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Consumo di Suolo: presentato il Rapporto 2018 di ISPRA e SNPA

consumo suolo rapporto 2018 ISPRA e SNPA

Nel corso di un Convegno dedicato, svoltosi presso la Camera dei Deputati il 17 luglio 2018, è stata presentata la nuova edizione del  Rapporto sul Consumo di Suolo, a cura di ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e SNPA (Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente), che restituisce una fotografia completa e aggiornata del territorio e fornisce una valutazione delle dinamiche di cambiamento della copertura del suolo e della crescita urbana, anche a livello locale, e delle conseguenze sull’ambiente, sul paesaggio, sulle risorse naturali e sul sistema economico.

È nostro dovere seguire le trasformazioni del territorio, risorsa non rinnovabile e vitale per il nostro benessere e per l’economia – ha dichiarato il Presidente ISPRA e SNPA, Stefano Laporta – senza interventi normativi efficaci, il consumo di suolo non si fermerà“.

Pur con una velocità stabilizzata ad una media di 2 m2 al secondoil consumo di suolo in Italia continua ad aumentare anche nel 2017, soprattutto nelle regioni in ripresa economica, come accade nel Nord-Est del Paese.

Tra nuove infrastrutture e cantieri (che da soli coprono più di 3.000 ha), si invadono aree protette e a pericolosità idrogeologica sconfinando anche all’interno di aree vincolate per la tutela del paesaggio (coste, fiumi, laghi, vulcani e montagne) soprattutto lungo la fascia costiera e i corpi idrici, dove il cemento ricopre ormai più della loro estensione totale (dato superiore a quello nazionale di 7,65%).

La superficie naturale si è assottigliata di altri 52 km2 negli ultimi 365 giorni. In altre parole, costruiamo ogni due ore un’intera piazza Navona. Tutto questo ha un prezzo, la cifra stimata supera i 2 miliardi di euro all’anno.
Sono questi alcuni dei dati più salienti che emergono dal Rapporto.

Quasi un quarto (il 24,61%) del nuovo consumo di suolo netto tra il 2016 e il 2017, avviene all’interno di aree soggette a vincoli paesaggistici. Di questo, il 64% si deve alla presenza di cantieri e ad altre aree in terra battuta destinate, in gran parte, alla realizzazione di nuove infrastrutture, fabbricati – non necessariamente abusivi – o altre coperture permanenti nel corso dei prossimi anni. I nuovi edifici, già evidenti nel 2017, soprattutto nel Nord Italia, rappresentano il 13,2% del territorio vincolato perso nell’ultimo anno.

Spostandosi sul fronte del dissesto idrogeologico, il 6% delle trasformazioni del 2017 si trova in aree a pericolosità da frana, dove si concentra il 12% del totale del suolo artificiale nazionale, ed oltre il 15% in quelle a pericolosità idraulica media.

Il consumo di suolo non tralascia neanche le aree protette: quasi 75.000 ha sono ormai totalmente impermeabili, anche se la crescita in queste zone è ovviamente inferiore a quella nazionale (0,11% contro lo 0,23%). La maglia nera delle trasformazioni del suolo 2017 va al Parco nazionale dei Monti Sibillini, con oltre 24 ha di territorio consumato, seguito da quello del Gran Sasso e Monti della Laga, con altri 24 ettari di territorio impermeabilizzati, in gran parte dovuti a costruzioni ed opere successive ai recenti fenomeni sismici del Centro Italia.
I Parchi nazionali del Vesuvio, dell’Arcipelago di La Maddalena e del Circeo sono invece le aree tutelate con le maggiori percentuali di suolo divorato.

In linea generale, nell’ultimo anno la gran parte dei mutamenti del suolo (81,7%) è avvenuta in zone al di sotto dei 300 metri (il 46,3% del territorio nazionale). La densità maggiore rispetto alla media nazionale si trova nelle aree costiere, dove l’intensità del fenomeno è più alta rispetto al resto del territorio (2,33 contro 1,73 m2 /ha), nelle aree a pericolosità idraulica e nelle aree a vincolo paesaggistico (coste, laghi e fiumi).

A livello provinciale, al Centro e nel Nord Italia si concentrano le province con l’incremento più alto nel 2017Sissa Trecasali (Parma), con una crescita che supera i 74 ettari, è il comune italiano che ha costruito di più nell’ultimo anno, principalmente a causa della realizzazione della nuova Tirreno-Brennero.

Tutto questo ha un prezzo e ammonta a circa 1 miliardo di euro se si prendono in considerazione solo i danni provocati, nell’immediato, dalla perdita della capacità di stoccaggio del carbonio e di produzione agricola e legnose degli ultimi 5 anni. La cifra aumenta, se si considerano i costi di circa 2 miliardi all’anno, provocati dalla carenza dei flussi annuali dei servizi ecosistemi che il suolo naturale non potrà più garantire in futuro (tra i quali regolazione del ciclo idrologico, dei nutrienti, del microclima, miglioramento della qualità dell’aria, riduzione dell’erosione).

Tre infine gli scenari al 2050 (data stabilita per l’azzeramento del consumo di suolo) ipotizzati dall’ISPRA:
– il primo, in caso di approvazione della legge rimasta ferma in Senato nella scorsa legislatura, vede associarsi ad una progressiva riduzione della velocità di trasformazione una perdita di terreno pari a poco più di 800 km2 tra il 2017 e il 2050;
– il secondo, stima un ulteriore consumo di suolo superiore ai 1600 km2 nel caso in cui si mantenesse la velocità registrata nell’ultimo anno;
– nel terzo si arriverebbe a superare gli 8mila km2 ( superficie pari a quella dei 500 comuni più grandi in Italia partendo da Roma in giù fino a Policoro) nel caso in cui la ripresa economica portasse di nuovo la velocità a valori medi o massimi registrati negli ultimi decenni. Sarebbe come costruire 15 nuove città ogni anno fino al 2050.

Ripartiamo dalla norma precedente e andiamo avanti, con modifiche – ha affermato il Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, nel suo intervento – bilancio ecologico, questione lottizzazioni, concetto di spreco di suolo, maggior attenzione alle zone protette ed inserimento di zone a rischio frane e terremoti”.

Dopo la mancata approvazione del ddl sul consumo di suolo, il Forum “Salviamo il paesaggio” ha rilanciato un’azione dal basso, con una proposta di Legge di iniziativa popolare che punta direttamente ad un taglio netto del consumo di suolo, senza compromissioni di “limitazione” e “riduzione”.

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