale, geopolitica, sociale ed economica. L’unica eccezione è rappresentata dai rischi tecnologici, nell’ambito dei quali si segnala il rischio di attacchi informatici, all’11° posto sia per probabilità che per impatto.

Non è un caso che questo panorama così diversificato compaia proprio in un’epoca in cui il tributo pagato ai rischi di ogni tipologia. Sembra aumentare: per la prima volta il riscaldamento climatico rischia di arrivare al record di 1 °C al di sopra della temperatura media annuale del periodo preindustriale; inoltre, stando ai dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), il numero di persone costrette a fuggire dai loro Paesi ha raggiunto nel 2014 i 59,5 milioni, quasi il 50% in più rispetto al 1940. Anche i dati del Report sono in linea con questi numeri: per tutti i 24 rischi misurati continuativamente negli ultimi tre anni si nota un incremento della probabilità che si verifichino.

Oltre a valutare la probabilità e il potenziale di impatto dei 29 rischi globali individuati, il Global Risks 2016 getta uno sguardo approfondito sulle possibili evoluzioni, con uno studio della durata di un anno condotto al fine di esaminare le tendenze attuali e le possibili forze motrici del futuro, con la precisazione che:
– un rischio globale è un evento incerto o una condizione che, se si verifica, può causare un impatto negativo significativo per diversi Paesi o settori entro i prossimi 10 anni (il cosiddetto cigno nerotermine mutuato dal titolo del libro best-seller di Nassim Nicholas Taleb, che indica un evento imprevedibile dall’enorme impatto);
– una tendenza è un modello a lungo termine che è attualmente in corso e che potrebbe amplificare i rischi globali e/o modificare il rapporto fra loro.

A tal proposito i dati suggeriscono un maggiore consenso tra gli esperti nell’individuazione di un piccolo numero di rischi chiave che esercitano una grande influenza sugli altri. Tutte le 5 coppie di rischi più interconnessi hanno nel 2016 un peso maggiore che nel 2015, con in cima alla classifica 2016 i 2 rischi più strettamente interconnessi della profonda instabilità sociale e la disoccupazione strutturale o sottoccupazione che da soli rappresentano il 5% di tutte le interconnessioni.

La conoscenza di tali interconnessioni è importante perché aiuta a definire le principali aree prioritarie di intervento nonché a programmare piani di emergenza.
Sappiamo che i cambiamenti climatici stanno esacerbando altri rischi, quali le migrazioni e la sicurezza, ma queste non sono le sole interconnessioni che si stanno rapidamente evolvendo con un impatto spesso imprevedibile sulla società – ha affermato Margareta Drzeniek-Hanouz, Economista di punta del WEF e Responsabile per la competitività e i rischi globali del Wef – Le misure di mitigazione contro tali rischi sono importanti, ma l’adattamento è vitale”.

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